">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

3 al giorno

3 al giorno

(10 Ottobre 2011) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Di lavoro si muore)

Bangladesh, 153 morti e 600 feriti nel crollo del palazzo a Dacca, ma il bilancio è provvisorio

(25 Aprile 2013)

25/04 ore 07.47

Sale a 153 morti e a più di seicento feriti il bilancio, del tutto provvisorio, del crollo di un edificio a Dacca, capitale del Bangladesh, che ospitava laboratori tessili e uffici. Le stime parlano di tremila lavoratori presenti nel palazzo al momento del crollo. Degli otto piani è rimasto intatto solo quello più basso. I proprietari dei laboratori avevano ignorato un'allerta che ieri intimava loro di non consentire l'accesso degli operai perché era stato avvertito un cedimento nella struttura ed erano state notate larghe crepe sulla facciata dell'edificio.

Il moderno edificio di otto piani, chiamato Raza Plaza è situato nella zona industriale di Savar, a nord ovest della capitale, si e' piegato su se stesso come un castello di carte, intrappolando centinaia di operai e impiegati. La tragedia e' avvenuta verso le 9 del mattino quando i dipendenti erano gia' al lavoro dietro le macchine da cucire e i telai di cinque grandi aziende di abbigliamento che lavorano per l'esportazione in tutto il mondo, tra cui anche l'Italia.

Non è prima tragedia di questo tipo a Dacca. Cinque mesi fa un incendio in una fabbrica aveva provocato 112 vittime, quasi tutte ragazze. Cinquecento lavoratori sono morti in cinque anni per incidenti negli impianti industriali del Bangladesh. Gran parte delle esportazioni del settore abbigliamento (che rappresenta l'80 per cento di tutto l'export) è destinata ai mercati dell'Occidente e gli incidenti legati alla poca sicurezza sono sempre più numerosi.

Un anno fa ci sono state drammatiche proteste contro i salari bassi e le condizioni di lavoro in oltre 300 delle 4.500 fabbriche di capi di vestiario del Paese. Gli scioperi finirono dopo la minaccia dei rappresentanti di 19 marche del mercato mondiale tra cui Wal-Mart, H&M, Gap, Carrefour e Marks & Spencer, di spostare le produzioni altrove. "I continui disordini – scrissero in una nota al governo - ostacolano la produzione e questo causa ritardi nella consegna degli ordini".

Fabrizio Salvatori - controlacrisi.org

5720