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(18 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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    Rinnoviamo, votiamo Pippo

    (6 Agosto 2012)

    Dal Manifesto del 5 agosto 2012

    Fare chiarezza e sgomberare il campo da ogni equivoco. Ristabilire la verità delle cose. Procedere senza indugi sulla strada del rinnovamento della classe politica. Diradare le nebbie sulla candidatura di Pippo Baudo a presidente della Regione Sicilia avanzata da esponenti Pd. Il popolare presentatore ha detto alla radio di aver ricevuto una telefonata da Sergio D'Antoni che gli proponeva la candidatura all'ambita carica. È una buona notizia. Se ne deduce infatti che D'Antoni è vivo, partecipa attivamente alla vita politica del paese e sa usare il telefono. Il segretario del Pd siciliano ha smentito, quindi forse è vero. Bersani ha riso di gusto e ha detto di non saperne nulla. Quindi è sicuramente vero, tanto più che Baudo ha dichiarato di avergli parlato della cosa, con il che il popolo democratico è ora di fronte all'agghiacciate dilemma se credere a Pippo o al segretario. Pippo Baudo ha dichiarato anche che non è la prima volta. Prima di D'Antoni gli aveva chiesto di candidarsi in Sicilia Prodi (2005), e prima di lui Nitti (1919), e prima di lui Matilde di Canossa (1079), e prima ancora Odoacre in persona (480, poco prima dell'invasione della Dalmazia). A tutti, con coerenza cristallina, Pippo Baudo ha detto un no fermo e cortese, perché lui non ama i compromessi e preferisce fare la tivù, dove rappresenta il rinnovamento da almeno 54 anni. E questo, pur essendo di sinistra dai tempi, appunto, di Odoacre, e pure prima, come si può vedere nelle pitture rupestri di Ukhahlamba-Drakensberg, in Sudafrica (1.000 a.C.), dove un giovane Pippo Baudo mostra a un bisonte la sua tessera del Pd. A nulla sono valse le rassicurazioni del mondo politico che promettevano a Baudo un appoggio ampio della nuova granitica coalizione di centrosinistra - dai Tupamaros alla Binetti - oltre alla garanzia di poter formare liberamente la sua squadra, inclusi Giucas Casella e Sharon Stone. Alla fine, la candidatura pare tramontata, lasciando in tutti la netta sensazione che Pippo Baudo, dicendo «Grazie, non è il mio mestiere», sia l'unico in questa storia che ci sta con la testa.

    Alessandro Robecchi

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