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Il camper si ferma: noi siamo i primi a scendere

La crisi che sta investendo l'intera filiale del camper fra le province di Firenze e Siena, rischia di avere effetti devastanti sui circa 4000 lavoratori del settore.

(18 Settembre 2008)

La crisi che sta investendo l'intera filiale del camper rischia di avere effetti devastanti sui circa 4000 lavoratori del settore.

Dopo circa vent'anni di crescita continua, in quel territorio a cavallo fra le province di Siena e di Firenze nel quale si concentra 80% della produzione nazionale di camper, è bastato il primo calo di vendite perché colossi multinazionali come Trigano scaricassero immediatamente tutti i costi sui lavoratori.

Non importa se le ragioni siano “strutturali”, “congiunturali” o semplicemente legati alla loro incapacità di vendere e recuperare terreno in quei paesi europei dove il camper continua a tirare, ciò che conta è che chi si è riempito le tasche in questi anni dimostra ancora una volta un senso di responsabilità sociale uguale a zero.

Dei mobilieri artigiani, costretti a riconvertirsi in questo settore a seguito della crisi industriale dei primi anni Ottanta, non c'è più traccia. Le trasformazioni, le fusioni e le acquisizioni degli ultimi anni hanno modificato radicalmente le aziende, favorendo l'ingresso di azionisti e speculatori d'ogni genere, senza alcun legame con il territorio e con notevoli interessi nel mercato speculativo-finanziario. Emblematica è ad es. la nascita del gruppo SEA (Elnagh, Mobilvetta, Mc Louis ...), costituitasi nel 2000 attraverso una selva di finanziarie con sede in Lussemburgo, e controllata attualmente dal fondo di investimento Bridgepoint.

Ai nuovi amministratori delegati viene chiesto di perseguire obiettivi di redditività sempre più alti, tralasciando i costi sociali che tutto ciò comporta. La vicenda della Electrolux è da questo punto di vista esemplare: da un lato la drammatica crisi dei 430 lavoratori, prima spremuti con il progressivo aumento dei ritmi di lavoro e poi gettati via perché tutto questo non produceva i profitti sperati, dall'altro la promozione dell'A.D. Paolo Bicci, chiamato ora a dirigere la “Trigano spa”, leader europeo nella produzione di camper. Non stupisce perciò l'assoluta mancanza di sensibilità dimostrata nel comunicare la cassa integrazione ai 320 operai della Trigano soltanto il giorno prima delle ferie.

Negli ultimi 20 anni abbiamo visto i profitti padronali salire progressivamente e i nostri salari perdere sempre più potere d'acquisto. Noi subivamo il ricatto occupazionale diventando sempre più flessibili e precari, loro lo utilizzavano cinicamente anche nei rapporti con le amministrazioni locali. Esemplare è ad es. il caso della cosiddetta variante Laika: un intervento di 326000 mc devastante per l'ambiente e autorizzato nonostante la contrarietà di tutte le associazioni ambientaliste (WWF, legambiente, Italia Nostra....).

Mentre tutta l'attenzione mediatica-istituzionale è rivolta alla vicenda dei lavoratori della Trigano o alle scelte future della Sea Camper di Pavia che interesseranno i 250 lavoratori locali del gruppo (Mobilvetta, Mabel, Sea component), le ripercussioni più drammatiche sono quelle che già interessano i lavoratori dell'indotto e che rappresentano il 50% dell'intera filiera. Lavoratori collocati in aziende “sottoposte ad una continua tensione competitiva sui costi di produzione” (studio Eurobic – prov. Di Siena, luglio 2007), costrette cioè a ridurre i costi (e in primo luogo quelli sulla sicurezza), a intensificare lo sfruttamento (orari e ritmi di lavoro), e aumentare il sommerso nella speranza di rimanere a galla. Lavoratori di piccole aziende senza ammortizzatori sociali o a cui non si è in grado di garantire alcun anticipo sulla cassa integrazione.

Come Cobas Empoli-valdelsa riteniamo necessaria la costruzione una struttura di coordinamento fra lavoratori e rsu dell'intera filiera che superi sia le barriere provinciali (Firenze e Siena), che quelle legate alle differenti tipologie contrattuali (meccanico e legno). Un patto di mutuo soccorso che rimetta al centro gli interessi del mondo del lavoro e garantisca sicurezza, diritti e stabilità occupazionale.

Per difendere questi interessi e contro i progetti del padronato e le politiche sociali di questo governo, noi parteciperemo e sosterremo lo sciopero del 17 ottobre promosso dal sindacalismo di base e invitiamo alla più vasta adesione e partecipazione.

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