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Obama smantella il welfare

(12 Aprile 2013)

obudget

Giovedì 11 Aprile 2013 23:00


La prima bozza di bilancio federale del secondo mandato presidenziale di Barack Obama è stata presentata ufficialmente al Congresso americano nella giornata di mercoledì e si contraddistingue per una serie di tagli senza precedenti a popolari programmi sociali finora risparmiati dalla scure della classe politica d’oltreoceano. Il budget della Casa Bianca per i prossimi dieci anni ammonta a oltre 3.700 miliardi di dollari e ripropone molte delle offerte fatte, e poi respinte, alla leadership repubblicana della Camera dei Rappresentanti sul finire del 2012 nell’ambito delle trattative sul cosiddetto “fiscal cliff”.

Tra le misure di riduzione di spesa proposte, spiccano i tagli previsti a Medicare - il programma di assistenza sanitaria riservato agli americani più anziani - e Social Security, l’insieme di benefit per i pensionati. Il primo programma, creato negli anni Sessanta durante la presidenza Johnson, verrebbe privato di 400 miliardi di dollari nel prossimo decennio, in seguito a risparmi di spesa che andrebbero a toccare i rimborsi destinati a compagnie farmaceutiche, ospedali e altri fornitori di prestazioni sanitarie, ma anche all’aumento dei premi assicurativi pagati dai beneficiari.

Di importanza simbolica ancora maggiore, anche se quantitativamente inferiori, sono poi i tagli a Social Security, un programma istituito nel 1935 dal presidente Roosevelt e considerato intoccabile anche dalla maggior parte dei parlamentari democratici. Qui i risparmi dovrebbero essere di circa 130 miliardi in dieci anni, soprattutto grazie al passaggio dall’attuale sistema di adeguamento dei benefit al costo della vita ad un altro meno generoso che permetterà al governo di ridurre i rimborsi dello 0,3% all’anno.

Il piano di bilancio di Obama è stato presentato in ritardo rispetto ai tempi consueti e dopo che i due rami del Congresso avevano presentato i propri. Nessuno di questi ultimi, al contrario di quello del presidente, include tagli a Social Security, nemmeno quello redatto dalla destra repubblicana alla Camera e che prevede il pareggio di bilancio entro dieci anni senza aumenti della pressione fiscale ma con tagli selvaggi alla spesa pubblica.

Secondo i media americani, la proposta della Casa Bianca, che va ben al di là di quanto i democratici al Congresso sembrano disposti a digerire, avrebbe come obiettivo principale quello di rompere definitivamente lo stallo che da un paio di anni impedisce un accordo bipartisan sulla questione del debito USA e costringe i due partiti a procedere con continui provvedimenti tampone.

Con la nuova scadenza dell’innalzamento del tetto del debito pubblico che si ripresenterà la prossima estate, lo stesso Obama ha voluto lanciare un messaggio di conciliazione ai propri rivali politici, affermando durante la conferenza stampa alla Casa Bianca di mercoledì di essere disponibile ad accettare i tagli ai programmi pubblici “come parte di un compromesso”. Per questo, ha aggiunto il presidente democratico, “spero che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane i repubblicani si facciano avanti e dimostrino di fare sul serio circa il problema del debito”.

Nonostante la disponibilità così mostrata, i vertici del Partito Repubblicano hanno accolto molto freddamente le richieste di Obama, con il leader di minoranza al Senato, Mitch McConnell, e il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Paul Ryan, che hanno ribadito la loro volontà di tagliare ancora di più la spesa pubblica.

I repubblicani, inoltre, si sono detti ancora una volta contrari agli aumenti delle entrate fiscali volute dal presidente e che dovrebbero ammontare a 700 miliardi di dollari, principalmente attraverso la riduzione delle detrazioni per i redditi più elevati. Il budget di Obama rappresenta però solo un punto di partenza nella trattativa con i repubblicani, in seguito alla quale, se verrà trovato un accordo, saranno decisi tagli ancora più pesanti ai programmi sociali.

Se i leader repubblicani hanno ufficialmente respinto gli inviti al dialogo del presidente, quest’ultimo ha iniziato un’offensiva volta a convincere almeno qualche senatore dell’opposizione ad approvare la propria bozza, così da mettere pressione sui repubblicani della Camera per negoziare un accordo di ampio respiro.

L’atteggiamento di Obama ha però subito creato più di un malumore non solo tra i “congressmen” democratici ma anche tra i suoi sostenitori e i media “liberal”. Il New York Times, ad esempio, ha aperto giovedì un pezzo di analisi della notizia del bilancio della Casa Bianca interrogandosi sul significato della definizione di “democratico progressista” se attribuita ad un presidente che potrebbe essere ricordato come colui che ha smantellato due pilastri (Medicare e Social Security) della politica del suo partito.

Il Times ha poi riportato le reazioni di altri esponenti della società civile generalmente schierati a fianco dei democratici, i quali, evidentemente incuranti delle politiche reazionarie messe in atto e della drammatica erosione dei diritti democratici avvenuta negli Stati Uniti negli ultimi quattro anni, inizierebbero solo ora a chiedersi “se il presidente sia realmente un progressista”.

Simili critiche rivelano come la galassia “liberal” americana, che continua ad alimentare l’illusione di poter determinare una svolta progressista nel paese esercitando pressioni sull’amministrazione Obama, tema che gli attacchi a programmi popolari come Medicare e Social Security possano determinare un’ulteriore allontanamento della classe media e della “working-class” dal Partito Democratico, producendo una débacle elettorale al prossimo appuntamento nazionale con le urne nel 2014.

La difesa di questi programmi da parte dei democratici, infatti, è stata finora uno dei motivi che ha consentito al partito di Obama di mantenere una relativamente solida base elettorale tra le classi più disagiate, spaventate dai propositi repubblicani di tagliare pesantemente questi capitoli di spesa. Con l’aggravarsi della crisi economica e in presenza di un debito colossale, tuttavia, l’aristocrazia economica e finanziaria americana, di cui il Partito Democratico è espressione, ritiene che sia giunto ora il momento di procedere con lo smantellamento di quello che resta dello stato sociale negli Stati Uniti.

Sulla posizione di Obama, d’altra parte, si sono già allineati alcuni parlamentari del suo partito e l’attitudine di questi ultimi è risultata evidente dalle parole del senatore della Virginia Mark Warner, uno dei pochi democratici che ha già dato il proprio sostegno incondizionato alla proposta di bilancio della Casa Bianca.

A fronte di un’accumulazione di profitti senza precedenti da parte delle grandi compagnie e banche americane, dei ripetuti record fatti segnare dalla Borsa di Wall Street e di un programma di espansione monetaria lanciato della Fed che prevede in pratica lo stampaggio di denaro per 85 miliardi di dollari al mese, Warner ha avuto il coraggio di affermare che “i numeri dei programmi pubblici [Medicare e Social Security] non sono sostenibili”, per poi chiedersi senza imbarazzo “cosa sarà possibile spremere se non si trova un modo per riformarli ?”.

Michele Paris - Altrenotizie

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