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(1 Maggio 2009) Enzo Apicella

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Notiziario del Centro di Documentazione e Lotta 16-20/02/10

SOMMARIO: Cotonificio Ferrari, Federal Mogul, Cofra, Fervet, Mangiarotti, Contifibre, Sicar, Honeywell, Monfalcone, Merloni, Nuova Pansac, Italtel, Cn-System

(26 Febbraio 2010)

16 febbraio 2010

COTONIFICIO FERRARI: ANCORA CIG (Brescia Oggi)

Il Cotonificio Roberto Ferrari di Adro, guppo Lineapiu in amministrazione straordinaria, allunga la Cigs legata alla procedura. Ieri per il Ferrari si è fatta avanti la H.S.G. di Chiari dell'imprenditore bresciano Giambattista Penna. Nel frattempo in fabbrica (l60 dipendenti) l'attivirà prosegue all'80% con la Cigs a rotazione settimanale.

FEDERAL MOGUL: CONTINUA IL PRESIDIO (Brescia Oggi)

A DESENZANO prosegue il presidio dei lavoratori della Federal Mogul (quasi 200), impegnati da oltre 45 giorni davanti all'impianto che, ufficialmente, ha cessato alla fine del 2009. Una mobilitazione finalizzata a contrastare la scelta della proprietà. Per giovedì è fissato a Milano l'incontro tra organizzazioni di categoria e Santoni, impegnati nelle verifiche sulla possibilità di utilizzare in alternativa alla CIGS il contratto di solidarietà. Oggi invece il sindacato dopo l'ampio consenso riscosso in assemblea, presenterà ai vertici della Lonati la piattaforma per il rinnovo dell'integrativo: prevede tra l'altro un aumento salariale a regime di 2mila Euro, integrazione al trattamento di cig e un'assemblea aggiuntiva per tutti sui temi della sicurezza.

COFRA: ALTRI 10 LICENZIAMENTI (Corriere del Mezzogiorno - Puglia)

Sono arrivati a quota 36 i licenziamenti alla Cofra di Barletta, l’azienda di calzature di sicurezza che a ottobre scorso ha dichiarato 90 dipendenti in esubero sui complessivi 340. Nell’ultima settimana altre dieci lettere di licenziamento sono arrivate ad altrettanti lavoratori, dopo quelle partite dalla fine di dicembre quando saltò l’accordo per la cassa integrazione straordinaria (per un anno) senza rotazione proposta dall’azienda come alternativa al licenziamento. Il tutto mentre è in corso lo smontaggio di un altro macchinario, segno che l’azienda continua con il proposito - annunciato già cinque anni fa dal patron Giuseppe Cortellino - di smettere la produzione e ripiegare sulla commercializzazione di prodotti realizzati all’estero: alcuni dello stabilimento albanese della Cofra e altri ritirati dalla Cina.
Che il proposito sia quello di eliminare la produzione, del resto, è testimoniato anche dal fatto che i licenziamenti non interessano impiegati e commerciali, ma solo operai, cioè addetti alla produzione in senso stretto che ormai non superano le cento unità e di cui si vorrebbe licenziarne appunto 90.
La posizione dei sindacati di fronte all’annuncio della mobilità è stato però decisamente contrastante: la Cgil (che è il sindacato con la maggiore rappresentatività) ha chiesto obbligatoriamente di far ruotare i lavoratori interessati alla cassa integrazione nel corso dell’anno; mentre la Cisl e la Uil sono propense a dire sì alla proposta dell’azienda, pur di non far licenziare nessuno.

FERVET: GLI OPERAI OCCUPANO (Corriere del Veneto)

Per la Fervet, l’azienda di Castelfranco Veneto, sembra proprio che stia per essere recitato il "de profundis". Paradossi della crisi. Ammesso che solo la recessione economica possa essere ritenuta responsabile dell’assurda situazione in cui è piombata la storica "Fabbrica e riparazione vetture e tramvays", per citare la sigla societaria coniata centodue anni fa. Dopo un secolo di gloriosa leadership nella costruzione e nella ristrutturazione di veicoli ferroviari, ora per l’azienda di Borgo Pieve pare infatti che stia passando l’ultimo treno, alla faccia degli ordinativi fermi nel capannone. Al punto che ieri mattina i 196 dipendenti, al dodicesimo mese di cassa integrazione hanno deciso di tornare allo stabilimento per non lasciarlo più. Sul cancello è stato affisso un cartello che dice "presidio occupazione aziendale". Fervet s’è aggiudicata l’appalto per 350 carrozze a doppio piano modello Vivaito che garantirebbe tre armi di lavoro
agli operai e cinquanta milioni di euro alle casse aziendali.

MANGIAROTTI (Cronaca Qui)

I 118 operai della Mangiarotti Nuclear non fanno entrare in azienda l'ultimo camion. Farlo passare avrebbe coinciso
con la fine, dicono i dipendenti in presidio permanente. Dopo due ore di trattativa tutto è stato rimandato a
oggi. Ai piani alti dell'unica azienda italiana che produce macchinari per centrali nucleari hanno deciso di mettere sulla strada le maestranze. "Ma la crisi non c’entra nulla. Vogliono spostare la produzione all'estero per ridurre i costi",
sostengono i sindacati. Intanto è fissata per il 24 febbraio la terza udienza della causa contro i vertici della Mangiarotti, accusati di comportamento antisindacale riguardo ai licenziamenti.

CONTIFIBRE (Gazzetta di Mantova)

Ore a discutere, ad arrotolarsi intorno allo stesso nodo. Un nodo che stringe sempre più forte alla gola i l6
dipendenti della Contifibre di Casoldo. Contifibre naviga in acque molto scure: l’azienda chiederà la cassa integrazione per tutto lo stabilimento di Casaloldo, impiegati compresi. La misura, nel concreto, riguarderà i 38 operai che già sono in cassa integrazione più un’altra trentina. In totale, un numero che si avvicina a 70. Tecnicamente l’azienda chiederà una cassa in deroga, che viene erogata dalla Regione, in attesa che il giudice del Tribunale, esaminati documenti, conti e piano industriale, dia l’ok al concordato preventivo richiesto da Contifibre. Se quella firma arriverà in tempo, entro fine mese, l’azienda potrà chiedere la cassa integrazione straordinaria. Il piano di ristrutturazione che aveva già portato a mettere in cassa integrazione 72 persone l’anno scorso, non ha portato abbastanza ossigeno al calzificio, massacrato dalla crisi del settore. Sindacati e azienda si incontreranno di nuovo la prossima settimana.

SICAR: SCIOPERO (Gazzetta di Modena)

Un presidio ininterrotto dal 31 dicembre scorso e uno sciopero di 4 ore ieri per i 66 lavoratori della Sicar, azienda metalmeccanica carpigiana che produce macchine agricole per la lavorazione del legno. L’adesione all’iniziativa di lotta - dicono i sindacati - è stata pressochè totale. Il motivo della protesta risiede nel mancato accordo della scorsa settimana sulla vertenza. Dopo che sono trascorsi i 45 giorni durante i quali le parti interessate (rappresentanti dei lavoratori da una parte e direzione aziendale dall’altra) possono tentare di arrivare a una soluzione, infatti, le stesse si sono trovate soltanto nelle condizioni di ratificare il mancato accordo. Le organizzazioni sindacali, chiedono il ritiro delle 42 procedure di mobilità aperte dall’azienda a sorpresa lo scorso 29 dicembre e la modifica del piano industriale per mantenere l’attività produttiva a Carpi, viste le intenzioni della proprietà di trasferire la produzione nel
veronese, quale condizione imprescindibile per ottenere i finanziamenti dagli istituti di credito.

HONEYWELL: CIG (Il Centro - Chieti)

Prosegue la trattativa per trovare una soluzione alla vertenza Honeywell. I1 colosso americano dei turbocompressori ha annunciato a gennaio 115 esuberi nello stabilimento di Atessa. 11 nuovo incontro coi sindacati non ha fatto registrare novità, se non per quanto riguarda il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, ma a rotazione, richiesta accettato dall’azienda. Resta ancora il nodo della mobilità volontria e incentivata. Trovare oltre 100 lavoratori disposti a uscire dal ciclo produttivo è un’impresa titanica. Fim, Fiom e Uilm hanno avanzato la proposta dì procedere a scaglioni, man mano che ci saranno disponibilità da parte degi addetti a lasciare la fabbbrica. Ma su questo punto il negoziato rimane comunque difficile. Nuovi incontri sono previsti per i prossimi giorni.

PORTO DI MONFALCONE: CIG PER 86 (Il Piccolo)

Al centro, assieme a Trieste, dell’ambizioso progetto di sviluppo di Unicredit, il porto di Monfalcone continua intanto a fare i conti, molto concreti anche sotto il profilo occupazionale, con le ripercussioni della crisi sui trasporti via mare. La Compagnia portuale, entrata nell’orbita del gruppo Maneschi a luglio del 2008, non è riuscita finora ad agganciare nuovi traffici a causa della condizione dei mercati. Dopo il ricorso alla mobilità per 23 dipendenti "anziani" attuato nel 2009, l'impresa ha deciso, d’intesa con le organizzazioni sindacali di categoria, di utilizzare la cassa integrazione speciale per tutti gli 86 dipendenti per fare fronte alla contrazione del lavoro in banchina e alla chiusura del contratto con la Cartiera Burgo di San Giavanni di Duino. La lavorazione dei tronchetti effettuata dalla Compagnia nell area dello stabilimento vedeva impiegati 16 addetti che ora saranno nuovamente impiegati nelle operazioni di carico e
scarìeo delle navi attraccate a Portorosega.

20 febbraio 2010

MERLONI: SCIOPERO E BLOCCHI STRADALI (Il Giornale)

Oltre 500 operai dell’Antonio Merloni di Fabriano hanno paralizzato ieri mattina per quattro ore i collegamenti fra le province di Ancona, Macerata e Perugia, con blocchi stradali a scacchiera lungo le principali arterie viarie, e un’occupazione di mezz’ora della linea ferroviaria Ancona-Roma. Una protesta proclamata da Fiom, Film, Uilm e Rsu per ottenere la firma dell’Accordo di programma entro il 28 febbraio, come promesso dal ministero dello Sviluppo economico. L’Accordo è l’unica garanzia per il proseguimento dell’amministrazione straordinaria e della cassa integrazio ne
che da 15 mesi consente un reddito di sopravvivenza ai 3.200 addetti del gruppo elettrodomestico, una volta leader del contoterzismo in Europa. Armati di bandiere, tamburi e striscioni ("Un territorio senza lavoro è senza futuro", "Senza soluzioni nessuno alle votazioni"), gli operai hanno distribuito volantini agli automobilisti e ai camionisti, scusandosi "per il disagio creato, ma - spiegavano - credeteci, non abbiamo scelta". Qualche autista di tir si è messo a gridare, un paio di automobilisti hanno cercato di forzare il blocco, ma la quasi totalità ha solidarizzato con i manifestanti, e la polizia e i carabinieri, schierati lungo tutti i tronconi del corteo, non hanno faticato a riportare la calma.
Poco prima delle 11, per mezz’ora, un’ottantina di operai ha invaso la linea ferrata all’altezza del passaggio a livello di Piaggia dell’Olmo, un blitz deciso all’ultimo momento, di fatto senza conseguenze sul movimento ferroviario già ridotto dallo sciopero nazionale dei trasporti.

NUOVA PANSAC: SCIOPERO (La Gazzetta di Mantova)

Un artistico striscione disegnato dai dipendenti dello stabilimento di Portogruaro dà un’idea dello strano caso della Nuova Pansac: il lavoro c’è, le imprese fanno la fila per ordinare i prodotti, ma restano a bocca asciutta perché la materia prima manca e le linee produttive sono quasi ferme. Nello striscione, appunto, si vede Fabrizio Lori alla guida di un carretto trainato da un mulo, carico di sacchi che contengono le resine. "Fiòl, s’è rivà il material" grida un operaio che sbircia dal cancello. A Mira, lo stabilimento più grande (circa 500 dipendenti), gli operai raccontano di lavorare "con appena 12 linee di produzione su 40. Ma in conto lavorazione: i nostri clienti ci comprano loro le resine che trasformiamo. E così dall’inizio dell’anno". A Ravenna (80 dipendenti), dice un altro, "abbiamo in funzione solo una linea su nove e andiamo avanti utilizzando gli scarti di produzione". A Portogruaro si passa il cartellino per iniziare
il turno e "poi andiamo negli spogliatoi perché non c’è lavoro". La giornata si chiude con un incontro tra una delegazione formata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e i politici veneziani (tra i quali il sindaco di Mira), 11 consigliere del Prc Matteo Gaddi e l’assessore provinciale al Lavoro Carlo Grassi, e 11 sindaco Brioni. Mantova prende due impegni: seguire le trattative anche a livello locale e, racconta Gaddi, "far applicare anche alla Nuova Pansac il protocollo di Assindustria che per gestire le crisi esclude i licenziamenti".

ITALTEL: 237 IN CIG (Il Giorno - Milano)

Ieri pomeriggio l’Italtel ha aperto la procedura di cassa integrazione straordinaria per 400 persone per zero ore per 12 mesi. Saranno 237 nello stabilimento di Settimo Milanese, il più grande d’Italia con i suoi 1.500 dipendenti, 100 per lo stabilimento di Roma su 220 dipendenti, 60 nello stabilimento di Carini in provincia di Palermo e tre a Napoli. Contemporaneamente l’azienda ha richiesto un incontro in Assolombarda per la prossima settimana, come previsto dalle procedure. In quella sede comunicherà alle organizzazioni sindacali i numeri della cassa integrazione, i settori che saranno interessati e il Piano Industriale. Per lunedì mattina nello stabilimento di Castelletto le Rsu hanno già convocato un’assemblea generale per decidere risposte adeguate, probabilmente sarà proclamato anche uno sciopero e organizzato un presidio permanente davanti al centro direzionale.

CN-SYSTEM: LICENZIATI I 38 DIPENDENTI (Il Centro)

È il primo dei 4 siti controllati all’Aquila dalla Compel a chiudere i battenti, come annunciato da tempo. I 38 dipendenti stanno ricevendo le lettere di licenziamento. Si tratta dei primi veri lavoratori licenziati all’Aquila dopo il terremoto del 6 aprile: sia quelli della Reiss Romoli che della Transcom, infatti, avevano già in mano una soluzione di ricollocamento. Lunedì i lavoratori, tutti giovani, si riuniranno in assemblea per decidere le prossime mosse, dopo le tante manifestazioni di protesta già messe in campo nelle ultime settimane. La Cn-System è nata nel 2002, quando la Compel ha rilevato dalla Siemens la parte produttiva dello storico stabilimento: già allora una larga fetta di personale, circa 130 persone, finirono in mobilità. E un anno fa fu firmato un accordo, proprio per scongiurare la chiusura del sito, che è stato disatteso. Intanto martedì si terra la riunione per l’altra azienda in crisi, la Intercompel di Bazzano,
dove è stata aperta la procedura di mobilità per tutti i 56 addetti. Dopo le proteste dei lavoratori del Gruppo Compel, i sindacati hanno incontrato l’assessore regionale Alfredo Castiglione, che si è impegnato a visitare il laboratorio di ricerca Technolabs.

Centro Documentazione e Lotta

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