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Per i tre operai della Fiat

Per i tre operai della Fiat

(25 Agosto 2010) Enzo Apicella
Melfi. La Fiat licenzia tre operai, il giudice del lavoro li reintegra, la Fiat li invita a rimanere a casa!

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Un altro licenziamento politico alla Fiat: fuori un delegato dello Slai Cobas a Termoli. Gli operai non ci stanno, sciopero

(22 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it



Francesca Mannocchi, Radio Città Aperta

21-07-2010/13:11
--- Otto ore di sciopero a Termini Imerese. Un presidio davanti al tribunale di Melfi per depositare il ricorso contro i tre licenziamenti dei giorni scorsi. L’ennesimo licenziato, il quinto in sette giorni, alla Fiat Powertrain di Termoli. L’annuncio dello spin off del Lingotto: da una parte le auto, dall’altra tutto il resto. Il titolo che vola in borsa. Il premio di risultato 2010 negato.
Questa la mappa approssimativa delle notizie legate al mondo Fiat solo degli ultimi giorni. Mappa che segna sempre più nettamente il clima teso e il ricatto occupazionale che pesa sulle spalle degli operai. Cinque è il numero dei licenziati politici nell’ultima settimana. Il primo in ordine di tempo ai danni di Pino Capozzi, delegato Fiom di Mirafiori, licenziato per aver usato, il giorno prima del referendum a Pomigliano, la mail aziendale per diffondere una lettera dei colleghi polacchi di Tichy. Lo stabilimento che pagherebbe le spese di un trasferimento della Panda a Pomigliano d’Arco. Questo uno stralcio della lettera da Tichy: “La Fiat gioca sporco con i lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli altri. E a Tichy lo abbiamo fatto. La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d’Europa e non sono ammesse rimostranze alla amministrazione…. Adesso stanno chiedendo ai lavoratori italiani di accettare condizioni anche peggiori, come fanno ogni volta. A chi lavora per loro fanno capire che se non accettano di lavorare come schiavi qualcun altro è disposto a farlo al posto loro. Danno per scontate le schiene spezzate dei nostri colleghi italiani, proprio come facevano con le nostre” . Durante la manifestazione di solidarietà che ha visto sfilare un corteo da Mirafiori al Lingotto, Capozzi ha detto “è un provvedimento che limita la libertà di opinione”.
Melfi, Basilicata. Stabilimento Sata. Qui si produce la Punto Evo. Antonio Lamorte, Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli, operai del reparto montaggio, sono stati licenziati perché accusati di aver bloccato la produzione durante una manifestazione sindacale (e cos’è uno sciopero se non il blocco della produzione?), i tre avrebbero, in sostanza, ostacolato il percorso di un carrello robotizzato durante un corteo interno. I primi due sono delegati rsu Fiom. I tre operai hanno prima protestato in cima alla Porta Venosina, un monumento del centro storico di Potenza,poi, con i colleghi hanno scioperato e ancora torneranno a scioperare dopodomani. Stamane erano, invece, di fronte al Tribunale a consegnare il ricorso ex articolo 28 contro la Fiat per comportamenti antisindacali alla presenza dei vertici Fiom. Emanuele de Nicola, segretario Fiom Basilicata, ai microfoni di Radio Città Aperta descrive la situazione tesa ma anche l’obiettivo di lotta per difendere diritti minacciati “Ormai la lotta la facciamo da soli con i sindacati di base- dice- gli altri sindacati da giorni ci hanno abbandonato. Paghiamo i frutti degli accordi separati dello scorso anno che erano solo un assaggio della mannaia Marchionne. È chiaro che dopo quegli accordi, ora, Marchionne, Sacconi e Confindustria chiedano il conto a Cisl e Uil. Ma posso dire che dentro gli stabilimenti, spesso, i loro delegati non sono neppure informati sulla portata degli accordi siglati. Ma noi siamo soli. Questo sì.”
Temono un effetto domino di Pomigliano a Melfi “tra poco ci chiederanno di abbassarci lo stipendio per garantire gli utili dell’azienda” prosegue De Nicola. Sembrerebbe un’esagerazione da oratore sindacale e invece basta pensare che mentre la Fiat annuncia che il titolo a Piazza Affari sale del 6,5% agli operai è stato negato il premio di risultato.
Nonostante lo stabilimento di Melfi (Sata e indotto) abbia festeggiato nelle settimane scorse la produzione di 5.000.000 di vetture (alla presenza del Presidente della Giunta Regionale De Filippo) la Fiat, ha infatti precisato, nell’ultimo incontro Nazionale, che per il 2010 ai lavoratori del Gruppo non sarà erogato il Premio di Produzione, come dire Deroga su Deroga da 1.100 euro del 2008 si passa a O euro nel 2010.
L’ennesima intimidazione del Lingotto è di poche ore fa. Termoli, Campobasso, stabilimento Powertrain. Giovanni Musacchio, dello Slai Cobas, ieri mattina è stato fermato all’entrata della fabbrica accusato di aver utilizzato un permesso familiare per recarsi alla manifestazione dello scorso 22 Giugno a Pomigliano. “La mattina ero a casa con mia figlia che aveva la varicella- spiega Musacchio- e il pomeriggio, fuori dal mio turno di lavoro, ho preso l’automobile e sono andato a Pomigliano a dare appoggio ai colleghi. Ieri mattina mi hanno consegnato le fotografie della manifestazione che ritraevano anche me. Aspetto una lettera formale per intentare un’azione legale contro questo licenziamento assolutamente sproporzionato e che rappresenta un’evidente ed ennesimo attacco contro i lavoratori considerati facinorosi solo perché vogliono difendere i diritti acquisiti dai padri in anni e anni di lotta”.
Dai padri o dagli zii, come nel suo caso. Sette anni fa lo zio di Musacchio venne licenziato (e poi reintegrato) con la ‘colpa’ di aver appeso una bandiera della pace alle pareti dello stabilimento durante la giornata delle famiglie, il giorni in cui, cioè, i familiari degli operai vengono invitati nella fabbrica. “Pensano di delegittimarci o che la lotta ci spaventi, ma non è così- continua Musacchio- né ci spaventa questa politica dei mezzi di informazione. Le macchine le facciamo noi, e non accetteremo nessuna deroga alla contrattazione collettiva. Soprattutto mentre Marchionne e i suoi sodali annunciano manovre da decine di milioni di euro.”

www.radiocittaperta.it

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