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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Milano 1898. La vetrina e la divisa- Il sasso e il fucile.

(19 Ottobre 2011)

“La folla infuriava nella vasta piazza a ondate burrascose come un mare. Era un esplodere di colpi ,un grandinare di sassi, uno strucinio di vetri, un frastuono di mille grida, di imprecazioni, di comandi. Pugni, bastoni, cappelli in aria. La plebaglia, dopo aver sfasciato il palco della musica, frantumato i fanali, le porte delle botteghe, i cristalli delle finestre, pareva invasata di una follia di distruzione. Dai portici che fiancheggiano un lato della piazza, una fitta schiera di guardie, di carabinieri, di delegati tentavano di ricacciare i rivoltosi verso gli opposti sbocchi, afferrando per il petto più vicini, tirando giù sciabolate e botte da orbi (…).
I carabinieri, che fin allora avevano tirato qualche colpo in aria, a un comando secco del loro capitano-Carabinieri, fuoco !-cominciarono a sparare sulla folla: prima uno, poi due, poi tutti.
Un vecchio stramazza dinanzi alle guardie: i compagni lo raccolgono vomitando insulti contro la Forza, levando il morto in vista della folla. Un ruggito furibondo si levò, un'ondata formidabile scompigliò i carabinieri, ma andò ad urtare in un battaglione di fanteria che aveva occupato quel lato della piazza (…).
Un rigurgito di popolaccio incalzava schiamazzando alla riscossa. Il capitano comandò con voce squillante: -Caricat !
Tutti quei sessanta fucili saltavano nelle mani dei soldati, si volsero contro la folla in una barriera di morte. Si udì lo strepito metallico degli otturatori che si aprivano e si chiudevano-tra tra tra...
Ma non è che un attimo. Al rumore sinistro della carica la folla spaventata ribolle, si rompe miracolosamente, schiacciandosi contro i muri , precipitandosi nei portoni, ingolfandosi nelle vie laterali. E per la larga strada rimasta libera, si scopre avanti, lontano, la gente e le carrozze che andavano e venivano per Piazza del Duomo e per via dei Cerretani: la folla degli innocenti, pacifici borghesi e tranquilli padri di famiglia, che passavano e ripassavano per le loro faccende, sotto il tiro dei fucili. Per le vie, appena qualche fischio qua e la: stuoli di guardie rincorrevano le ultime accanite retroguardie della sommossa. L'ora della responsabilità li faceva fuggire più di una minaccia di morte...

“Lo spettro rosso”,1909, Giulio Bechi, ( Militare. Romanziere. Poeta. Sui moti del 1898 )

“...Del resto la prova migliore che i fatti milanesi del '98 furono solo una protesta popolare tumultuosa e non una insurrezione e che la barbarie fu tutta dalla parte delle forze di repressione è data dalle cifre ufficiali delle vittime, certamente inferiori al vero: 80 morti, dei quali solo due tra la forza pubblica, e 450 feriti, di cui 22 tra i militari. Nel resto d'Italia vi furono in quelle tumultuose giornate altri 51 morti, dei quali uno soltanto tra la forza pubblica. Ignorato il numero dei feriti...

Giorgio Candeloro, “Storia dell'Italia moderna” vol.VII, 1995.

Leonardo Donghi

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