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Eric Hobsbawm

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(2 Ottobre 2012) Enzo Apicella
E' morto a Londra Eric Hobsbawm, storico marxista

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Marx, più vivo e attuale che mai a 129 anni dalla sua morte

(15 Marzo 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com

Marx

foto: ciptagarelli.jimdo.com

In un giorno come oggi, 129 anni fa, moriva in pace a Londra, a 65 anni di età, Karl Marx. Egli ha patito la sorte di tutti i grandi geni, sempre incompresi dalla mediocrità regnante e dal pensiero incatenato al potere e alle classi dominanti.

Come Copernico, Galileo, Servet, Darwin, Einstein e Freud - per nominarne solo alcuni - fu insultato, perseguitato, uimiliato. Fu ridicolizzato da nani intellettuali e da burocrati accademici che non gli arrivavano neanche alle suoole delle scarpe, da politici compiacenti con i potenti di turno a cui ripugnavano le sue concezioni rivoluzionarie.

L’accademia fu ben attenta a chiudere le sue porte e né lui né il suo amico ed eminente collega, Friedrich Engels, ebbero mai accesso ai chiostri universitari. Anzi, Engels – di cui Marx diceva che era “l’uomo più colto d’Europa” non studiò neppure all’università.

Ma Marx ed Engels produssero una autentica rivoluzione copernicana nell’umanità e nelle scienze sociali: dopo di loro, e per quanto sia difficile separare la loro opera, possiamo dire che dopo Marx né l’umanità né le scienze sociali sarebbero mai tornate ad essere quelle di prima. L’ampiezza enciclopedica delle sue conoscenze, la profondità del suo sguardo, la sua ostinata ricerca delle prove che confermassero le sue teorie hanno fatto sì che Marx, tante volte date per morte le sue teorie e la sua eredità filosofica, sia più attuale che mai.

Il mondo di oggi assomiglia in modo sorprendente a quello che egli ed il suo giovane amico Engels pronosticarono in un’incredibile opera: Il Manifesto Comunista.

Questo sordido mondo di oligopoli rapaci e predatori, di guerre di conquista, di degradazione della natura e di saccheggio dei beni comuni, di disintegrazione sociale, di società polarizzate e di nazioni separate da abissi di ricchezza, potere e tecnologia, di plutocrazie travestite in modo da sembrare democrazie, di uniformità culturale regolata dall’American way of life è il mondo che egli ha anticipato in tutti i suoi scritti.

Per questo sono ormai molti, nei capitalismi sviluppati, che si chiedono se il secolo ventunesimo sarà il secolo di Marx.

Rispondo a questa domanda con un sì senza attenuanti e lo stiamo già vedendo: le rivoluzioni in cammino nel mondo arabo, le mobilitazioni degli “indignati” in Europa, la potenza “plebea” degli islandesi nell’affrontare e sconfiggere i banchieri e le lotte dei greci contro i sadici burocrati della Commissione Europea, del FMI e della Banca Centrale Europea, la scia di polvere incendiaria dei movimenti Occupy Wall Street che ha coinvolto più di cento città statunitensi, le grandi lotte che in America Latina hanno sconfitto l’ALCA e la sopravvivenza dei governi di sinistra nella regione, a cominciare dall’eroico esempio cubano, sono altrettanti segni che l’eredità del grande maestro è più viva che mai.

Il carattere decisivo dell’accumulazione capitalista, studiata come mai da nessuno nel Capitale, era negato da tutto il pensiero della borghesia e dai governi di quella classe, che affermavano che la storia era mossa dalla passione di grandi uomini, dalle credenze religiose, dai risultati di eroiche battaglie o da impreviste contingenze della storia stessa.

Marx trasse l’economia dalle catacombe e non solo sottolineò la sua centralità ma dimostrò che tutta l’economia è politica, che nessuna decisione economica è scevra di connotazioni politiche. Di più, che non c’è sapere più politico e politicizzato dell’economia, rompendo con i tecnocrati di ieri e di oggi che sostengono che i loro piani di tagli sociali e le loro assurde elucubrazioni econometiche obbediscono a meri calcoli tecnici e che sono politicamente neutri.

Oggi nessuno crede seriamente a queste menzogne, neppure le persone di destra (anche se si astengono dal confessarlo).

Si potrebbe dire, provocando un sorriso beffardo di Marx dall’aldilà, che oggi tutti sono marxisti, ma alla maniera di Monsieur Jordan, quel personaggio del Borghese Gentiluomo di Molière, che parlava in prosa senza saperlo.

Per questo, quando è scoppiata la nuova crisi generale del capitalismo, tutti sono corsi a comprare Il Capitale, a cominciare dai governanti dei capitalismi metropolitani.

Il fatto è che il problema era, ed è, così grave da non aver più tempo da perdere per leggere le sciocchezze di Milton Friedman, di Friedrich von Hayek o le monumentali stupidaggini degli economisti del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale o della Banca centrale Europea, tanto inetti quanto corrotti e che, a causa di entrambe le cose, non sono stati capaci di prevedere la crisi che, come uno tsunami, sta radendo al suolo i capitalismi metropolitani.

Per questo, per i meriti suoi ed i vizi degli altri, Marx è più vivo che mai e il faro del suo pensiero sparge ua luce sempre più chiarificatrice sulle tenebrose realtà del mondo attuale..

da: atilioboron.com; 14.3.2012
(traduzione di Daniela Trollio Centro di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli” via Magenta 88, Sesto S.Giovanni)

Atilio Boron
Politologo argentino

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