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(19 Aprile 2013) Enzo Apicella

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La farsa delle primarie e gli anarchici

(11 Dicembre 2012)

Meritava seguire le primarie del PD-SEL, una formula parziale e zoppa del centrosinistra. Mancava infatti il discolo sbirro e magistrato Di Pietro con i suoi seguaci, alquanto dispersi negli ultimi tempi dopo un periodo di splendore durante i referendum. Occorre infatti capire come ha funzionato la trappola del consenso. E comprendere come molti, anche gente che si conosceva e si presentava su posizioni più critiche, ci siano cascati.
Non dimentichiamo che, comunque, ci sono andati un milione in meno che nel 2005. Però l'idea che tre milioni e più (notevolmente di meno al secondo turno) di persone adulte e pensanti abbiano partecipato alla rappresentazione spettacolare ci fa intendere come il potere democratico (finto!) riesca a imporre le proprie scadenze e i propri riti. I mezzi di informazione di massa hanno invaso le case di 6-7 milioni di cittadini/e catalizzando l’attenzione collettiva su un evento assai meno pericoloso per lo Stato che le questioni accese dell’Ilva di Taranto o dagli imminenti aumenti dei balzelli sanitari. E questo esempio della cattura di un consenso di massa credo che debba interessare anche gli/le anarchici/che che per quanto astensionisti in campo elettorale non lo sono, evidentemente, in quello sociale e politico in senso lato.
La scelta tra candidati lievemente diversi, che spesso si sono rifatti esplicitamente a personaggi clericali (da papa Giovanni al cardinale Martini con una fantasia davvero…incredibile), è apparsa a molti come una possibilità concreta di farsi sentire col voto nel mondo della politica. Ciò ha permesso agli apparati (PD+SEL) di verificare la propria capacità di controllare, e addirittura di entusiasmare, una notevole base popolare. E' evidente che le primarie sono pure una risposta alla concorrenza, molto teatrale anch'essa, che Grillo e i suoi esercitano sui delusi dalla politica tradizionale.
Per il potere governativo del sedicente tecnico Monti, che il PD ha appoggiato al di là di minuscole e innocue critiche sulle scelte più antipopolari, è stato un ulteriore passo avanti sulla strada del probabile rinnovo del mandato assegnatogli dal vecchio marpione ex comunista Napolitano. Al falso tecnocrate della Bocconi tutti i politici più importanti, o quasi, hanno delegato il compito di realizzare quanto avevano deciso a livello di restrizione degli spazi di agibilità politica, di sviluppo degli affari e dei profitti (vedi il business del TAV), di eliminazione sostanziale dei diritti dei lavoratori conquistati nei decenni precedenti. Insomma di restaurazione con la scusa del “lo ha imposto l’Europa”.
Tra i cinque c'erano: un "usato sicuro" (espressione centrata?) generato dall'apparato PCI-PDS-PD come il maturo Bersani, un innovatore pragmatico e giovanile come il gagliardo Renzi, un gay semi alternativo come l’attore Vendola , una donna-sindaco di periferia dalle buone intenzioni come la seria Puppato, un cattolico quasi progressista come l’umorista Tabacci. Insomma si è offerto un ventaglio di possibilità per farsi guidare da un leader accettabile e, a vario livello, già collaudato. Sappiamo bene cosa voglia dire questa illusione. A suo tempo con Prodi, poi con Veltroni, ora con Bersani. Per fermarsi a tempi a noi vicini.
Tutto ciò mostra come la presa di coscienza libertaria e autogestionaria alla quale miriamo abbia ancora molta strada da fare per farsi capire da una fetta non minuscola della popolazione oppressa. In un certo senso, non è una novità, ma una conferma. Su cui non è inutile riflettere.

Claudio Venza

Claudio Venza - Umanità Nova (n. 38 anno 92)

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