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(13 Settembre 2010) Enzo Apicella
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    Il liceo “d’Azeglio”, Comunione e Liberazione e l’eredità di Epicarmo Corbino

    (14 Marzo 2011)

    Il famoso paradosso di Oscar Wilde, secondo il quale la natura imita l'arte può essere completato da un'affermazione analoga seppur meno brillante: la realtà supera spesso l'immaginazione. Chi andrebbe a pensare che l'esortazione a rispettare e a difendere la legge fondamentale dello Stato, rivolta ai propri studenti da un dirigente scolastico, possa urtare la sensibilità di qualcuno? Chi andrebbe a pensare che la lettura dell'ormai arcinoto discorso di Calamandrei a difesa della scuola statale come presidio della democrazia possa destare reazioni negative se non in qualche persona un po' blasé, ormai stanca di vederlo riprodotto da tutte le parti e citato in ogni dove? Invece la realtà supera l'immaginazione e il preside del famoso liceo "d'Azeglio" di Torino, che ha osato tanto, viene caricato a testa bassa dal signor Vincenzo Silvano (presidente della Federazione delle Scuole della Compagnia delle Opere, vale a dire di "Comunione e Liberazione"), che ha definito la lettura agli studenti del passo di Calamandrei una "incredibile performance", e si ritrova con un'interrogazione in Consiglio Regionale a suo carico. Caspita! Leggere a quelle giovani anime innocenti il discorso di Calamandrei è di un'audacia insensata e faziosa! Almeno per il signor Silvano che, evidentemente, non conosce Calamandrei nemmeno attraverso le scarne informazioni che ne dà Wikipedia: il nostro padre costituente fu avvocato di fama e presidente del Consiglio Nazionale Forense, Accademico nazionale dei Lincei, direttore dell'Istituto di diritto processuale comparato dell'Università di Firenze, direttore di varie illustri riviste giuridiche, fondatore del settimanale politico-letterario Il Ponte, estensore del codice di procedura civile. Ma, per Vincenzo Silvano, egli è soltanto un "cotanto illustre esponente della sinistra italiana" - e, dal tono generale, si intende che, più o meno, qui "sinistra" ha lo stesso valore evocativo del termine "comunista" per il nostro Presidente del Consiglio.

    L'illustre esponente di "Comunione e Liberazione" procede affermando che "il testo proposto (o imposto?) agli studenti del liceo d’Azeglio offre una visione assolutamente unilaterale, quasi una caricatura della realtà, tanto è schierata e non veritiera circa la situazione attuale del nostro sistema sociale e scolastico; allo stesso modo (e questa è, dal punto di vista educativo, la cosa più grave) non offre chiavi ermeneutiche che consentano ai giovani di farsi domande o di trovare delle risposte partendo dai dati di realtà". A noi pare che Calamandrei qualche "chiave ermeneutica" ai giovani la offra - li invita a riflettere sul valore della conoscenza, sul valore del luogo privilegiato in cui la conoscenza si trasmette da una generazione all'altra (la scuola statale) sul legame saldo tra conoscenza e libertà. Forse, poiché il discorso di Calamandrei parte da un'ipotesi, da un "poniamo il caso che…", Vincenzo Silvano è indotto a credere che il padre costituente non parta dai "dati di realtà". Cosa siano per il nostro polemista i "dati di realtà" ce lo spiega nelle "sette domande ai pasdaran della scuola statale" (va da sé che "pasdaran" è uno dei termini più moderati che si possano usare per definire chi difende la scuola statale). La più parte delle sette domande fa appello alla "legge di parità" e si riassume nel leitmotiv preferito dai paladini delle scuole non statali, i quali ritengono che lo Stato dia loro sempre troppi pochi soldi. Soldi cui le scuole paritarie avrebbero diritto sacrosanto, almeno secondo il signor Silvano e quelli che la pensano come lui. Anzi, dice Silvano, la pensavano così anche i costituenti: "Lei (rivolto al preside pasdaran) sa che l’art. 33 della Costituzione recita che Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato, e che gli stessi padri costituenti spiegarono che si intendeva solo precludere l’obbligo per lo Stato di finanziare l’istituzione delle scuole private, e non ogni altra possibilità discrezionale di sostegno economico? (si leggano, a tal proposito, le dichiarazioni di Epicarmo Corbino)". E' vero, l'onorevole Epicarmo Corbino - che peraltro aveva proposto la dicitura "senza oneri per lo Stato" - la pensava così, ma il "dato di realtà" ci insegna che su questo punto il dibattito in Costituente fu acceso e che l' Assemblea, nella quasi totalità, precisò che l'espressione "senza oneri per lo Stato" andava interpretata in senso restrittivo. Tant'è che il gruppo Democratico Cristiano votò contro. Ecco, ad esemplificazione, un passaggio del dibattito:

    "Binni (Partito Socialista Lavoratori Italiani). Un ultimo punto su cui non potremo non scontrarci con i rappresentanti della Democrazia cristiana è la questione della concessione di sovvenzioni. Stamane ho sentito qualcuno di parte democristiana osservare: ma nessuno le chiede! Io sarei lietissimo che nessuno le chiedesse, ma temo che questa mia speranza non si realizzerà (Interruzioni).

    Moro (Democrazia Cristiana). Non le abbiamo chieste e non le chiediamo!

    Binni. Naturalmente siamo abbastanza ben preparati per saper distinguere la forma più rozza della domanda di queste sovvenzioni, la forma cioè diretta della sovvenzione alla scuola, dalla forma più elegante, per cui la sovvenzione è data alle famiglie, agli scolari, o mediante la cosiddetta «ripartizione scolastica». Ma noi terremo fermo che sovvenzioni a scuole private non si devono dare. Noi non accetteremo, e credo di interpretare il pensiero di molti, non accetteremo la richiesta di alcuna sovvenzione a scuole private, perché queste sovvenzioni hanno l'unico risultato di dare maggiore forza alle scuole private diminuendo l'efficienza delle scuole di Stato".

    Questo scambio di battute sembra di stretta attualità, e invece si svolgeva nell'aprile del 1947.

    Un altro "dato di realtà" che il signor Silvano si bada bene dal considerare nella sua riflessione sono i risultati mediocri conseguiti dalle scuole private nei test OCSE-PISA. Citiamo da un articolo di Salvo Intravaia del dicembre 2010, "Il quadro delineato dall'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico attraverso l'indagine Pisa (Programme for International Student Assessment) è impietoso. Il punteggio medio conseguito dai quindicenni italiani delle scuole pubbliche in Lettura e comprensione dei testi scritti è pari alla media Ocse: 489 punti, che piazzano la scuola pubblica italiana al 23° posto. Con le scuole private scivoliamo al 30° posto. Discorso analogo per Matematica e Scienze, dove il gap con la media dei paesi Ocse è di appena 5 punti: 492 per le statali italiane, che ci farebbero risalire fino al 25° posto, e 497 per i paesi Ocse. Mescolando i dati con quelli degli studenti che siedono tra i banchi delle private siamo costretti ad accontentarci in Scienze di un assai meno lusinghiero 35° posto".

    Eppure, mentre la scuola statale ha perso otto miliardi di euro in tre anni, i finanziamenti statali diretti alle private sono in costante crescita e ad essi si aggiungono quelli erogati attraverso i mille rivoli della finanza pubblica, in primo luogo tramite gli enti locali amici! Ciò nonostante a quelli della genia dei Silvano appaiono sempre troppo pochi!

    Non stupisce perciò che l'interpellanza in Consiglio Regionale relativa alla “svergognata” iniziativa di leggere Calamandrei agli studenti e di esortarli a difendere la Costituzione venga presentata da un consigliere notoriamente vicino a Comunione e Liberazione e dal firmatario di una proposta di modifica alla legge regionale "sull'istruzione, il diritto allo studio e la libera scelta educativa" che, smaccatamente, dà mano libera alla Regione nel distribuire consistenti risorse economiche alle sole scuole private: sempre per rispetto del "dato di realtà" aggiungiamo che i consiglieri si chiamano Leo e Vignale e che la proposta di Legge regionale può agevolmente essere letta da ogni cittadino il quale, in modo non ideologico, guidato dal solo "dato di realtà", ne potrà trarre le sue conclusioni.

    Infine - e sempre come dato di realtà - Epicarmo Corbino, con la sua cavillosa interpretazione della frase "senza oneri per lo Stato", ha dato alla nostra nazione un notevole contributo per sottili e bizantine interpretazioni del dettato costituzionale. Ad esse si applichino pure, con lo stile del Sig. Silvano, i paladini della “libertà di scelta”. Costoro rivendichino dunque l’eredità del pensiero di Epicamo Corbino. Noi ci accontenteremo di difendere, insieme al collegio docenti del liceo “d’Azeglio”, il lascito ben più rilevante di Calamandrei.

    Torino, 14 marzo 2011

    Giovanna Lo Presti

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