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Marx: una biografia a fumetti, un’occasione mancata

(17 Settembre 2013)

marxbiograf

Lunedì 16 Settembre 2013 13:43

Panini ha pubblicato di recente nella sua collana 9L, dedicata al fumetto d’autore, il libro “Marx, una biografia a fumetti” di Corinne Maier e Anne Simon. Dal punto di vista grafico l’opera si presenta piuttosto bene.



Il tratto di Anne Simon, semplice e stilizzato, rimanda alla migliore tradizione del fumetto francese ed europeo. Anche le scelte cromatiche sono azzeccate, concentrandosi sulle tonalità calde, con il giallo e il rosso che dominano le tavole. Sono molto interessanti alcune soluzioni grafiche di sintesi come la singola tavola che rappresenta la genesi del Manifesto del Partito Comunista o le due pagine che spiegano il processo di sovrapproduzione nel capitalismo.

Si tratta quindi di un’opera che potrebbe essere di grande efficacia, sia per la sua resa grafica che per la simpatia che suscitano Marx ed Engels così rappresentati. Purtroppo però, il tutto viene azzoppato da pesanti limiti nei contenuti. Limiti che hanno la propria radice nella mancata comprensione da parte delle autrici della portata storica, politica e filosofica del marxismo, cioè la grande innovazione che ha rappresentato e che consiste, in estrema sintesi, nel aver dato una fondazione scientifica alla prospettiva politica del movimento operaio allontanandolo dalle tendenze utopiste e riformiste. Questa mancata comprensione spinge le autrici a fare molta confusione in diversi punti della narrazione, rendendo incomprensibili diversi passaggi e risultando addirittura fuorviante in altri. Così diventano oscuri e insondabili i motivi che hanno realmente spinto il pensiero di Marx ed Engels ad evolversi dalla sinistra hegeliana al socialismo scientifico, riconoscendo un ruolo centrale alla classe operaia e all’economia politica. Come del tutto incomprensibile diventa l’esperienza della prima internazionale, il cui dibattito è risolto come un delirio infantile, una scaramuccia tra egomaniaci priva di contenuto, piuttosto che un importante e acceso dibattito tra tendenze diverse in cui Marx emerge proprio per il carattere scientifico delle sue idee e non perchè è il più testardo.

Per esempio, anche il rapporto tra Marx e Bakunin è ridotto a una schermaglia tra bambocci, che si urlano cose senza senso. Due sono però i momenti in cui è più evidente quanto sia pesante questa incomprensione di fondo. Il primo quando le autrici rappresentano la società comunista senza classi come un regno di hippies dediti al baratto. Cosa assolutamente fuorviante, in quanto immagine propria delle tendenze utopiste, sia precedenti che seguenti Marx. Non si capisce infatti perchè per Marx fosse così centrale il ruolo della classe operaia e dello sviluppo dell’industria se poi l’obiettivo era quello di tornare al baratto tramite fricchettoni dediti all’ozio. Il secondo momento è quello in cui le autrici danno un giudizio sull’esperienza dello stalinismo, presentato come logica conseguenza del pensiero e delle azioni di Marx ed Engels, dicendo in sostanza che “ci sono state cose buone ma anche cattive”. Che è un tipico giudizio idealista e superficiale ma del tutto inevitabile dal momento in cui si è mancato di comprendere il primo e fondamentale passaggio. Il problema con un giudizio del genere è che non permette al lettore di fare un singolo passo avanti nella comprensione tanto del marxismo quanto dello stalinismo, rischiando anzi di creare solo confusione.

Proprio quella confusione del pensiero e dei metodi che Marx ed Engels hanno combattuto tutta la vita, cercando in ogni modo, con grande dedizione, di dotare invece il movimento dei lavoratori di strumenti affilati, di idee chiare e distinte, per riuscire a delineare una prospettiva effettivamente concreta. Se le autrici fossero riuscite, anche grazie alle loro doti artistiche, a comunicare questo, allora avrebbero fatto un buon servizio al lettore e perchè no, anche al movimento operaio. E invece falliscono. E consegnano alle stampe uno strumento zoppo, la cui bellezza visiva e la simpatia che riesce a suscitare non aiutano il lettore ad avvicinarsi alle idee del grande rivoluzionario tedesco, ma ,anzi, rischiano di portarlo pericolosamente fuori strada.

Ilic Vezzosi - marxismo.net

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