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(31 Luglio 2012) Enzo Apicella

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SFRATTI: Eppure Roma è piena di “case senza gente”.

(23 Settembre 2013)

Il problema degli sfratti a Roma è da sempre funzionale agli appetiti ghiotti e mai sazi degli speculatori. Le amministrazioni di centrosinistra succedutesi e che hanno governato la città dal 1993 al maggio del 2008, così come l’amministrazione passata di Alemanno nei cinque anni seguenti, non hanno mai voluto mettere decisamente mano alla drammatica questione. Limitandosi al massimo a fare passare qualche mozione od ordine del giorno in aula Giulio Cesare che impegnava il Sindaco e la Giunta a fare dei tavoli tecnici con Enti, Governo, proprietari che troppo spesso si limitavano a mettere “una toppa”, più che affrontare il nodo alla radice, per ridare così dignità e diritti a tutte quelle migliaia di famiglie o singoli che versano in condizioni disastrose, rischiando ogni giorno di vedersi arrivare l’ufficiale giudiziario, l’avvocato di parte e le forze dell’ordine per eseguire lo sfratto. Eppure la città è piena di “case senza gente”, così come è stracolma di “gente senza case”. Al tempo stesso il patrimonio pubblico (ATER, gestione Romeo, etc.) viene troppo spesso occupato da persone che non hanno alcun titolo o che se lo avevano nei decenni precedenti, perché il proprio vecchio genitore o nonno aveva avuto l’assegnazione corretta di un alloggio popolare, da tempo non lo hanno più. A fianco a questi ultimi troviamo anche tanti e tante che spendono anche fino a 40, 50, 60 mila euro per farsi lasciare un alloggio popolare dove “infilarsi”, continuando a pagare affitti e bollette varie intestate al “regolare” assegnatario che si mette in tasca una bella e schifosa “buonuscita”. Tutto questo è ormai risaputo, ma nessuna forza che ha governato la città a mai voluto metterci mano fino in fondo. E per gli sfrattati, bene che va, ci sono sempre scampoli di residence, strapagati ai privati, dove ammassare le famiglie. Oppure, così come fanno ormai da anni in città sempre più cittadini migranti, ci si può autorganizzare ed occupare immobili sfitti o scippati alle solite speculazioni edilizie. Domanda: ma perché non si recuperano i tanti alloggi popolari presenti in città ed occupati irregolarmente? Perché non si bloccano gli Enti trasformatisi in Fondazioni, vedi il caso della Fondazione Enpaia, che triplicano i canoni di affitto degli appartamenti? Perché, invece di regalare ogni anno milioni di euro del Bilancio comunale per l’assistenza ed emergenza abitativa, non si recupera una bella fetta del patrimonio immobiliare pubblico in disuso per usarlo come alloggi popolari? Perché non si acquistano quelle centinaia di immobili realizzati dai costruttori durante il “nuovo sacco di Roma” (leggi NPRG), imponendo agli amici del mattone prezzi di vendita calmierati, visto che ci sono sempre più interi quartieri realizzati intorno alla città che sono praticamente sfitti e ormai da numerosi anni? Vista anche la crisi che continua a centrifugare le vite della maggioranza dei cittadini romani? Questo vorrebbe dire: cambiare Roma. Ma forse è questa una frase troppo impegnativa per chi ci governa. La lotta continua.

Claudio Ortale

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