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(24 Febbraio 2011) Enzo Apicella
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Egitto: riapre a maggio istituto scientifico incendiato a dicembre

Si tenta il recupero in tempi rapidi di questa prestigiosa istituzione incendiata lo scorso dicembre, si dice, dai militari. Andati in fumo 190 mila volumi, giornali e manoscritti conservati in questo istituto nato per volonta' di Napoleone durante la sua spedizione in Egitto

(18 Febbraio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Egitto: riapre a maggio istituto scientifico incendiato a dicembre

foto: nena-news.globalist.it

AZZURRA MERINGOLO

Il Cairo, 18 feb 2012, Nena News - Indossavano lunghi camici bianchi che potevano farli passare per medici in servizio. Avevano maschere e guanti chirurgici. Eppure i volontari che si sono visti nel centro del Cairo non stavano soccorrendo manifestanti rimasti feriti negli scontri, ma cercavano di salvare manoscritti secolari che rischiano di essere gli ennesimi martiri della rivoluzione scoppiata nelle strade egiziane poco più di un anno fa. Un gruppo di uomini va a terra giornali e teli di plastica, mentre alcune donne cercava di impaginare libri mezzi bruciati prima di passarli ad altri colleghi. Questi li riponevano ordinatamente in un camioncino che li portava al sicuro, lontano da quella che è stata fino ad ora la loro dimora, l’Istituto Scientifico del Cairo. Tra la sede del parlamento e quella dell’Università americana, lo scorso dicembre questo Istituto è stato una delle vittime della battaglia di via Qasr al-Aini, l’ennesima ondata di scontri violenti tra militari e attivisti.

Anche se non è ancora chiaro chi sia stato il responsabile dell’incendio che il 18 dicembre ha messo in fiamme la costruzione, molti cittadini continuano ad addossare la colpa ai militari visto che questi sono stati i primi a salire sui tetti delle costruzioni limitrofe per lanciare sassi ai manifestanti che hanno quindi fatto del piazzale dell’Istituto il loro campo di battaglia. Una volta innescata una fiamma, ad andare in fumo sono stati circa centonovanta mila volumi, giornali e manoscritti che erano conservati in questo istituto costruito da Napoleone Bonaparte durante la sua spedizione in Egitto iniziata nel 1798. Tra le macerie raccolte dai volontari che sono arrivati all’Istituto per proteggere il tesoro culturale che vi era conservato, sono state trovate pagine della “Description d’Egypt” un’opera in ventidue volumi che conteneva le osservazioni di venti anni di ricerca realizzata da più di centocinquanta studiosi e scienziati francesi che descrivevano i monumenti egiziani, l’antica civilizzazione faraonica e la vita dell’epoca. Napoleone, che era arrivato in Egitto per sconfiggere gli inglesi e stabilire una presenza coloniale francese sulle sponde del Nilo, apprezzava infatti la cultura faraonica. Per questo aveva portato con sé architetti, matematici, ingegneri, artisti e scrittori per scoprire e descrivere quella che lui aveva definito “la culla della scienza e dell’arte dell’umanità”

Oltre a questa opera, nell’incendio sono andati perduti altri importanti manoscritti , mappe risalenti al XVIII secolo, lettere e documenti essenziali per gli studiosi che si occupano di storia, egittologia e mondo arabo.

Le opere messe in salvo dai volontari sono state momentaneamente trasferite a Beit al-Sennary, un edificio nel quartiere popolare di Saida Zeinab, costruito in periodo ottomano da un mercante sudanese, Khatkuhada al-Sennary. Durante la spedizione napoleonica, questo edificio divenne la residenza di alcuni scienziati francesi che la trasformarono in un centro di ricerca all’interno del quale è stata compilata, caso vuole, la “Description de l’Egypt.”

E mentre i volontari continuano a ricollocare le opere salvate nel nuovo archivio temporaneo, il governo egiziano annuncia per maggio la riapertura dell’Istituto Scientifico. Per rimetterlo in sesto saranno spesi circa sette milioni di lire egiziane. Molto più tempo servirà invece per ricollocare al suo interno le opere originali salvate dai volontari. La loro restaurazione potrebbe infatti richiedere più di dieci anni di tempo. A mobilitarsi per il recupero di questo patrimonio culturale è stato anche l’emiro di Sharjah, il sultano bin Mohammed al-Qasini che si è detto disponibile ad accollarsi le spese dell’intera ristrutturazione dell’istituto. “Quello che ci apprestiamo a fare non è un favore al governo del Cairo. Stiamo solo restituendo all’Egitto parte di quello che ci ha donato” ha detto al-Qasini ricordando la missione egiziana arrivata a Sharjah nel 1954. “Gli egiziani ci hanno illuminato e hanno i accolto i nostri giovani nelle loro università. Non saremo mai in grado di sdebitarci per tutto questo.”

Nena News

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