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(25 Marzo 2011) Enzo Apicella

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(Imperialismo e guerra)

Sopravvivere alla propaganda di guerra è possibile. Qualche risorsa - Vol II

(13 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

Sopravvivere alla propaganda di guerra è possibile. Qualche risorsa - Vol II

foto: www.caunapoli.org

Raccogliamo qui una scansione degli eventi che hanno contraddistinto e continuano a segnare la guerra "umanitaria" dell'Occidente. Prima una summa di dati sulle azioni militari condotte sul territorio libico, poile strategiche diplomazie di guerra della coalizione dei "volenterosi" segnate dal desiderio di protagonismo dettato da un'occasione così ghiotta.
Il Fil rouge per non perdersi nei labirintici sentieri costruiti ad hoc dai congegni imperialisti.


Cronache di guerra

1. Base militare di Trapani Birgi. (..) Sono cominciati i raid italiani sulla Libia per quella che in gergo si chiama Sead, vale a dire la «soppressione delle difese aeree nemiche». Obiettivo di giornata: Tripoli. La potenza di fuoco della Coalizione anti- Gheddafi si orienta sulla capitale libica. Una pioggia di fuoco si abbatte su Tripoli. Gli Usa hanno lanciato finora 124 missili tomahawk contro la Libia, comunica una fonte del Pentagono. L'avanzata delle truppe di Gheddafi verso Bengasi, la roccaforte della «Rivoluzione del 17 febbraio» duramente bombardata l’altro ieri mattina, è stata fermata. L'intervento delle forze aeree della coalizione internazionale ha ottenuto il suo primo risultato, e gli effetti sono ancora visibili sulla strada che da Ajdabiya porta al capoluogo della Cirenaica. La contraerea sarebbe entrata in azione anche nei pressi del bunker in cui si rifugia il colonnello Gheddafi. Da Tripoli a Washington. In un briefing al Pentagono, l’ammiraglio William Gorteny conferma l'esecuzione di «alcuni raid aerei» su Tripoli, e non ha escluso che possano esserci state esplosioni nella zona in cui si trova il palazzo di Gheddafi, Nella notte altre esplosioni scuotono Tripoli. Le fiammesi alzano dagli obiettivi colpiti. Il suono lancinante delle ambulanze, il crepitio della contraerea. L’operazione «Odyssey Dawn» non si arresta.
da L’Unità 21 marzo

2. Terzo giorno di raid sulla Libia. Un attacco che vede nuovamente impegnati anche caccia italiani. Berlusconi assicura che i nostri Tornado "non hanno sparato e non spareranno", ma le parole del premier sono in contrasto con (..) il resoconto fatto oggi dal comandante Mauro Gabetta, pilota e portavoce della base di Trapani Birgi. "L'operazione di soppressione delle difese degli avversari condotta dai nostri apparecchi è stata positiva, gli obiettivi sono stati colpiti", ha spiegato l'ufficiale. "La zona interessata era nei pressi di Bengasi", ha sottolineato. "Siamo pronti a operare in seno alla coalizione internazionale e ci sentiamo responsabili nei confronti dei cittadini italiani e di tutti i paesi della coalizione - ha aggiunto Gabetta - la nostra missione non è finita, siamo pronti a rispondere ogni volta che ci viene richiesto".(..)
Oggi le forze della coalizione hanno colpito Sabah, una roccaforte del colonnello a sud del paese. Sotto assedio anche Sirte, la città natale del raìs, dove le autorità libiche lamentano molti morti. In serata, è nuovamente Tripoli l'obbiettivo. La capitale è stata colpita anche nella zona portuale. Attacchi a cui la contraerea reagisce: le fonti locali parlano di spari, seguiti da esplosioni.
da La Repubblica, 21marzo

3. Quarto giorno dell'operazione Odissey Dawn, quarto giorno di missili e bombe sulla Libia. Le incursioni della coalizione occidentale sono iniziate nelle prime ore del giorno, colpendo Tripoli, Zintan, Misurata, Sirte, Sabha e una zona a est di Bengasi, in quest'ultimo caso provocando l'arretramento delle forze lealiste. Colpita la base della marina militare di Bussetta, a dieci chilometri dalla capitale, porti e aeroporti a Sirte e Sabha, entrambe roccaforti politiche e militari del Colonnello.
da La Repubblica 22 marzo

4. Quinto giorno di guerra. progressivo calo del numero di missili da crociera Tomahawk lanciati da navi e sottomarini anglo-americani, 20 ieri e 159 da sabato scorso, indica che si stanno esaurendo i bersagli dell'arsenale libico. Centri di comando, basi radar, batterie missilistiche fisse sono stati ormai distrutti ma questo non significa che le truppe di Gheddafi abbiano perso la capacità di combattere. In realtà i mezzi e le infrastrutture distrutti dai missili della coalizione non sono necessari a Gheddafi per combattere gli insorti contro i quali vengono impiegati mezzi blindati, artiglieria, corazzati ma soprattutto armi leggere e truppe.
Difficile capire se le azioni anti-regime condotte a Tripoli siano da attribuire agli insorti o a unità di forze speciali britanniche la cui presenza è stata segnalata da diverse fonti.
Qualcosa di simile a quanto attuato in Afghanistan dagli incursori di Londra protagonisti dell'uccisione di decine di leader delle milizie talebane. La notizia della morte di al-Warfalli è stata riferita dall'inviato di al-Jazira ma nei giorni scorsi fonti dell'intelligence citate dal Sunday Mirror avevano rivelato che centinaia di uomini del Sas e delle truppe d'élite britanniche sarebbero schierate in Cirenaica almeno dalla fine di febbraio, cioè dalle prime fasi della rivolta. Una presenza così massiccia e tempestiva apre molti interrogativi sul ruolo di Londra quale sponsor dell'insurrezione contro il regime libico e nella sua pianificazione, probabilmente in stretto coordinamento con Parigi. Un contesto che spiegherebbe anche l'ambizione degli anglo-francesi (alleati di ferro dopo l'accordo strategico tra David Cameron e Nicolas Sarkozy siglato a Parigi nel novembre scorso) di mantenere la piena autonomia nelle operazioni della coalizione.
da Il sole24ore, 23 marzo

5. Sesto giorno di guerra: Non si fermano i combattimenti in Libia. Da un lato le incursioni aeree delle forze armate della coalizione anti-Gheddafi, dall'altro gli scontri tra i miliziani del regime del dittatore libico e gli insorti. Nuovi raid aerei hanno colpito tra l'altro, anche Tajura, uno dei sobborghi di Tripoli. La coalizione internazionale ha condotto intensi raid aerei anche sulla città di Sabha, 750 km a sud di Tripoli, feudo della tribù a cui appartiene Gheddafi. Un jet francese ha poi abbattuto un aereo militare libico che aveva violato la no-fly zone. Lo ha riferito la tv ABC sul suo sito.
Alcuni ufficiali dell'esercito fedele al leader libico Muammar Gheddafi hanno intanto mostrato ai giornalisti presenti a Tripoli 18 corpi carbonizzati, in un ospedale della capitale. Secondo quanto riferito, si tratterebbe di militari e civili rimasti uccisi nei bombardamenti compiuti giovedì dalle forze della coalizione internazionale. Secondo il regime, sarebbe stata colpita Tajura, un sobborgo «residenziale» di Tripoli: «I bombardamenti dell'aggressore colonialista hanno provocato un numero importante di morti fra i civili», ha fatto sapere l'agenzia ufficiale Jana. Gli alleati hanno compiuto 175 missioni aeree in 24 ore, 113 delle quali realizzate dagli americani. Mercoledì un attacco delle forze alleate aveva colpito ad Ajdabiya uno dei bunker di Gheddafi.
Intanto una delle brigate del colonnello Muammar Gheddafi presenti ad Ajdabiya, in Cirenaica, starebbe trattando la resa con i ribelli libici che assediano da giorni la città. Secondo quanto riferisce l'inviato della tv araba «Al-Jazeera», la brigata è stata circondata dagli insorti presso la porta orientale di Ajdabiya. La conquista di quella zona è considerata importante dal punto di vista strategico perché da lì transitano i rifornimenti che giungono da Tripoli , dove si trova il contingente più numeroso di militari pro-Gheddafi
da Il Corriere della sera, 24 marzo

6. Nel settimo giorno di raid aerei e missilistici per le forze della coalizione impegnate in Libia, caccia militari francesi e britannici hanno colpito le forze terrestri di Gheddafi nella strategica città orientale di Ajdabiya, in Cirenaica. Qui, in serata, i ribelli sono riusciti ad entrare dalla porta est della città, in mano alle forze fedeli al colonnello, riferisce Al Jazeera.
Si combatte anche a Misurata, la terza città del paese, dove le forze del colonnello Gheddafi hanno bersagliato la città col fuoco dei tank, cercando di entrare nel centro abitato, in modo da evitare i raid della coalizione alleata. Negli scontri, ha detto una fonte medica citata dal Telegraph, sono rimaste uccise almeno 109 persone e i feriti sono oltre 1300.
da La Repubblica, 25 marzo

7. Mentre in Cirenaica i ribelli si sono ripresi Agedabia e adesso avanzano verso Marsa el-Brega, in Tripolitania rimane sotto pesante attacco la loro principale roccaforte, Misurata, gia' bombardata ieri a tappeto: lo hanno dichiarato alcuni residenti, raggiunti telefonicamente, secondo cui nella terza citta' della Libia "sono ancora in corso operazioni contro i civili da parte delle forze fedeli al regime", che "controllano tuttora le entrate cittadine a est e a ovest". Incombe inoltre la piaga dei cecchini che, stando alle stesse fonti, "sono annidati negli edifici del centro, e insistono nel prendere di mira i civili". Soltanto nel corso dell'ultima settimana, hanno denunciato, a Misurata ci sono stati almeno 115 morti.
da Il Foglio, 26 marzo

8. CAMBIO! Da “ODISSEY DOWN” a “ UNIFIED PROTECTOR”!
Prosegue, intanto, l'avanzata delle forze ribelli, che puntano rapidamente verso Sirte (roccaforte e città natale di Gheddafi), dopo che la località è stata lasciata da venti mezzi militari. Con l'arrivo a Ben Jawad, infatti, tornano sotto il controllo delle forze di opposizione al regime tutti i maggiori terminal petroliferi del settore orientale della Libia (Es Sider, Ras Lanuf, Brega, Zueitina e Tobruk). I campi petroliferi riconquistati nelle ultime 48 ore consentiranno ai ribelli di «produrre almeno 100mila, 130mila barili al giorno, e possiamo facilmente arrivare ad un ritmo di 300mila», ha detto Ali Tarhoni, responsabile per gli affari economici dei ribelli. A Ras Lanuf, considerato il secondo sito strategico per il settore energetico libico, c'è una raffineria da 220mila e numerosi depositi di petrolio e gas. L'altra città conquistata, Marsa el Brega, è invece sede di un importante terminal per l'export. Tobruk, altro centro petrolifero del Paese, è rimasto poi nelle mani dei ribelli sin dall'inizio della rivolta contro Gheddafi.
da Il Sole24ore, 27 marzo

9. Sulla Sirte sono entrati in azione gli aerei A-10 Warthog: sparano proiettili con questo metallo pesante che lascia intorno al bersaglio una nuvola di microparticelle radioattive. I cui effetti sulla salute possono essere molto gravi.
da L’espresso, 29 marzo

10. Mentre le forze di Muammar Gheddafi riconquistano lo strategico terminale petrolifero di Ras Lanuf, a metà strada tra Tripoli e Bengasi, e i ribelli si rifugiano a Brega, si accende all’interno della coalizione il dibattito sull’ipotesi di fornire armi ai rivoltosi, e si inasprisce lo scontro tra Italia e Unione Europea sull’emergenza immigrati.
da Il Fatto Quotidiano, 30 marzo

11. Le milizie del Colonnello incalzano e con loro gli interrogativi. Gheddafi perde uno dei suoi uomini, il ministro degli esteri Mussa Kussa, considerato una figura chiave del regime, fuggito in Gran Bretagna. Si parla di armare i ribelli, di addestrarli e forse non è così remota l'ipotesi di un intervento sul campo.
da Il sole24ore, 31 marzo

12. Continua incessante la battaglia tra forze fedeli a Muammar Gheddafi e ribelli per il controllo di Marsa el-Brega, strategica località lungo la direttrice che conduce a Bengasi. Continuano anche i raid notturni della Nato, che secondo un medico citato dalla Bbc hanno fatto almeno sette vittime, tra cui alcuni bambini, fra la popolazione civile. In serata la tv di Stato ha riferito che altri civili sono rimasti uccisi a Khoms e Arrujban, "bombardate dagli aggressori colonialisti e crociati". Una fonte medica ha dichiarato alla Bbc che un attacco delle forze della coalizione a Zawia el Argobe, 15 chilomentri da Brega, ha causato sette vittime e 25 feriti tra la popolazione. Il raid aveva come obbiettivo un camion che trasportava munizioni, ma l'esplosione del mezzo ha distrutto due abitazioni nei paraggi. Le vittime avevano tutte un'età tra i 12 e i 20 anni, ma non ci sono ancora conferme sull'incidente. La Nato ha già aperto un'inchiesta.

La situazione al fronte è in stallo. Non è chiaro per dove passi la stessa linea del fronte, dati i continui rovesciamenti.
In una conferenza stampa a Bengasi, i ribelli si sono dichiarati disponibili a un "cessate il fuoco". Tuttavia hanno fissato precise condizioni e hanno avvertito che mai rinunceranno alla richiesta di esilio per Gheddafi e la sua famiglia.
da La Repubblica, 1 aprile

13. Almeno tredici tra ribelli e civili libici sono rimasti uccisi dopo un raid aereo della Nato alla periferia di Marsa el Brega, terminal petrolifero a sud di Bengasi in cui sono in corso furiosi combattimenti con le forze di Muammar Gheddafi. Nel corso dell'attacco sono stati colpiti quattro veicoli, tra cui un'ambulanza e nove uomini armati più quattro civili sono rimasti uccisi. In precedenza fonti dello schieramento che si batte contro il regime del Colonnello avevano riferito di aver riconquistato la città.
La notizia delle vittime tra i ribelli e i civili data dagli stessi insorti arriva dopo le ripetute accuse lanciate dal regime di Tripoli. L'Alleanza atlantica replica che gli arei della Nato hanno diritto "a difendersi" se qualcuno spara contro di loro. Per ora il regime ha rimandato al mittente la proposta di cessate il fuoco 1 del Consiglio di transizione di Bengasi.
da La Repubblica, 2 aprile

14. Sono ripresi stamani i combattimenti a Marsa el Brega, terminal petrolifero a sud di Bengasi che i ribelli libici affermano di aver già riconquistato, mentre le forze di Muammar Gheddafi avrebbero bersagliato con l'artiglieria una città a sud di Tripoli. All'ingresso della città, i ribelli controllano l'Università del petrolio, dove c'è un enorme campus. Intanto, secondo testimoni, le forze governative avrebbero bombardato stamani Yafran. Secondo fonti mediche sono circa 160 le persone rimaste uccise solo nell'ultima settimana nel corso degli scontri tra insorti e lealisti in corso da oltre un mese nella città.
da Il Corriere della Sera, 3 aprile

15. Forze fedeli al colonnello - stavolta la fonte è Al Jazira - avrebbero bombardato anche il campo petrolifero di Misla, nell'est della Libia.
Gli insorti, da parte loro, hanno annunciato di aver respinto i lealisti fuori da Brega, terminal petrolifero a sud di Bengasi già passato di mano diverse volte nella cruenta lotta di posizione e logoramento che va avanti ormai da settimane.
Nonostante i raid della Nato (58 attacchi nelle ultime 24 ore), la situazione sul terreno rimane quindi di stallo. E a poco, probabilmente, servirà anche l'ultima minaccia di Gheddafi, quella cioè di 'assetare' la capitale dei ribelli Bengasi se continueranno a piovere dal cielo le bombe degli alleati: il ministero libico dell'Agricoltura oggi ha 'avvertitò che le infrastrutture e le condotte del Grande fiume artificiale - un acquedotto che porta sulla costa le 'acque fossili del Saharà e che rappresenta la fonte idrica dalla quale dipende il 70% degli abitanti della Libia - corrono gravi pericoli in seguito ai bombardamenti.
da Il sole24ore, 5 aprile



Diplomazie di guerra

1. Il terzo giorno dell'Odissea all'alba, operazione contro il regime libico legittimata da una risoluzione Onu, è contrassegnato dallo scontro fra Italia e Francia. «È la Nato che deve prendere il comando: per condividere responsabilità gravi e metterle in comune, ognuno deve sapere ciò che fanno gli altri. L'Alleanza ha l'esperienza e la responsabilità, e quello dell'Europa e del Mediterraneo è il suo teatro classico» ha detto il ministro Frattini. Il titolare della Farnesina ha aggiunto: «Dovremo trovare un modo affinché, se vi fosse una moltiplicazione dei comandi, l'Italia possa assumere la responsabilità del controllo sul proprio comando, ma non sarebbe una soluzione utile». La posizione di Frattini ricalca la dichiarazione del primo ministro britannico David Cameron : «Adesso la coalizione sta operando sotto il comando americano, poi passerà alla Nato».
da Il sole24ore, 21 marzo

2. Sul fronte diplomatico, dopo le polemiche dei giorni scorsi, Obama, Sarkozy e Cameron hanno raggiunto un accordo sulla necessità di una guida Nato delle operazioni in Libia.
In serata, la Casa Bianca ha annunciato l'accordo tra Stati uniti, Francia e Gran Bretagna sulla necessità di un ruolo chiave per la Nato nella struttura di comando delle operazioni militari. Il presidente Usa Barack Obama ha telefonato al presidente francese Nicolas Sarkozy e al primo Ministro britannico David Cameron, con l'obiettivo di raggiungere un accordo dopo le polemiche degli scorsi giorni. Obama ha sottolineato l'importanza di un "ampio contributo internazionale tra cui quello dei paesi arabi" alle operazioni in Libia. La giornata registra anche la richiesta della Cina e dell'Unione Africana di un "cessate il fuoco immediato" e, sul fronte europeo, il ritiro della Germania dalle operazioni nel Mediterraneo. Lo ha reso noto il ministero della Difesa a Berlino precisando che due fregate ed altre due imbarcazioni a bordo delle quali si trovano in totale 550 unità sono state messe sotto comando tedesco. Non è stato precisato al momento se le imbarcazioni resteranno o meno nel Mediterraneo. Verranno ritirate anche le unità che prendono parte alle operazioni di sorveglianza aerea della Nato nel Mediterraneo.
da Repubblica 22 marzo.

3.
Prosegue il duello tra Italia e Francia sul fronte della diplomazia, mentre in Libia continuano gli scontri. Dopo giorni di dure trattative, Parigi ha ceduto sul comando unico Nato della missione in Libia. Silvio Berlusconi esprime soddisfazione, ma da Bruxelles Nicolas Sarkozy rilancia, annunciando "un'iniziativa politica e diplomatica" comune con David Cameron che Francia e Gran Bretagna - auspicabilmente insieme alla Germania - presenteranno al vertice dei ministri degli Esteri della coalizione in programma martedì a Londra. La Nato assumerà il comando di tutte le operazioni militari in Libia, non solo per quanto riguarda la no-fly zone, ma anche per tutte le azioni militari contro gli obiettivi di terra, necessarie per garantire il rispetto della risoluzione numero 1973 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La missione in linea di massima è stata pianificata per avere una durata di "tre mesi", che tuttavia potrà essere ulteriormente prolungata o, se del caso, anche abbreviata a seconda delle necessità. Il comando delle operazioni Nato in Libia sarà assunto dal generale canadese Charles Bouchard
da Repubblica, 25 marzo

4. Dalla due giorni di lavori dei capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo, esce rafforzato l’asse franco- britannico, impersonato dall’inquilino dell’Eliseo, Nicolas Sarkozy, e da quello di Downing Street, David Cameron. Al di là delle frasi di circostanza, improntate alla concordia (fittizia), Parigi e Londra continuano a considerare l’Italia come un attore secondario sullo scenario libico.
da L’Unità, 26 marzo

5. E' pronta una proposta italo-tedesca per risolvere la crisi libica. Lo ha annunciato il ministro degli esteri Franco Frattini in una intervista a Repubblica.L'iniziativa è finalizzata a riportare la pace nel paese nordafricano affiancandosi all'azione politica condotta invece dal tandem franco-inglese. Il documento sarà messo a punto con la cancelliera Angela Merkel al vertice della coalizione martedi a Londra.
da L’Unità, 27 marzo (TMNews)

6. L'Italia tagliata fuori dalla cabina di regia sulla crisi libica. Il presidente americano Obama, quello francese Sarkozy, il premier britannico Cameron e la cancelliera tedesca Merkel si sono ritrovati ieri pomeriggio in videoconferenza per discutere quale indirizzo dare alle operazioni contro il regime libico. Ora che il comando militare è passato completamente nelle mani della Nato, i quattro si sono ritrovati ieri pomeriggio in videoconferenza per capire quali possono essere le soluzioni politiche della crisi alla vigilia della conferenza della coalizione che si apre oggi a Londra. Berlusconi non è stato invitato a partecipare all'incontro. Una conferma che l'Italia non è considerato un interlocutore credibile per gestire l'uscita di scena del suo ex alleato di Tripoli.
Ieri, mentre il premier turco Erdogan si proponeva come mediatore tra il regime di Gheddafi e gli insorti, Sarkozy e Cameron, come promesso, hanno espresso una posizione comune sulla necessità di trovare una via di uscita politica dal conflitto, fondata sul riconoscimento del Consiglio di Transizione come l'organismo che dovrebbe sovrintendere al passaggio verso elezioni e alla formazione di un governo democratico in una Libia unita. Il governo italiano, aveva preannunciato una posizione comune con la Germania, ma da Roma e Berlino non è uscito nessun comunicato. Anche perché la Merkel sta ormai da tempo parlando con americani, francesi e tedeschi per cercare di riportare la Germania nella cabina di regia della crisi.
Francia e Gran Bretagna, che appaiono sempre più saldamente al comando della gestione politica della crisi, hanno ribadito l'invito ai partigiani di Gheddafi perché depongano le armi "prima che sia troppo tardi". "L'azione militare non è un obiettivo in se stesso - scrivono i due leader - Una soluzione duratura può essere solo politica e decisa dal popolo libico. Ecco perché il processo che comincia domani a Londra è importante".

Questo processo, che sarà tenuto a battesimo dalla Conferenza cui partecipano i ministri degli esteri e i rappresentanti di una quarantina di Paesi e di organizzazioni internazionali, si articola attorno al Consiglio nazionale di Transizione di Bengasi, a cui viene riconosciuto un "ruolo di pioniere". Ad esso spetterà il compito di organizzare elezioni che portino alla formazione di un governo democratico. E non a caso ieri il Qatar è stato il primo dei Paesi arabi a riconoscere il Consiglio di Transizione come "l'unico rappresentante del popolo libico". Un passo che fino ad ora era stato compiuto solo dalla Francia e dal Parlamento europeo.
da Repubblica, 29 Marzo.

7. Gran Bretagna e Francia spingono per armare i ribelli. Il premier britannico David Cameron ha detto che anche se “una decisione non è ancora stata presa”, il Regno Unito “non esclude” questa soluzione. Neanche Barack Obama la esclude.

Roma appare scettica: la Farnesina ritiene che armare i rivoltosi “non e’ affatto detto che sia la soluzione ideale” e invita a “usare gli strumenti già a disposizione”. Ferma opposizione è stata espressa dalla Russia così come da Belgio, Danimarca e Norvegia, che pure fanno parte della coalizione multinazionale. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha ribadito che l’operazione cui Mosca ha dato il proprio consenso “prevede la difesa e non l’armamento della popolazione civile” del Paese mediterraneo. Anche il premier cinese Hu Jintao oggi si è espresso sui raid degli alleati spiegando che “violano l’intento originario” della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
da Il Fatto Quotidiano, 30 marzo



Piccole basi militari crescono.

1. Accordo raggiunto a Bruxelles tra i 28 ambasciatori del Consiglio Atlantico della Nato: all'Alleanza sarà affidato il comando di tutte le operazioni militari previste dalla risoluzione 1973 delle Nazioni Unite sulla Libia. Lo riferiscono fonti dei Ventotto. La Nato sarà quindi responsabile non solo dell'applicazione della no-fly zone e dell'embargo navale - compiti già assegnati a Bruxelles - ma anche le operazioni di attacco al suolo a difesa dei civili, finora competenza esclusiva della cosiddetta 'coalizione dei volenterosi' guidata dagli Usa, cui hanno partecipato anche in prima battuta Francia Gran Bratagna, oltre Canada e Italia.
da Repubblica, 21 marzo

2. "Il comando di Napoli è in una posizione vitale per la crisi libica, prova ne sia il grande lavoro fatto in questa base", dice Charles Bouchard, canadese, tuta mimetica, fisico compatto, una carriera lunga ormai 37 anni nell'areonautica del suo Paese, laurea in Scienze politiche all'università di Manitoba, dal nove ottobre del 2009 vice comandante del Comando interforze alleato di Napoli.

Aggiunge: "L'importanza strategica di questa città è evidente, sì Napoli lo ribadisco è davvero importante per la Nato oggi come lo è stato da sempre (usa letteralmente l'espressione come lo è stato nei secoli, ndr) e diciamo grazie all'Italia e a Napoli che ora ci accolgono, non avremmo potuto svolgere questa delicata missione senza il sostegno che abbiamo e sul quale possiamo contare".
da Repubblica, 28 marzo

3. Libia: avviato passaggio consegne a Nato
La Nato ha iniziato a lanciare i primi ordini operativi a destinazione delle unita' impegnate nella campagna aerea libica, con la prospettiva di compiere rapidamente il passaggio di consegne del comando delle intere operazioni. Il gen. Bouchard, nominato a capo della missione Nato, potra' presto annunciare di aver assunto il controllo di tutte le operazioni militari. Col passaggio sotto la catena di comando della Nato, la missione 'Odissea all'alba' e' stata ribattezzata 'Unified protector'
da ANSA, Bruxelles, 30 marzo

4. Il generale canadese Charles Bouchard, a capo di Unified Protector, questa volta è meno riottoso nel fornire dettagli su quanto sta accadendo: "Sin dalle prime ore la Nato ha già compiuto più di novanta missioni di velivoli caccia", esordisce.

Base Nato di Bagnoli in piena attività, dunque. Sempre più al centro della vicenda libica. Ancora una conferenza stampa in viale della Liberazione in videoconferenza con Bruxelles. Bouchard, a tratti, è enfatico, come quando definisce questa giornata come "storica", o come quando esalta "la velocità e l'agilità con cui la Nato ha agito", caratteristiche, aggiunge, che "rappresentano il futuro della Nato", per affermare che "Noi stiamo facendo la storia". Il cambio di atteggiamento mediatico del generale sta a significare che, superate tutte le difficoltà politiche e tecniche, Unified Protector è in pieno corso. Bouchard insiste sul passaggio "senza soluzione di continutà" delle operazioni dalla coalizione alla Nato che, aggiunge, ora "è pienamente responsabile dell'impegno militare" in osservanza della risoluzione Onu numero 1973.

Quindi fornisce altri dettagli: "La Nato ha incominciato a effettuare attività di sorveglianza e ricognizione nella 'no-fly zone', coordinandosi con la coalizione internazionale; abbiamo più di 100 caccia e supporto di aerei e oltre una dozzina di navi di sette diverse nazioni sotto il mio comando Nato".

Bouchard può contare su "più di dodici fregate che perlustrano il Mediterraneo con molte altre navi a supporto ed elicotteri. Gli equipaggi armati a bordo di queste navi sono pronti ad agire se necessario".

Conclude: "Questa è la chiara dimostrazione dell'impegno dei nostri alleati a rispettare gli obblighi del mandato Onu che punta a proteggere e aiutare il popolo della Libia". Concetto detto e ribadito, che non manca mai nei briefing con la stampa.
da Repubblica, 1 aprile

Collettivo Autorganizzato Universitario – Napoli

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