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Sul blocco degli attivisti pro palestinesi negli aeroporti

(9 Luglio 2011)

Aeroporto Ben Gurion

Agenti israeliani all'aeroporto Ben Gurion

Fermati agli aeroporti di Parigi, Ginevra, Roma dalle polizie locali. Arrestati al Ben Gurion di Tel Aviv che a detta del parlamentare palestinese Mustafa Barghouti diventa “un avamposto militare”. E’ l’accoglienza riservata e fatta riservare da Israele agli attivisti internazionali che, dopo il blocco imposto nei porti ellenici alle navi della Freedom Flotilla2, si davano appuntamento in Cisgiordania per l’iniziativa “Benvenuti in Palestina”. I primi a subire l’ostracismo sono stati una cinquantina di pacifisti francesi che all’alba di ieri erano pronti a imbarcarsi al Charles de Gaulle su un volo Lufthansa, poi è stata la volta di duecento prenotati sull’ungherese Malev. Anche Air France, Alitalia, Suisse Air, Easyjet hanno impedito agli attivisti di salire a bordo. La gendarmeria di frontiera era in possesso d’una dettagliata schedatura per 347 persone, le considerava non gradite definendole provocatori e potenziali autori di disordini nello Stato Ebraico. Un’operazione che applica quello che il ministro degli Esteri Lieberman ripete da settimane, in sintonìa con l’agognato apharteid che sostiene da anni nel proprio Parlamento. Già da giovedì più d’un attivista conosciuto, il cui nome era nella lista di proscrizione fornita dalle Autorità israeliane alle compagnìe di volo, aveva constatato la cancellazione della propria prenotazione. A Parigi e Ginevra ci sono stati momenti di forte tensione dopo che i respinti hanno occupato la zona dei check-in e per questo hanno rischiato l’arresto. L’agitazione è cresciuta per l’azione della polizia locale e del personale aereo che si mostravano particolarmente zelanti nell’applicare le direttive israeliane. Ciò ha sollevato le proteste di molte Ong filo palestinesi.

Olivia Zemor di Euro-Palestina affermava “L’aeroporto parigino è sotto occupazione israeliana. Noi siamo pacifisti che si recano nello Stato Palestinese non abbiamo alcun interesse a creare disordini“. Non è servito a granché, lei e i suoi compagni sono rimasti a terra. Lo stesso professore Mazin Qumsiyeh, portavoce ai media internazionali della campagna, aveva da giorni sottolineato come le azioni sarebbero stato totalmente pacifiche “Queste persone non vanno negli aeroporti per dimostrare, chiedono solo il diritto di giungere in Cisgiordania. Israele commette l’errore di mobilitare la sicurezza contro soggetti che non attentano minimamente alla sicurezza”. Il Ministro israeliano della Sicurezza Pubblica Aharonovitch ha totalmente ignorato questi intenti sostenendo che “I motivi di sicurezza ci sono. Del resto se il blocco non fosse scattato negli aeroporti il blocco sarebbe scattato in Israele. Una volta atterrati gli attivisti della “flottiglia aerea” sarebbero stati individuati, fermati ed espulsi secondo quanto prevedono le nostre leggi”. Per l’intera giornata i Terminal 2 e 3 dello scalo di Tel Aviv hanno visto una massiccia presenza di agenti armati anche perché era prevista una manifestazione, poi vietata, del gruppo Gush Shalom (formazione di sinistra) che voleva accogliere chi arrivava. Si temevano possibili scontri con l’ultradestra ebraica. Il “Benvenuti in Palestina” ha comunque avviato il ciclo di incontri a Betlemme con chi, giungendo già da diversi giorni, aveva aggirato il blocco come hanno fatto gli italiani Amici della Mezzaluna Rossa.

8 luglio 2011

Enrico Campofreda

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