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Liste per le elezioni regionali

Liste per le elezioni regionali

(5 Marzo 2010) Enzo Apicella
Il governo approva un decreto "salva liste" per permettere al Pdl di presentare la propria lista per la provincia di Roma oltre i termini stabiliti.

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Elezioni regionali: cresce la sfiducia nei confronti della politica borghese!

(31 Marzo 2010)

Il dato più eclatante di queste elezioni regionali è stato il forte astensionismo, che ha raggiunto una punta record in Italia. Il 35 per cento degli aventi diritto al voto non ha votato: un italiano su tre. A ciò si devono aggiungere le numerose schede nulle e bianche.

Un segno evidente, chiaro, innegabile, del malcontento, della delusione, della sfiducia crescente di larga parte della popolazione nei confronti della classe dominante e delle stesse istituzioni politiche di questo Stato borghese, parassitario e corrotto. Un astensionismo di milioni e milioni di cittadini che ha colpito, sia pure in misura diversa, la destra e la sinistra borghese.

Entrambi i maggiori partiti della borghesia italiana (PdL e PD) retrocedono, sia in voti che in percentuale. Il bipolarismo si indebolisce. In termini di classe, ciò significa una diminuita capacità di egemonia di alcune delle forze dominanti del capitalismo italiano su strati abbastanza ampi della popolazione. Questa perdita è stata compensata, nello schieramento di centro-destra, dalla notevole avanzata - nell'Italia del Nord - della Lega di Bossi, che conquista le due regioni del Piemonte e del Veneto.

Questo indiscutibile successo della Lega (che raccoglie ancora nelle sue file settori rilevanti della classe operaia dell'Italia settentrionale) esprime l'influenza - purtroppo ancora persistente – e la capacità demagogica delle piccola e media borghesia imprenditrice del Nord su quegli strati operai, per impedire che arrivino a organizzarsi e darsi una direzione politica propria. Con i suoi crescenti successi e col suo radicamento territoriale, la Lega acquista sempre più decisamente il carattere di partito di governo capace di imporre al partito di Berlusconi la sua agenda politica, accrescendo le tensioni all'interno dello schieramento di centro-destra.

Per dare una risposta ai contrasti interni alla maggioranza, Berlusconi dovrà accelerare il cammino delle controriforme istituzionali (come il presidenzialismo, da lui voluto, e il federalismo, imposto dalla Lega); e, sul piano economico e sociale, inasprirà la pressione contro il proletariato.

Anche il PD perde colpi, persino nelle tradizionali «regioni rosse», e va a fondo nel Meridione: il suo progetto politico è fallito, e ciò acuisce le contraddizioni fra le sue diverse componenti e i loro conflitti sulle alleanze da praticare (con l'Italia dei Valori in aumento di voti, e/o con l'UdC). In questa tornata elettorale, il centro-sinistra ha perduto quattro regioni, fra cui Piemonte e Lazio, non paragonabili per importanza a quelle conquistate. Complessivamente, le destre governano adesso in Italia 11 regioni contro le 7 (più due province autonome) governate dal centro-sinistra.

Disastroso il risultato elettorale della socialdemocrazia di sinistra (Sinistra Europea, Rifondazione Comunista, PdCI, Verdi) che ha ottenuto, su scala nazionale, un misero 2,9 % dei voti, dimostrando - come forza politica - il suo carattere sempre più residuale, per la sua incapacità di interpretare i bisogni profondi e la volontà di protesta e di lotta degli strati più sfruttati del proletariato e delle masse popolari.

Queste formazioni opportuniste non avranno, in futuro, altra possibilità di sopravvivenza politica se non quella di aggregarsi nuovamente, in funzione del tutto subalterna, al carro borghese-riformista del PD, ripetendo l'esperienza fallimentare della passata alleanza con Prodi.

E', invece, significativo, che in alcune regioni certe esigenze di denuncia e di protesta sociale siano state raccolte e interpretate, sia pure in forma demagogica, da un nuovo raggruppamento come il «Movimento Cinque Stelle», che ha saputo abilmente utilizzare, nel modo più spregiudicato, le forme e gli strumenti più moderni della comunicazione di massa. Un'indicazione che i comunisti dovrebbero saper raccogliere, per adeguare la loro tattica e il loro linguaggio ai mutamenti della realtà odierna, soprattutto nel campo giovanile.

Sono tutte considerazioni che dovrebbero spingere tutti i sinceri comunisti a comprendere che il problema della ricostruzione di un partito autenticamente comunista, saldo nei suoi princìpi marxisti-leninisti e capace di parlare in modo semplice e convincente agli operai, ai disoccupati, agli immigrati, ai giovani, in grado di prospettare loro un avvenire socialista, diventa sempre più attuale ed urgente.

E' la necessità di una trasformazione radicale di questa società che dobbiamo saper prospettare, l'assoluta necessità della rivoluzione socialista quale soluzione reale dei problemi sempre più gravi che assillano la vita degli operai e di tutti gli sfruttati. Solo il Partito è in grado di farlo fino alle ultime conseguenze.

31 marzo 2010

Piattaforma Comunista

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