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(26 Maggio 2010) Enzo Apicella
Varata la manovra economica da 24 miliardi di euro: sotto attacco gli stipendi e le pensioni.

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Manovra tremonti

Tagli e solo tagli alla sanità, agli enti locali e al mondo della conoscenza

(21 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Ancora una volta depredati i salari e le pensioni dei lavoratori

Dalla manovra finanziaria lacrime e sangue di Tremonti (51 miliardi in pensioni, ticket e servizi ma complessivamente arriveremo a 70 miliardi di euro) si evince che a pagare il risanamento non saranno gli evasori fiscali, i capitali finanziari ma i lavoratori e il settore pubblico.

Il Governo vuole abbattere il deficit tagliando i servizi pubblici, ma lo stesso risultato si potrebbe ottenere tagliando un'altra spesa pubblica: quella militare, delle grandi costose e inutili opere (la Tav, il ponte di Messina...), quella che destina sempre più fondi alle scuole private e al colossale business della sanità privata.

La politica fiscale del Governo

- attacca i salari salvaguardando le spese militari (tanto per cominciare si potrebbe risparmiare la somma destinata alla fabbricazione degli aerei da guerra F35 che in 3 anni ci costerà 1,950 miliardi di euro),

- salvaguarda le rendite (l'imposizione fiscale colpisce molto meno i redditi sopra i 70 mila euro l'anno)

- salvaguarda i grandi patrimoni accanendosi sui bassi redditi per favorire invece i consumi ecologicamente dannosi quando si potrebbero incentivare i consumi pubblici ed i servizi sociali. Un esempio tra tutti: le tre nuove aliquote (20%, 30%, 40%) significano che non vi è nessuna tassazione progressiva ma solo tagli ai redditi piccoli e medi.

La pubblica amministrazione perderà qualcosa come 256 mila dipendenti, tagli ferocissimi per il settore della scuola che riguarderanno insegnanti, amministrativi e perfino i presidi.

I salari dei pubblici dipendenti saranno bloccati per 4 anni, ossia fino al 2014, un anno in più rispetto al blocco triennale operato da Tremonti con la manovra del 2010. Ingessata la contrattazione senza nuove risorse economiche e nell'ottica di applicare a tutto campo la legge Brunetta, forse sarà riconosciuta, al personale della pubblica amministrazione, solo la indennità di vacanza contrattuale per il 2014. Fatti due conti, perderemo in busta paga decine e decine di euro al mese, solo per gli statali (circa 2 milioni) si parla di oltre 200 euro in meno al mese in busta paga.

L'età pensionabile delle donne, sia nel pubblico che nel privato, si innalza progressivamente a 65 anni anticipando all'anno 2014 la revisione dei parametri per i pensionamenti di anzianità, una norma finalizzata al rallentamento del turn over dei lavoratori e delle lavoratrici attualmente in servizio, per non parlare poi della mancata rivalutazione delle pensioni al di sopra di una certa cifra (e si mettono sullo stesso piano le pensioni di migliaia di euro con quelle di chi con 40 anni arriverà a 1800 euro al mese).

Confermate le attuali disposizioni sul recupero del personale che va via per il turn over: 20% ricerca e 50% università, ma nei fatti le assunzioni sono praticamente bloccate dal decreto interministeriale che ha congelato la spesa pensionamenti del 2009.
Le università non possono assumere per il famigerato rapporto del 90% (rapporto tra spese fisse e assegni per il personale) e il decreto sviluppo attualmente in discussione al Senato non affronta e men che mai risolve questo nodo visto che dal 2008 sono iniziati feroci tagli al settore pubblico e in particolare a quello della conoscenza.

Ancora più gravi saranno i tagli operati in sanità (intanto,dal 2012, scatta il ticket di 10 euro su visite specialistiche e diagnostiche): si parla di 10 miliardi di euro in tre anni per la sanità pubblica facendo ricadere in media su una famiglia italiana un costo per spese sanitarie (interamente a loro carico) di circa 500 euro annui. A ciò bisogna aggiungere servizi peggiori per le mancate assunzioni di infermieri, medici e personale in generale e liste di attesa per visite specialistiche ancora più lunghe.

Tagli di 9,6 miliardi a Regioni, Province e Comuni con ripercussioni negative sui servizi alla persona e sul salario dei dipendenti. A guadagnarci , ancora una volta, i proprietari delle strutture private.

E attenzione, la manovra attuale è solo un assaggio di altri provvedimenti economici (nel prossimo triennio) che si annunciano ancora più feroci e che saranno dilatati a partire dal 2012.

7 luglio 2011

Cobas Pubblico Impiego

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