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Più di 30 mila posti a rischio, 230 tavoli di crisi aperti

(2 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

“30 mila posti di lavoro a rischio”, il dato non lo danno i sindacati, i partiti di sinistra né l’Istat, ma direttamente il Ministero dello Sviluppo economico che spiega come siano attualmente aperti, presso lo stesso ministero, 230 tavoli di crisi aziendali. Si parla di circa 30/40 mila posti di lavoro “che, in caso di una mancata soluzione positiva delle vertenze in atto, potrebbero diventare a rischio”, 300 mila è invece il dato che si riferisce “al complesso di tutta l'occupazione diretta e indiretta (incluso ad esempio l'indotto) delle imprese a vario titolo coinvolte”.

I settori più colpiti, come spiegano fonti del ministero, sono quello dei trasporti, del tessile, delle telecomunicazioni, ma anche l'auto viene monitorata da vicino visto che la situazione, non solo in Italia, è preoccupante. E’ il risultato del calo dei consumi e degli investimenti, della difficoltà dell’accesso al credito, del cronicizzarsi di situazioni di crisi nel Sud ma, bisogna dirlo, questo è anche il risultato della politica di molte aziende che rispondono alle difficoltà con i licenziamenti, invece che con strategie di sviluppo e piani industriali di rilancio.
Numeri che danno l’idea di come il nuovo anno sarà tutto in salita per il mondo del lavoro, numeri che si concretizzano nella rabbia e nella preoccupazione dei lavoratori coinvolti, uomini e donne che non sono solo statistiche.
E così troviamo il lavoratori della Wagon Lits in presidio permanente a Milano, gli operai della Fincantieri di Palermo che hanno occupato i binari della stazione centrale protestando contro il piano aziendale che prevede 140 esuberi, mentre i loro colleghi di Genova stanno scioperando per ottenere garanzie sul futuro dello stabilimento. Ci sono poi le operaie della Omsa di Faenza, 239 di loro sono state licenziate via fax la vigilia di Capodanno.
Ci sono le vertenze di Eutelia, Irisbus, Agile, Nokia-Siemens, Alcatel, Sigma-Tau e tante altre. Ci sono poi i lavoratori di serie B, quelli che vengono licenziati senza che neppure se ne parli, quelli per cui l’articolo 18 non vale, e pensare che invece di estenderlo in tanti continuano a pensare che sia giusto cancellarlo del tutto. Senza contare i precari, non c’è neanche bisogno di licenziarli, basta non richiamarli e vanno ad aumentare la lunga fila dei disoccupati. Un quadro drammatico quindi, che tocca il mondo del lavoro e non solo. Senza lavoro non c’è crescita, non ci sono risorse, non c’è speranza per i giovani che studiano, non c’è possibilità per le famiglie di costruirsi e allargarsi. Senza lavoro non c’è dignità, perché ci viene tolta una parte importante del nostro essere uomini e donne che godono dei propri diritti, si realizzano, vivono una vita sociale piena.
Insomma, per essere preoccupati non c’è bisogno di ricorrere ai Maya, basta guardare i dati del Ministero. Anche nelle parole del Presidente Napoletano la criticità del momento è evidente: “Comprendo e sento molto, in questo momento, le difficoltà di chi lavora e di chi rischia di perdere il lavoro, come quelle di chi ha concluso o sta per concludere la sua vita lavorativa mentre sono in via di attuazione o si discutono ancora modifiche del sistema pensionistico”.
“C'è un rischio reale di tensioni sociali crescenti nei prossimi mesi, da contrastare con un piano per il lavoro – lancia su Twitter il leader della Cgil, Susanna Camusso - Lavoro, il vero augurio per il 2012, buon anno!”.

02-01-2012

Valentina Valentini
DirittiDistorti

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