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NO MUOS

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(10 Agosto 2013) Enzo Apicella
Un centinaio di manifestanti no-Muos è riuscito a sfondare la recinzione e ad entrare nella base militare americana di Niscemi, in Sicilia.

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(Il saccheggio del territorio)

Capitalismo a cielo aperto

(22 Marzo 2012)

da www.rebelion.org/noticia.php?id=146529&titular=capitalismo-a-cielo-abierto-

Gustavo Duch Guillot * - La Jornada

18/03/2012

Si sentono i primi ruggiti. Gli uccelli partono in voli urgenti senza una rotta preordinata. I mammiferi corrono in cerchio fortemente disorientati. Le talpe e le arvicole si interrano più profondamente possibile, e si portano le mani a certi occhi pieni di lacrime che non hanno visto mai (sono quasi ciechi) niente di simile.

La gente del posto si abbraccia agli alberi. Un paio di giovani si sono incatenati a due di essi. Non importa, il primo morso arriva puntuale, e l'escavatore inghiotte mezza tonnellata di bosco, fauna e flora. Così, morsi di escavatori ed esplosioni di dinamite, fino a scavare nell'ombelico stesso del pianeta Terra una fossa di quasi due chilometri di diametro e per lo meno 800 metri di profondità.

Perché una tale violenta deflagrazione contro il nostro globo terracqueo? Che cosa pretendono di seppellire? Non temono che dal suo interno si sprigioni il fuoco dell'inferno e li carbonizzi? Scavano la propria tomba? Non li spaventa poter essere inghiottiti in una fenditura del terreno?

No, l'interesse del capitale e la sua necessità di moltiplicarsi sono tanto temerari quanto insensati e ripugnanti.

No, il capitalismo cerca su Marte, su Plutone o nelle profondità del sottosuolo qualunque cosa che gli dia da mangiare. Ora, in Ecuador, è l'attrazione per il rame a muovere il suo macchinario pesante.

No, non ci sono barriere. Per la miniera a cielo aperto El Mirador, il governo di Rafael Correa ha trovato capitale cinese per l'estrazione del rame per i prossimi 25 anni. Per la fame contadina non si trova mai soluzione.

No, non li preoccupano i problemi tecnici né ecologici relativi al deposito delle 26.000 tonnellate di detriti che si produrranno quotidianamente, perché da essi recupereranno 600 tonnellate del rame desiderato. In totale una montagna di materiale equivalente a 405 anni di raccolta della spazzatura di Guayaquil, la città più grande dell'Ecuador, per ottenere circa 5 miliardi di libbre di rame.

No, non vi saranno siccità, affinché germogli il loro metallo. Dai fiumi del popolo indigeno Shuar preleveranno120 litri d'acqua al secondo e la restituiranno acidamente inquinata; ed i pesci moriranno; e la popolazione si ammalerà.

No, i loro cuori metallici e freddi come il rame, non sapranno nulla di siccità giù lungo il fiume. I loro camion carichi di metallo circoleranno tra la miseria recentemente nata nel territorio.

E 25 anni dopo, quando il rame sarà finito (ed il pianeta anemico per la ferita) allora, come monumento all'avidità, l'impresa mineraria farà del grande scavo un lago turistico, dove gli arricchiti navigheranno sulle loro barche fuori bordo. E si daranno grandi arie di godere di una gran vista. Da El Mirador scruteranno ciò che fu la favolosa Cordigliera del Condor coi suoi alberi endemici e la sua diversità animale e vegetale. Ma non vedranno niente; sarà solamente e per sempre, grigia ed intossicata, la Cordigliera del Rame.

E questo progetto è soltanto il primo di una lunga lista di violente azioni megaminerarie contro la natura, favorite dal governo nazionale di quel piccolo paese andino, che si vanta d'essere il primo al mondo ad aver compreso costituzionalmente che la natura è soggetto di diritti.

Il popolo ecuadoriano è nelle strade, e grida che l'acqua vale più dell'oro.

* Gustavo Duch Guillot è coordinatore della rivista Sovranità Alimentare, Biodiversità e Culture.

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

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