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    (Dove và la CGIL?)

    Lo sciopero della Cgil rimane virtuale

    (26 Febbraio 2011)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

    Lo sciopero della Cgil rimane virtuale

    foto: www.radiocittaperta.it

    25-02-2011/19:19 --- Disse Massimo D’Alema una volta che voleva fare dell’Italia un paese normale. Poi governò per parecchi anni, contribuendo allo sfascio di quest’Italia più ‘smandrappata’ che mai che si appresta a festeggiare i suoi primi (e ultimi?) 150 anni. E l’Italia continua a non essere un paese normale. Dal punto di vista sindacale, ad esempio. In tutti – ma proprio tutti – i paesi dell’Europa, sindacati di ogni colore, compresi quelli vicini ai partiti di centrodestra, hanno organizzato scioperi generali spesso anche duri contro i propri governi responsabili di tagli e attacchi ai diritti dei lavoratori perpetrati in nome della lotta contro le conseguenze della crisi.
    Senza arrivare al caso estremo della Grecia, dove ieri i sindacati hanno realizzato il decimo sciopero generale di 24 in neanche due anni, l’Europa è stata attraversata da mobilitazioni operaie e studentesche, dal Portogallo alla Romania, dall’Irlanda alla Francia.
    Ma in Italia no. Niente da fare. Per ora infatti l’unico sciopero generale previsto nel nostro paese è quello convocato per il prossimo 11 di marzo dall’Unione Sindacale di Base, dallo Snater, dall’Unicobas e dallo Slai Cobas. A meno di volersi accontentare, come sembrano fare tanti militanti della sinistra più o meno radicale, dello sciopero virtuale della Cgil: evocato, richiesto, auspicato, promesso… ma non ancora proclamato. Checchè ne dicano Manifesto e Liberazione i risultati del direttivo nazionale del sindacato di Corso Italia di qualche giorno fa non ci sembra affatto un passo avanti, ma semmai la solita presa per i fondelli nei confronti di quei tanti lavoratori pronti a scendere in piazza e a scioperare e che, purtroppo, nutrono ancora speranze nel sindacato guidato da Susanna Camusso. Quella che agli studenti, che la interpellarono direttamente durante un corteo a Roma proprio pochi giorni prima di Natale, disse che ‘non c’erano le condizioni per lo sciopero generale’. Ora la posizione è cambiata, dicono quotidiani e siti legati al centrosinistra e alla sinistra. Si, è cambiata. E’ diventata, per riassumere e per banalizzare: ‘faremo lo sciopero o forse una manifestazione di sabato pomeriggio…ma comunque non ora’! Nel frattempo il governo, Marchionne e la Confindustria stanno macinando tagli ai salari e attacchi ai diritti in una quantità e in una qualità che non si erano mai visti nella storia recente di questo paese… Basti pensare al Decreto Milleproroghe oppure all’estensione degli accordi separati e del ‘Marchionne-pensiero’ a sempre più fabbriche e settori del mondo del lavoro. Il sindacato della Camusso continua a fare melina, sperando che Berlusconi vada a casa e di evitarsi così una mossa – lo sciopero generale – che allontanerebbe il ritorno alla concertazione con imprese e governo e soprattutto quella ritrovata unità con Cisl e Uil che sembra rappresentare la priorità per quello che è ancora il maggiore sindacato di questo paese. E allora che fanno la Fiom, le federazioni e le categorie che all’interno della confederazione pensano che sia venuta l’ora di passare all’azione? Chiamano i lavoratori alla lotta e alla mobilitazione, stringono un patto con i sindacati di base e i movimenti sociali e territoriali, convocano uno sciopero generale per la prima data possibile? No. Aspettano, e si astengono sulla decisione del direttivo della Cgil perché, come ha detto Giorgio Cremaschi, «la decisione del direttivo è un primo passo ma non sufficiente, manca ancora la data e questa è necessaria al più presto. Su questo bisogna ancora darsi da fare».
    A darsi da fare, per ora, sono solo i sindacati di base che stanno macinando iniziative in tutta Italia per ottenere il massimo risultato nello sciopero generale dell’11 marzo, convocato in una condizione quanto mai difficile. Non può fare a meno, l’USB, di criticare l’ennesimo rinvio della Camusso che così ha “rifilato un secco tre a zero alla minoranza interna che invece aveva chiesto di fissare da subito la data per l'iniziativa di lotta. Facendo votare un mandato ampio e senza alcun vincolo al proprio Direttivo la Camusso ha evitato lo sciopero generale e nella migliore delle ipotesi lo ha spostato a maggio-giugno, Governo permettendo, ha silenziato la minoranza interna ed utilizzerà la leva dello sciopero ipotetico per concordare con Cisl, Uil, Governo e Confindustria il 'nuovo Patto Sociale' che sancirà il rientro della Cgil tra i 'collaborazionisti' e nuovi sacrifici per i lavoratori''.

    A dare conferma della lettura del sindacato di base di quanto accaduto poche ore prime è giunta, involontariamente, la dichiarazione resa alle agenzie di stampa di Vincenzo Scudiere, segretario confederale Cgil: "Lo sciopero generale è un'arma estrema che noi utilizziamo e utilizzeremo qualora non tutto quello che cerchiamo di mettere in campo per uscire da questa situazione di impasse trovi sbocchi positivi". E cioè: un accordo con Confindustria sulla "crescita" e tavolo con gli altri sindacati sul tema della "rappresentanza". "Quello che stiamo per mettere in campo - spiega Scudiere - è la possibilità di concludere rapidamente con Confindustria e altre associazioni di imprese un accordo sui temi della crescita e contemporaneamente vedere se riusciamo ad affrontare le questioni della rappresentanza e della democrazia tra sindacati prima poi con le imprese dopo".
    E’ davvero incredibile e paradossale che per capire cosa è accaduto veramente durante i lavori del direttivo della Cgil l’unico articolo a disposizione, il giorno dopo, fosse pubblicato dal Sole 24 Ore. Scriveva Giorgio Pogliotti: “Il documento approvato ieri dalla maggioranza del direttivo del sindacato guidato da Susanna Camusso – con 83 voti a favore, nessun contrario e 20 astensioni - si limita a dare mandato alla segreteria di decidere i tempi e le modalità di prosecuzione delle mobilitazioni, ovvero «la campagna sulle regole per la democrazia e la rappresentanza sindacale e le marce per il lavoro, incluso il ricorso allo sciopero generale». (...) Per il momento, quindi, non ci sarà un nuovo sciopero generale dopo i quattro proclamati dall'entrata in carica del governo Berlusconi (il primo nel 2008, il secondo nel 2009 e due nel 2010). La priorità, per il segretario generale della Cgil, in questo momento è un'altra. Bisogna far ripartire il confronto prima con Cisl e Uil, eppoi con Confindustria e il sistema delle imprese, sulla rappresentanza e sulla democrazia sindacale. I rapporti tra le tre confederazioni restano molto tesi, complice la vertenza Fiat e la spaccatura tra la Fiom e le altre sigle. Come è noto la proposta sulla rappresentanza votata dal parlamentino di Corso d'Italia, è stata respinta da Cisl e Uil che hanno lanciato un ultimatum alla Cgil: si torni al testo unitario approvato a maggio del 2008 dagli organismi dirigenti delle tre confederazioni, oppure ciascuno procederà per la propria strada. (...) In un simile contesto, la proclamazione di uno sciopero generale della sola Cgil avrebbe la conseguenza di aumentare le distanze con Cisl e Uil. (...)”. Capito?

    Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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