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CONTRO I DUE POLI DELLA BORGHESIA A ROMA, GUIDATI DA ALEMANNO E MARINO
VOTARE MEDICI, MA SENZA ALCUNA ILLUSIONE NELLA SUA COALIZIONE E NEL SUO PROGRAMMA RIFORMISTA

(5 Maggio 2013)

PER UN’ALTERNATIVA DEI LAVORATORI, ANTICAPITALISTA E RIVOLUZIONARIA

Negli ultimi vent’anni tutte le giunte comunali di Roma (sia di centrodestra che di centrosinistra, da Rutelli ad Alemanno), hanno attuato le stesse politiche antioperaie e antipopolari dei governi nazionali, amministrando la città per conto dei grandi palazzinari, dei cementificatori, del Vaticano e dell’insieme della borghesia romana e nazionale.
Nell’ultimo periodo, nel contesto della crisi capitalista internazionale e della distruzione sistematica dei diritti e delle conquiste passate dei lavoratori, la giunta reazionaria del post-fascista Alemanno ha pesantemente attaccato le condizioni delle masse popolari: aumento del costo del trasporto, taglio dei servizi pubblici, privatizzazioni (a partire dall’Acea) per non parlare degli attacchi xenofobo-populisti nei confronti delle minoranze etniche quali la distruzione dei campi Rom; tutto ciò nel contesto di scandali legati alla “parentopoli” di Alemanno e del dilagare delle organizzazioni fasciste (col loro portato di azioni squadriste), protette e finanziate con soldi pubblici dallo stesso sindaco.
Migliaia di proletari, operai che perdono il posto di lavoro, disoccupati, senza casa, immigrati e studenti di famiglia proletaria pagano i costi delle politiche criminali dei governi borghesi nazionali e della giunta comunale, affinchè venga pagato il debito pubblico ai banchieri.
In questo contesto la borghesia e i poteri forti della città presenteranno alle prossime elezioni comunali due candidati: il reazionario Alemanno e il liberal-banchiere Marino (questo col sostegno di SEL, che nella sua vocazione governista ha l’unico scopo di offrire la spalla “sinistra” alla borghesia). Sostenuti dai partiti e dalle forze borghesi che, sul piano generale, varano il governo di ”unità nazionale” di Napolitano, Letta, Bersani e Berlusconi per salvare il capitalismo italiano, entrambi garantiranno gli interessi dei poteri forti contro i lavoratori e la popolazione povera; a partire dal pagamento dell’enorme debito pubblico di Roma ai pescecani della finanza.
Il Partito Comunista dei Lavoratori, nonostante il numero di firme necessario raccolto per la presentazione alle elezioni comunali, ha visto rigettata la propria lista a causa dei numerosi cavilli imposti da una legge elettorale reazionaria e ultra-burocratica. Non potendo presentarci alle elezioni diamo indicazione di votare, criticamente, il candidato sindaco Sandro Medici che, pur coagulando forze e programmi riformisti e pienamente compatibili con il sistema capitalista, rappresenta in queste tornata elettorale una coalizione di sinistra indipendente e autonoma dal PD e dal centrosinistra liberal-borghese. Il voto che indichiamo è perciò un voto di indipendenza di classe contro i due poli borghesi presenti alle elezioni.
Ma non ci illudiamo, né vogliamo che le masse si illudano: Sandro Medici, oltre ad aver sostenuto per anni il centrosinistra nelle giunte comunali, da Rutelli a Veltroni, e ad aver governato col PD nel suo municipio, non rappresenta una reale alternativa ai poteri forti e al capitalismo. Il programma della sua candidatura, (sostenuto anche da forze quali PRC e PdCI, che si ritrovano contrapposte al PD semplicemente perché da questo sono state “scaricate”) presenta, nonostante alcune proposte condivisibili riguardanti il trasporto pubblico gratuito e i diritti civili, una serie di rivendicazioni riformiste e insufficienti di fronte alla crisi e alle condizioni in cui versano le masse popolari. Pensiamo per esempio alla proposta dell’Audit, per cui il debito pubblico anziché essere abolito, liberando così enormi risorse economiche per la popolazione, andrebbe “negoziato”. O per non parlare della proposta del “bilancio partecipato” per cui la popolazione dovrebbe venir “coinvolta” nelle scelte economiche dell’amministrazione borghese; non si capisce cosa avrebbero gli oppressi da negoziare con i loro oppressori! Noi al contrario rivendichiamo tutto il potere decisionale nelle mani dei lavoratori e delle classi sociali subalterne. Per quanto riguarda il tema più urgente, quello del lavoro, viene passivamente accettato il crimine del licenziamento per migliaia di lavoratori a cui semplicemente si vogliono garantire delle tutele sociali; al contrario è necessario per il movimento operaio rivendicare l’immediato blocco dei licenziamenti, la divisione tra tutti del lavoro che c’è a parità di salario, sviluppare un piano di opere di pubblica utilità (a partire dall’edilizia popolare, dal miglioramento del trasporto pubblico etc.) che darebbe lavoro ad un’immensa schiera di disoccupati e giovani laureati senza lavoro. Persino per quanto riguarda il tema della casa, da Medici sbandierato come simbolo della sua giunta municipale, le misure da questa adottate, pienamente compatibili con la legalità borghese, si sono limitate ad una ordinaria requisizione limitata nel tempo e con un indennizzo ai grandi proprietari “espropriati”. In una città come Roma, con un alto numero di famiglie senza casa, con un’enorme speculazione immobiliare operata dalla borghesia palazzinara e dal Vaticano e con un costo esorbitante degli affitti l’unica rivendicazione realistica è quella dell’esproprio senza indennizzo delle grandi proprietà immobiliari e delle case sfitte e il loro affidamento a chi ne ha bisogno.
Qualcuno ci può obiettare che tutto ciò sia impossibile nella cornice di questo sistema e delle sue leggi, o che non sia possibile nel solo quadro locale di una città come Roma. E’ vero, soltanto spezzando il capitalismo e la “legalità” borghese è possibile risollevare le disastrose condizioni in cui versano oggi i lavoratori e la maggioranza della popolazione nella crisi. Rifiutare le compatibilità col sistema, sul piano generale come su quello locale, e abbattere il capitalismo è l’unica soluzione “realistica” alla crisi. Per questo nel dare l’indicazione di voto a Sandro Medici in contrapposizione alla borghesia e ai suoi partiti, non cadiamo nell’illusione che col riformismo possa cambiare qualcosa. E per questo siamo impegnati, a partire dalle lotte quotidiane, nella costruzione del Partito Comunista dei Lavoratori, nella prospettiva rivoluzionaria del governo dei lavoratori.
PARTITO COMUNISTA LAVORATORI SEZ. ROMA

PARTITO COMUNISTA LAVORATORI SEZ. ROMA

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