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No Dal Molin: una esperienza negativa e una sconfitta da cui imparare a cura della Rete Disarmiamoli

(23 Settembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.contropiano.org

No Dal Molin : una esperienza negativa ed una sconfitta da cui imparare per le future mobilitazioni contro la militarizzazione dei territori e la guerra

Nell'articolo di Giulio Todescan sul numero di Carta del 3/9 settembre 2010, che illustra l'organizzazione del quarto anno del festival autogestito del presidio permanente No Dal Molin, ci sono due passaggi in rilievo che evidenziano i risultati ottenuti dalla mobilitazione di questi anni contro la costruzione della nuova base Usa a Vicenza: la realizzazione del Parco della Pace in un'area che il governo ha sdemanializzato a 'mo di compensazione, e un ricco "capitale sociale" fatto di nuove relazioni tra singoli,associazioni,gruppi che preannuncia un certo fermento culturale in citta.

Poco, tanto, quello che era possibile? Si è fatto tutto quello che era necessario per impedire la costruzione della base?

Mentre i lavori nel cantiere della base procedono speditamente, Giulio Todescan nel suo articolo, fà intravedere posizioni critiche di parti del movimento contro il presidio permanente, e pone la questione di tutte le questioni: perché il movimento non è riuscito a fermare la base?

Una domanda che richiederebbe una lunga dissertazione e che probabilmente rimanda alla debolezza storica del movimento per la pace nel nostro paese, incapace di darsi gambe proprie, una strategia coerente di lotta alla guerra, e che si è sempre fatto piegare alle logiche manipolarizzatrici ed elettorali della "politica".

Il ruolo del Pci e della sinistra, all'epoca della lotta contro l'installazione dei Cruise a Comiso, all'inizio degli anni '80, è stato un ruolo di freno e di ostacolo allo sviluppo del movimento popolare. Una sinistra che tentennò a lungo - tre anni - nel sollecitare una risposta al governo italiano, che il 12 dicembre 1979 decise l'installazione dei missili Usa. Una sinistra che rifiutò caparbiamente la parola d'ordine dell'uscita delle basi USA-NATO dall'Italia e dell'Italia dalla NATO e che si autoproclamò testa pensante di un movimento per la pace vasto e composito, che però doveva corrispondere alla loro visione e ai loro interessi.

La "sinistra radicale" operante a cavallo del nuovo millennio ha partecipato alla mobilitazione contro la base di Vicenza, ma contemporaneamente era nel governo Prodi che ha sancito l'OK alle decisioni e alle scelte del governo USA e ha votato i finanziamenti per le missioni militari della guerra preventiva bushiana.

A Vicenza l'appoggio e i voti a Variati, diventato sindaco , si è rivelata un'operazione a perdere non difficile da prevedere. Errore? Sottovalutazione?

Ripiegamento e arretramento localista?

Quello che è certo è che ad un certo punto la "direzione politica" del presidio permanente caratterizzata soprattutto dai centri sociali del nord-est, ha costantemente rifiutato ogni sollecitazione che veniva da realtà come quella del Patto permanente contro la guerra, di rilancio della mobilitazione a livello nazionale.

Si è scelto la dimensione locale e i tavoli pseudo istituzionali nella logica dell'accettazione del meno peggio. Un errore grave. Ad un dato momento si è teorizzato coscientemente il ripiegamento locale, la dimensione circoscritta della comunità, il rifiuto di discutere modalità e forme di ripresa del conflitto nel nuovo contesto politico determinato a livello nazionale.

Molti pacifisti e attivisti hanno vissuto questa scelta come una imposizione incomprensibile, una volontà di allontanamento dal luogo simbolo della lotta contro la guerra. Insomma nella città del Palladio e del solipsismo municipalista, qualcuno si è reso cosciente che non bisogna disturbare il manovratore nella lotta contro la base, e qualcun altro si sta ancora chiedendo se è valsa la pena tornare e ritornare più volte a Vicenza per subire infine l'irrisione della concessione del "Parco della pace"vicino alla base di guerra. Quello che è troppo, è fuori di ogni misura.

Forse, in alternativa alla testimonianza antimilitarista e la realpolitik di Variati e co. indicate da Giulio Todescan nel suo articolo, c'era un'altra via, un'altra possibilità, cioè quella dell'apertura di una nuova fase di battaglia politica contro le scelte guerrafondaie del governo italiano capace di mettere in campo reali forze sociali dentro la crisi.

Qualcuno ha fatto notare come la lotta contro la costruzione della base militare ha goduto di un'ampia simpatia tra l'opinione pubblica italiana e che un governo nazionale è stato messo in crisi, così come la giunta comunale di Vicenza è stata mandata a casa. Segno di una forza reale del movimento No Dal Molin e delle mobilitazioni contro la guerra.

Rete Nazionale Disarmiamoli
www.disarmiamoli.org
3381028120 - 3384014989

Rete Disarmiamoli

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