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Egitto: scarsa partecipazione a elezioni shura

Ma anche i membri di questo consiglio consultivo con pochi poteri parteciperanno all’elezione dei cento componenti dell’assemblea che redigera' la nuova Costituzione

(31 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Egitto: scarsa partecipazione a elezioni shura

foto: nena-news.globalist.it

AZZURRA MERINGOLO

Il Cairo, 31 gennaio 2012, Nena News - Davanti ai seggi non ci sono le file dei mesi scorsi e nelle strade non si trova traccia dello stesso entusiasmo. Eppure ieri si è concluso il primo turno di votazioni attraverso il quale verrà eletta la Shura, la camera alta del primo parlamento dell’era post Mubarak. A votare sono stati tredici governatorati: Cairo, Alessandria, Monufiya, Daqahlia, Damieta, Fayoum, Assiut, Qena, New Valley, Nord Sinai, Sud Sinai e Mar Rosso. Agli elettori di questa zona è spettato il compito di eleggere novanta deputati della Shura, un terzo del totale. Altrettanti saranno scelti dagli elettori delle rimanenti province che andranno alle urne il 14 e 15 febbraio, mentre i restanti deputati verranno nominati dal prossimo presidente della repubblica. Secondo le tempistiche previste dal Consiglio Supremo delle Forze Armate, quest’ultimo dovrebbe essere eletto entro il prossimo giugno.

Dopo il successo di partecipazione alle elezioni del Maglis al-shaab, la camera bassa del parlamento, l’affluenza è stata più contenuta. A spiegare questa differenza potrebbe essere il fatto che la Shura è un’istituzione con poteri più limitati rispetto all’altra camera del Parlamento e questo ha limitato in parte le motivazioni degli elettori. La Shura non può infatti bloccare l’attività legislativa della camera bassa. Ciononostante i suoi membri devono essere consultati per l’approvazione di una proposta legislativa.

Nel contesto attuale poi, secondo quanto prevede la Costituzione ad interim in vigore, i membri della Shura saranno coinvolti nel processo costituzionale, partecipando all’elezione dei cento membri dell’assemblea che deve redigere il nuovo testo.

Sembra questa ora la questione dirimente della transizione egiziana. Se quanti hanno vinto fino ad ora le elezioni vogliono accelerare la stesura della Costituzione, quanti si preparano a fare l’opposizione vogliono temporeggiare per iniziare tale operazione solo dopo l’uscita di scena dei militari. Le votazioni del Maglis al-shaab hanno consegnato la maggioranza relativa dei seggi della Camera Bassa a Libertà e Giustizia, il partito nella Fratellanza Musulmana che si è aggiudicata poco più del 45% della preferenze. Non avendo una maggioranza assoluta, gli Ikhwan, Fratelli Musulmani, devono ora prendere quella che Abdel Monein Said, direttore del Centro di studi politici e strategici cairota di Al-Ahram, chiama “una decisione storica”. I vertici del movimento islamista sono infatti davanti a un bivio. Da una parte possono allearsi con le forze liberali, mandando un chiaro segno di cambiamento e innovazione all’intera regione in rivolta, mentre dall’altro possono decidere di ripiegare sui “cugini salafiti” , islamisti su posizioni più conservatrici che hanno ottenuto circa il 25% dei seggi. Anche se a prima vista l’alleanza tra Fratellanza e salafiti sembra la più semplice da raggiungere, i rapporti fra queste due formazioni sono sempre stati altalenanti. Avendo radici comuni, momenti di vicinanza si sono alternati ad altri di litigiosità e addirittura inimicizia. Nel corso delle alleanze pre-elettorali, per esempio, queste divisioni sono tornate a galla costringendo il blocco islamista a correre in due coalizioni separate.

“Sentiamo che ora possiamo governare il paese”dice un simpatizzante della Fratellanza ai microfoni di Al-Jazeera. “Le elezioni della Shura sono importanti come quelle appena conclusesi”aggiunge Hussein Ibrahim, un membro di Libertà e Giustizia, che spera che gli elettori della Fratellanza si rechino ai seggi per accrescere il bottino del partito islamista.

Ciononostante, a scoraggiare gli egiziani ad andare a votare, sono stati anche cinquantasei gruppi rivoluzionari che ieri hanno sfilato davanti al parlamento per chiedere ai militari di trasferire il potere a una giunta civile, accelerando quindi il processo che porta alle elezioni presidenziali. A minacciare il boicottaggio delle elezioni della Shura erano stati, già a inizio gennaio, alcuni liberali. Tra questi il partito degli Egiziani Liberi guidato dal tycoon copto Naguib Sawiris che aveva preso tale decisione dopo aver denunciato violazioni ai seggi da parte dei partiti islamisti. “Il processo elettorale è diventata una competizione religiosa più che politica ” aveva detto il portavoce del partito di Sawiris. “Boicottando le elezioni non si fa altro che consegnare una vittoria più facile ai nostri avversari ” aggiungeva un membro del Blocco Egiziano, la coalizione su posizioni più laiche rispetto a quella guidata dalla Fratellanza nella quale si trova il partito degli Egiziani Liberi. “La nostra lotta non è ancora finita” scriveva un giovane sulla sua bacheca Facebook il 25 gennaio, giornata nella quale si è celebrato il primo anniversario dello scoppio della rivoluzione. “Nei prossimi mesi la piazza si riaccenderà, ma la nostra rivolta passa anche dalle urne. Dobbiamo fare il possibile per essere rappresentati nel prossimo Parlamento.” Nena News

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