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ANP, nuovo governo con o senza Hamas

(7 Giugno 2013)

Il presidente Abbas presenta il nuovo esecutivo guidato da Hamdallah e punta il dito contro Hamas. L'unità nazionale bloccata dalla brama di potere delle due fazioni.

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di Emma Mancini

Betlemme, 7 giugno 2013, Nena News - Ieri il nuovo governo dell'Autorità Palestinese ha giurato a Ramallah. Dopo la cacciata del premier Salam Fayyad, ad occupare la poltrona di primo ministro è Rami Hamdallah, accademico e preside dell'Università di Nablus. Sarà a capo di un esecutivo formato da 24 ministri. Otto di loro sono nomi nuovi: tra loro Ziad Abu Amr, ex ministro degli Esteri, Mohammed Mustafa, attuale presidente del Palestine Investment Fund e Zhukri Bishara, nuovo ministro delle Finanze.

Uomini vicini al presidente Abbas, che andranno a modificare gli equilibri in campo economico, quello che ha fatto perdere il posto a Fayyad. Le politiche messe in campo in questi anni dall'ex funzionario della Banca Mondiale hanno impoverito la popolazione, aumentato le tasse e investito in servizi relegando in un angolo l'economia di produzione. Difficile però immaginare cambiamenti travolgenti nel settore economico, irrigato dagli aiuti internazionali e quasi totalmente dipendente dall'economia israeliana.

Sul piano politico, ieri il presidente Abbas ha lanciato più di una frecciata alla fazione antagonista Hamas: il nuovo governo guiderà il Paese, con o senza il movimento islamista. Sarebbe stato meglio un esecutivo di unità nazionale, ma vista la mancanza di volontà di Hamas la decisione unilaterale era l'unica possibile. Questo il messaggio di Abbas.

"Questo governo dovrà lavorare sodo durante il periodo in cui sarà in carica, per settimane, mesi o un tempo indeterminato. Dipenderà tutto dalla situazione intorno a noi. Questo è il mio governo e guiderà il Paese come un gruppo, un team, perché ogni ministro non è responsabile solo del suo dicastero, ma dell'intero esecutivo".

Durante la presentazione, Abbas ha puntato il dito contro Hamas: "Non abbiamo ricevuto nessun segnale positivo dai nostri fratelli che ci indicasse che erano d'accordo a tenere nuove elezioni". Da qui la decisione di sostituire un governo di unità nazionale con uno tecnico, ma strettamente legato a Fatah e alla figura del presidente.

Resta il fatto che da oltre sette anni i Territori non tornano alle urne. I governi che ne sono seguiti, a Gaza e in Cisgiordania, hanno perso qualsiasi tipo di legittimità. E la volontà di una riconciliazione nazionale si scontra contro due muri: da una parte le pressioni della comunità internazionale che impone ad Abbas di mantenere le distanze da Hamas, considerato gruppo terrorista e quindi non benvenuto al tavolo dei negoziati. Dall'altra, la brama di potere di entrambe le fazioni, radicatesi nelle due enclavi di Gaza e Cisgiordania e intenzionate a mantenere i privilegi derivanti dalla gestione unilaterale del potere.

Nena News

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