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(10 Agosto 2013) Enzo Apicella
Un centinaio di manifestanti no-Muos è riuscito a sfondare la recinzione e ad entrare nella base militare americana di Niscemi, in Sicilia.

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La mega-diga del quimbo in colombia: devastazione made in italy

(1 Maggio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net

La mega-diga del quimbo in colombia: devastazione made in italy

foto: www.nuovacolombia.net

Il fiume Magdalena non è l’arteria idrica più lunga della Colombia, ma per le sue rilevanza strategica e portata è sicuramente il più importante. Lungo i suoi 1500 chilometri , di cui quasi due terzi sono navigabili, vivono decine di migliaia di famiglie la cui sussistenza economica dipende, direttamente o indirettamente, da questo gigante blu.

Tra le 18 regioni che bagna prima di lasciarsi cadere nel Mar Caraibico, vi è anche il dipartimento del Huila, le cui fertilissime terre irriga. Ed è proprio in questa regione che le multinazionali stanno affilando i propri artigli per imporre alle comunità locali la costruzione di una mega-diga che implicherebbe una devastazione ambientale irreversibile: 8800 ettari verrebbero inondati (5300 sono attualmente coltivati) e 2000 persone sarebbero sfollate, mentre altre 3000 perderebbero il proprio sostentamento economico derivante dall’attività agricola e dalla pesca. Siamo alla follia più agghiacciante: deviare un tratto tutt’altro che marginale del Magdalena!

L’impresa costruttrice è la EMGESA, controllata dalla spagnola ENDESA che a sua volta dipende dall’italiana ENEL. I primi lavori sono iniziati nel 2010 senza nemmeno aver ottenuto la licenza ambientale, e si stima che termineranno nel 2014 con un costo valutato in 837 milioni di dollari. Tuttavia, il costo preventivato è destinato a lievitare a causa della corruzione strutturale che pervade il tessuto politico ed economico colombiano. Come già successo più volte, nell’indennizzare i terreni che vengono espropriati ai grandi latifondisti viene gonfiato il loro valore reale, mentre ai contadini, quando non vengono sfollati violentemente dalle squadracce paramilitari, viene riconosciuto un risarcimento ridicolo.

L’Associazione Asoquimbo, che riunisce gli abitanti e cittadini che si oppongono all’opera, è stata duramente repressa e sgomberata dagli squadroni antisommossa dell’ESMAD. Il tutto, documentato dal video girato dal giornalista colombiano Vladimir Sánchez e dall’italiano Bruno Federico (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=BFv4HG8ALeA): il primo costretto all’esilio dopo aver ricevuto minacce di morte, e il secondo tenuto in stato di fermo dalla polizia colombiana per diverse ore, affinché capisse l’antifona…

L’ex ministro degli Interni German Vargas Lleras (spostato precipitosamente da Santos a presiedere quello della Casa), responsabile della forza pubblica e dell’ESMAD (famigerati squadroni antisommossa), deve rispondere in parlamento del conflitto di interessi che lo riguarda; suo fratello, infatti, è il direttore dell’impresa CODENNSA, una delle filiali di ENDESA.

Mentre l’ex narco-presidente Uribe, sotto il cui governo è stato avviato il progetto, dice che “la diga del Quimbo si deve fare perché sì…”, l’attuale presidente Juan Manuel Santos considera un fatto di assoluta normalità l’agire poliziesco; tutto ciò appare assai ovvio, viste le migliaia di vittime che il terrorismo di Stato miete ogni anno attraverso assassinii, torture e sparizioni nelle fila dell’opposizione politica e sociale.

Occorre ricordare che l’ENEL ha un 31% di partecipazione statale (ministero dell’Economia), ragion per cui lo Stato italiano -volente o nolente- è direttamente implicato nelle azioni di cui è responsabile la multinazionale tricolore.

La lotta contro il Quimbo ha tante analogie con la lotta NO TAV in Val di Susa: megaprogetti inutili e dannosi che potenti, politicanti e affaristi vogliono imporre a ferro e fuoco alle popolazioni locali, oltraggiate e represse senza scrupoli dai governi che dicono di rappresentare tutti i cittadini ma che in realtà funzionano come puri e semplici comitati d’affari.

Il Rio Magdalena accompagnò nel suo ultimo viaggio verso l’eternità il Libertador Simón Bolívar, la cui spada, impugnata oggi da milioni di suoi figli, ripercorre tutto il continente e non lascerà impunite le ferite inflitte al popolo colombiano, dagli oligarchi locali e dalle multinazionali, statunitensi o europee che siano.

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Associazione nazionale Nuova Colombia

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