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La fatalità

La fatalità

(25 Novembre 2008) Enzo Apicella
Per Berlusconi è stata una fatalità il crollo che ha ucciso Vito Scafidi nel liceo Darwin di Rivoli

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    (La controriforma dell'istruzione pubblica)

    Tasso occupato: no spaccature tra gli studenti

    (21 Novembre 2012)

    Gli studenti, uniti su tutti i fronti, si preparano al corteo del 24 novembre con iniziative, assemblee e attività per diffondere cultura e informazione.

    tassoccupatopopoff

    Roma, mercoledì 21 novembre 2012 03:31

    Giulia, Lavinia e Ilaria: le incontro in via Alessandria, per caso, all'uscita da una pizzeria. Io ho appena finito di mangiare. Loro, invece, stanno cercando di raccogliere fondi per le iniziative del loro liceo occupato, il Tasso, al centro di dibattiti controversi nelle cronache di questi giorni. Sembrano comuni sedicenni, con leggins neri e maglie lunghe, un leggero trucco sugli occhi e i capelli un po' in disordine. A guardarle meglio, però, hanno il volto sincero, speranzoso, di chi sta portando avanti una battaglia in cui crede fermamente (quella contro l'ex ddl Aprea, dal nome dell'ex deputata Pdl Valentina Aprea che aveva presentato un primo testo quattro anni fa). Hanno il volto di chi vuol far conoscere i motivi e le modalità della protesta a più persone possibili. Perché protestare è l'unica maniera per farsi ascoltare e per scuotere la coscienza civile di uomini e donne che sembrano non indignarsi più, in questo Paese. E loro ne sono consapevoli. Mi propongono di visitare la scuola e le seguo volentieri, per le strade romane, mentre mi parlano delle loro idee, dei loro desideri. Non hanno niente da nascondere e me lo dimostrano facendomi entrare nelle loro aule e nei loro corridoi, ad un'ora (è passata da un bel po' la mezzanotte) in cui le attività sono ferme e ci si rilassa per ricaricarsi e affrontare una nuova giornata di protesta.

    In realtà, i ragazzi sono svegli e in azione anche a quest'ora, impegnati ad organizzare gli incontri e le iniziative previste fino alla fine della settimana, che coinciderà con il termine dell'occupazione. «La nostra protesta sfocerà e troverà la sua massima espressione nel corteo che si terrà il 24 novembre. A questo proposito, oggi abbiamo ospitato nei locali della scuola un'assemblea pubblica che ha raccolto studenti medi, universitari e il coordinamento precari, proprio per la mobilitazione di questo sabato». Ci hanno raggiunto anche Flaminia, Giulia e Matteo, che si occupano dell'organizzazione di tutti gli eventi. «Abbiamo letto sui giornali che la protesta si era spaccata, che gli studenti si sono divisi perché non erano d'accordo sulle forme di espressione del dissenso. Non è così. Ci teniamo a precisarlo: tutte le azioni che svolgiamo all'interno della scuola e all'esterno (flash mob, lezioni di piazza ecc.) sono coordinate tra loro e complementari». Flaminia parla con voce ferma, gli occhi un po' stanchi ma fieri. «Abbiamo pensato che in questo modo avremmo fatto conoscere la nostra azione di protesta al di fuori dell'ambiente scolastico e saremmo riusciti a coinvolgere più persone. Gli unici che ci hanno osteggiato sono stati i docenti, ma solo perché temevano una similitudine tra occupazione e distruzione. Stiamo dimostrando che non è così. Dal primo momento di occupazione ci siamo presi cura della scuola, perché la scuola è una nostra responsabilità. Puliamo i bagni e le aule ogni giorno, abbiamo ripulito i muri da scritte e disegni delle passate occupazioni, abbiamo chiuso i piani in cui non vengono svolte attività proprio per evitare danni e domani ridisegneremo le strisce nei campi. Stiamo riqualificando il nostro edificio, perché vogliamo far capire che alla nostra scuola ci teniamo, che siamo responsabili di questi luoghi di cui ci stiamo riappropriando e di cui spesso siamo soltanto fruitori».

    La scuola è per e, soprattutto, delle nuove generazioni: è la base di un sistema democratico, la culla dello spirito critico che ogni buon cittadino dovrebbe sviluppare. E di questo i ragazzi ne sono consci. «Sappiamo di essere nati e cresciuti nel berlusconismo», dice Giulia sinceramente «ma siamo in grado di prenderne orgogliosamente le distanze, perché l'ansia di apprendere e la sete di conoscenza ci rendono in grado di farlo. Vogliamo essere un punto di partenza per altre mobilitazioni, per risvegliare il bisogno di riappropriarsi dei propri diritti e per cercare di ricostruire un'Italia che è allo sfascio più totale. Questa riforma comporta un processo di trasformazione della scuola pubblica in scuola privata, in scuola-caserma, diciamo, in cui si soffoca sempre di più la nascita di una coscienza critica nei giovani. E fa parte di un progetto più ampio, che va oltre l'ambiente scolastico».

    «Se non investi sulle giovani generazioni, su di noi, non vai da nessuna parte. Dequalificare la scuola vuol dire dequalificare completamente il sistema democratico e distruggere definitivamente la possibilità di creare una base solida per la ripresa del Paese». Flaminia ha le idee ben chiare e parla con la determinazione di un leader. «Questo progetto lo sta portando avanti il governo tecnico, sì, ma con l'assenso di una buona parte del Parlamento». È Matteo questa volta a parlare, dopo il giro di ricognizione e dopo essere andato a fare gli auguri a un suo compagno, che quest'anno festeggerà il compleanno qui, tra queste mura, in modo bizzarro ma consapevole di fare qualcosa d'importante. «C'è sicuramente un legame con l'ex governo di Berlusconi ma, se prima sembrava tutto meno organizzato, con Monti ora tutto sembra avere uno scopo più preciso, mirato: quello di abbattere l'opinione critica. E la chiarezza delle idee che sta alla base di tutto ciò rende questo progetto ancora più pericoloso. Hanno volutamente fatto finta di non capire la nostra protesta e di credere che ci fossero spaccature tra gli studenti, per screditarci. Per fortuna non è così».

    Li ringrazio per avermi fatto entrare e per avermi dato fiducia. Mi riaccompagnano al portone e auguro loro un in bocca al lupo, al quale rispondono prontamente, con il sorriso. Forse la Fornero ha ragione: questi giovani sono choosy. Sono choosy perché non si accontentano di vivere in un'Italia votata al declino. Sono choosy perché hanno scelto di lottare e di provare a cambiare quello che non va in questo nostro Paese. Sono choosy perché non si arrenderanno e sperano di essere d'esempio per tanti altri. Io li voterei, questi ragazzi, alle prossime elezioni: sono gli unici che riescono a darmi un po' di speranza.

    Giorgia Pietropaoli (popoff.globalist.it)

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