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Obama e la Tunisia

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Egitto: ancora scioperi e proteste dei lavoratori

(25 Settembre 2012)

Mentre i media riferiscono di film e vignette su Maometto, in Egitto si assiste ad una delle fasi recenti più conflittuali che ha per protagonisti i sindacati indipendenti.

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di Paolo Gonzaga

Il Cairo, 25 settembre 2012, Nena News - Mentre la stampa mondiale é impegnata a discutere di proteste, ambasciate, film e vignette sul Profeta dell'islam, in Egitto si assiste ad una delle fasi più conflittuali della storia politica moderna del paese delle Piramidi. Infatti con la rivoluzione sono nati per la prima volta dei sindacati indipendenti, che in questo periodo hanno paralizzato il Paese con alcuni scioperi e proteste.

I sindacati indipendenti dell'istruzione e dei trasporti pubblici, avanguardie del nuovo sindacalismo di base egiziano, si sono mobilitati coordinandosi, con una serie di rivendicazioni sulla democrazia nei luoghi di lavoro e di incrementi salariali, proprio all'inizio dell'anno scolastico, bloccando così l'inizio delle lezioni e facendo sentire la propria voce in ogni casa egiziana. Se prima delle caduta di Mubarak, esisteva un sindacato unico," giallo", l'ETUF (Egyptian Trade Unions Federation) la rivoluzione ha accelerato il processo di ricostruzione delle organizzazioni indipendenti dei lavoratori in Egitto.

Un processo che vide i primi frutti con la fondazione del sindacato dei collettori delle tasse, il RETAU, nel 2008. La creazione del RETAU segnò infatti una rottura storica con la precedente esperienza del sindacato unico ai tempi di Nasser. E' stato il primo sindacato indipendente fin dalla creazione della Federazione dei Sindacati Egiziani da parte di Gamal Abdel Nasser nel 1957. Dalla sua creazione nel 1957, la Federazione Sindacale Egiziana (FSE) è stata l'unica organizzazione sindacale legale in Egitto, istituita con la legge n. 35 del 1976, quando il sindacato prese il nome di ETUF. Il sindacato unico fu a lungo un braccio dello Stato, nonostante i drammatici cambiamenti nella politica economica e sociale avvenuti dai tempi di Sadat fino a Mubarak, che a seguito agli accordi di aggiustamento strutturale firmati nel 1991 con il FMI, mise in atto feroci ristrutturazioni aziendali e privatizzazioni, arrivando a privatizzare 314 aziende statali. Il sindacato ETUF accettò pure, senza opporre alcuna resistenza, la "Unified Labour Law" del 2003 che smantellava il sistema di garanzie contrattuali, introducendo la flessibilità massima - i contratti diventarono perciò tutti a tempo determinato - con la possibilità per i proprietari di licenziare i lavoratori in qualsiasi istante.

Nonostante l'ETUF si occupasse di controllare i lavoratori molto più che rappresentarli, non fu comunque in grado di prevenire la crescente rabbia, malcontento e ribellione del mondo del lavoro alla fine degli anni dell'era Mubarak. Dal 1998 al 2010 infatti, un numero stimato tra i 2 e i 4 milioni di lavoratori egiziani parteciparono a circa 4.000 scioperi e altre iniziative pubbliche di protesta. Queste mobilitazioni svolsero un ruolo importante nel delegittimare il regime agli occhi di molti egiziani, molto prima delle manifestazioni di massa che hanno portato alla cacciata di Hosni Mubarak nel febbraio 2011.

Il primo e storico sindacato indipendente si é formato nel 2008, e fu il Comitato Superiore dello Sciopero dei collettori di tasse (Real Estates TAx Union),composto da delegati provenienti da una rete nazionale di comitati di sciopero, eletti a livello locale, che negoziò un accordo vittorioso nel gennaio 2008.

Questo sindacato fu praticamente creato dal poi famoso sindacalista e attivista di sinistra Kamal Abu 'Eita e da alcuni suoi compagni. Questi organizzarono una serie di lotte per arrivare a percepire lo stesso salario che percepivano gli impiegati che svolgevano le loro stesse mansioni presso il Ministero delle Finanze, in una di quelle situazioni assurde che contraddistinguono la burocrazia statale egiziana. Il gruppo di lavoratori di Abu 'Eita era finito infatti vittima di una riorganizzazione, per cui una parte di impiegati si era ritrovata sotto un'autorità locale con un budget e risorse molto bassi mentre altri loro colleghi erano andati a finire sotto il Ministro della Finanze con risorse molto più alte.

Si arrivò ad un'occupazione ad oltranza della strada di fronte al Ministero da parte di 8.000 lavoratori e delle loro famiglie, e il Ministro, Butrous Ghali, dovette incredibilmente cedere alle richieste dei lavoratori, che ebbero un aumento di stipendio del 325%. Sull'entusiasmo di questo insperato successo durante il 2008 Kamal Abu 'Eita e i suoi compagni di lotta si impegnarono a costruire il nuovo sindacato indipendente, che fu il modello per tutti i numerosissimi sindacati indipendenti che verranno dopo. Su 50.000 lavoratori del settore, 30.000 si iscrissero al nuovo sindacato, che nell'Aprile del 2009 fu oltretutto incredibilmente riconosciuto dal "Ministro della Forza Produttiva e Migrazione", praticamente il Ministero del Lavoro. Fu così il primo sindacato indipendente dopo più di mezzo secolo.

Kamal Abu Eita, il fondatore del RETAU e candidato nasseriano alle recenti elezioni parlamentari, diventò successivamente il presidente dell'associazione dei nuovi sindacati indipendenti, l'EFITU.

Infatti durante la rivolta, nacque una nuova sigla sindacale, la EFITU (Egyptian Federation of Independent Trade Unions) che tolse il monopolio della rappresentanza al vecchio sindacato di regime. Tramite vaste mobilitazioni senza precedenti in Egitto, tra il 2011 e il 2012 i lavoratori riuscirono a formare centinaia di nuovi sindacati indipendenti. Sindacati sempre più conflittuali, che dopo aver invitato ad abbattere il Mubarak che c'è in ogni luogo di lavoro, hanno cominciato ad organizzare scioperi e mobilitazioni collettive con rivendicazioni non più meramente salariali e corporative, ma finalmente di contestazione delle istituzioni, portatrici di istanze di democrazia e auto-organizzazione nei luoghi di lavoro e nella società. Già nel 2011 si assistette ad una ondata di scioperi. Una serie di agitazioni di massa iniziate nel settembre 2011 e che paralizzarono il governo e il consiglio militare.

I sindacati indipendenti e i comitati di sciopero, che guidarono questi scioperi, sono parte di quello che oggi è certamente il più grande movimento organizzato a sinistra, con vere radici nelle lotte quotidiane popolari. Le organizzazioni dei lavoratori, cresciute enormemente dal febbraio 2011 e che hanno le loro radici nel periodo pre-rivoluzionario dell'ondata di scioperi, hanno già dimostrato una capacità di articolare insieme una serie di richieste di giustizia sociale e di "pulizia" dell'apparato statale. La loro capacità di guidare le lotte sociali si é dimostrata attraverso la diffusione dello stesso modello di organizzazione - i sindacati indipendenti - e di una forma di azione collettiva - lo sciopero - tra i poveri e nella classe media precaria.

Oggi i sindacati indipendenti sono circa 400, di cui però solo una parte formalmente registrata, fra comitati di fabbrica e veri e propri sindacati, e stanno lottando con il ministro del lavoro, un esponente dei Fratelli Musulmani, e contro il loro partito "Libertà e Giustizia". Infatti i Fratelli Musulmani e il loro braccio politico "Libertà e Giustizia" - hanno una visione di destra neo-corporativa, perfettamente allineata al punto di vista neo-liberista gradito da Washington dei nuovi leader ultra-miliardari della Confraternita, come il potentissimo Khayrat al Shater, Hassan Malik, Essam El Haddad e tutta l'area degli "islamic oriented business-men" - e stanno manifestando tutta la loro contrarietà al conferire diritti ai lavoratori, alla democrazia nelle fabbriche e nei luoghi di lavoro e al concetto stesso di sindacati indipendenti.

A sinistra, le nuove coalizioni e i nuovi partiti, che dovranno necessariamente unirsi per contrastare l'islam politico, stanno cercando di approfittare di queste contraddizioni nelle politiche dei Fratelli Musulmani, volte alle privatizzazioni e alle dismissioni di tutto ciò che é pubblico, pienamente in linea con quelle di Mubarak e del Fondo Monetario Internazionale a cui anche il nuovo Presidente della Repubblica Araba d'Egitto, il Fratello Musulmano Mohammed Mursy, é corso a chiedere un mega-prestito di 4,8 miliardi di dollari. Gli stessi Fratelli Musulmani non hanno mai messo in discussione le politiche neoliberiste di Mubarak, ponendo l'accento solo sulla corruzione e promettendo di rendere l'Egitto benestante sulla base delle loro"presunte mani pulite".

I Fratelli Musulmani hanno raccolto e raccolgono molti voti presso le classi popolari con slogan sulla giustizia sociale, ma la giustizia sociale che hanno in mente gli alfieri della "deregulation", degli accordi con il Fondo Monetario, che sono oggi ai vertici dei Fratelli Musulmani e del loro partito "Libertà e Giustizia", é molto diversa da quella che hanno invece in mente gli operai ed i lavoratori, che chiedono invece diritti e reddito, una sanità ed un'istruzione pubbliche, che funzionino e non privatizzate e pagate con le zakat (elemosine rituali, obbligo religioso islamico) come vorrebbero i partiti islamisti, Fratelli per primi.

La sinistra deve rimarcare la differenza tra diritti e carità e rivendicare la rappresentanza dei ceti più poveri con politiche economiche e sui diritti favorevoli alle classi popolari, in un Egitto dove le disparità sociali sono tra le maggiori al mondo. Se i due nuovi schieramenti di sinistra, "Corrente Popolare" - del terzo classificato alle presidenziali, il nasseriano e socialista Hamdeen Sebbahi - e "Alleanza Democratica Rivoluzionaria", presentatesi entrambe al pubblico la settimana scorsa, con reciproca visita di delegazioni, con l'"Alleanza Rivoluzionaria Democratica" (Revolution Democratic Coalition) che vede coalizzate pressoché tutte le forze della sinistra egiziana, avranno la forza e il coraggio di unirsi mantenendo il collegamento che si é creato con il sindacalismo indipendente, alle prossime elezioni il risultato potrebbe finalmente premiare la componente che più si é battuta per rovesciare Mubarak chiedendo democrazia, giustizia sociale e dignità.

E soprattutto la sinistra egiziana potrà ambire a togliere quella pericolosa egemonia culturale che é in mano da troppi anni al reazionario e conservatore islam politico.

Nena News

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