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Roma, 20 novembre 2012
Ferrovieri vivi!

(21 Novembre 2012)

Un’importante assemblea di ferrovieri.
Di certo, una prima risposta al bidone contrattuale firmato da tutto l’arco sindacale di stato ( CGIL-CISL-UIL-UGL-FAST ) cui si è aggiunta infine l’ORSA affossando definitivamente ogni sua pretesa di rappresentare nella categoria il “sindacato diverso autonomo e di base”.
Di certo un primo momento per contare le forze disponibili a riattivare il corpo narcotizzato dei ferrovieri da troppi anni di sconfitte e deleghe in bianco.
Ma non solo, non solo questo.
E’ stato anche un’occasione per un bilancio complessivo del processo di privatizzazione e liberalizzazione ferroviaria, dell’integrazione sindacale in esso e degli effetti nefasti sui ferrovieri, sull’intero trasporto su rotaia e sui viaggiatori, in termini normativo contrattuali, di salute e sicurezza del servizio, dell’aumento nella disparità di trattamento della clientela tra A.V. e trasporto popolare.

Un’assemblea, quella del 20 novembre, nata veramente dal basso, completamente autoorganizzata, autogestita ed autofinanziata, la cui ossatura politica è stata rappresentata dal gruppo web-facebook “mobilitazione generale ferrovieri” e dai macchinisti.
150 ferrovieri ( tra cui molti giovani e giovanissimi! ) hanno risposto all’appello da quasi tutte le regioni Italiane, macchinisti, capotreni, capostazioni, S.T.C. dell’assistenza, senza avere l’”onore” di alcuna presenza giornalistica o istituzionale.
E’ tutto improvvisato, dal banchetto dei volantini, delle riviste “Cub rail” e “Ancora in marcia”, alla “presidenza” con Dante De Angelis a coordinare, raccordare, battere i tempi e chiamare gli interventi, al tentativo piu’ o meno riuscito di diretta streaming dell’intera assemblea.
Eppure, per 5 ore si sono alternati al microfono i piu’ di 30 interventi, diversi per accenti e sensibilità, ma uniti nella ricerca di una proposta unitaria che dia spazio e voce, ma anche prospettiva organizzativa, all’attuale momento di protesta e rigetto emozionale di un contratto disastroso.
Si va dalla memoria storica delle lotte passate raccontata dai piu’ anziani come sprone ed incoraggiamento per l’oggi, alla proposta di creazione di un “contenitore aperto” e trasversale a tutte le OO.SS. per questa mobilitazione, al rifiuto di una “nuova” sigla sindacale, alla necessità di una nostra presenza al prossimo rinnovo r.s.u., alla solidarietà con tutti i licenziati, all’elencazione di tutti i tratti negativi dell’ultimo c.c.n.l..
Comune a tutti gli interventi la necessità di superare il minoritarismo della risposta settoriale, categoriale, corporativa, in favore di una risposta generale dei ferrovieri che tenga conto dell’ancor piu’ generale condizione del corpo di classe dei lavoratori.
Comune a tutti gli interventi l’esigenza di dare visibilità al neonato movimento, chiarendo comunque da subito che la nostra è una “proposta in salita”, senza certezze, senza promesse, osteggiata dall’azienda come dai sindacati.
Degni di particolare nota gli interventi di Sandro Giuliani, capotreno di Roma Tiburtina licenziato un anno e mezzo fa da Trenitalia e l’applaudita solidarietà portata all’assemblea da Guglielmo, lavoratore delle agenzie delle entrate, ed al suo invito a contrapporre ad un attacco generale una lotta generale.
Intorno alle 14.00, incalzati dalla chiusura della sala a nostra disposizione, e mentre fa capolino e “benedice” Ezio Gallori ( macchinista pensionato storico fondatore del C.O.M.U. e compagno di tante battaglie ) ci avviamo alle conclusioni ben sapendo che i lavori restano in corso e restano intensi.
Nel tentativo di sintesi finale si annuncia la fattura di un documento-verbale dell’assemblea e delle proposte uscite, da diffondere in tutti gli impianti, con al suo centro l’urgenza della massima unità tra ferrovieri e tra questi e gli altri lavoratori, la necessità di collegare la specificità categoriale con il rifiuto generale dei peggioramenti normativo contrattuali, l’esigenza di stare con i piedi per terra, nelle difficoltà del momento, senza salti, con un passo ridotto ma deciso e determinato.
Altra proposta conclusiva è quella di legare la scelta individuale di non finanziare piu’ e di non delegare piu’ la nostra rappresentanza alle oo.ss. firmatarie con il proseguio della mobilitazione, mettendo in campo, al piu’ presto, un’importante iniziativa contro la riforma pensionistica ed uno sciopero generale di tutti i ferrovieri per l’inizio del 2013.
Infine, fattivamente da subito, verrà creata la “cassa di resistenza” come strumento concreto di solidarietà e mutuo soccorso ma anche come strumento di avvicinamento e contribuzione diretta dei colleghi finora non coinvolti nella lotta.
E’ solo un primo passo, ma le cose grandi cominciano da quelle piccole.
Avanti ferrovieri, la locomotiva corre ancora, come cosa viva, contro l’ingiustizia!

Pino ferroviere

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