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Usciamo di casa

Usciamo di casa

(28 Settembre 2012) Enzo Apicella
Sciopero generale del Pubblico Impiego

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    (Lotte operaie nella crisi)

    La nostra via maestra: l'autorganizzazione

    (11 Ottobre 2013)

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    Per il diciannovesimo anno di fila, il dibattito politico autunnale ha al centro Berlusconi e i suoi processi. La sbandierata novità politica di questi giorni sancisce semplicemente che, almeno per i prossimi mesi, il governo potrà applicare con maggiore spietatezza ed efficacia tutte le manovre economiche imposte dal rispetto del Fiscal Compact e dal ricatto del debito. L'ultima fiducia alle “larghe intese” infatti non ha fatto altro che rendere chiara e netta la compattezza fra centrodestra e centrosinistra patrocinata da Napolitano. Litigare su Berlusconi sembra quasi servire per mostrare connotati formalmente diversi, mentre da oramai due anni in parlamento si condividono le stesse politiche, le manovre economiche e gli interventi “necessari”.
    La distanza della politica di palazzo dal vissuto quotidiano del paese è misurabile facendosi un giro nelle grandi città ricoperte di rifiuti, nelle periferie di zone industriali fantasma, negli hinterland disseminati di discariche ed inceneritori, agli ingressi di scuole sovraffollate o di uffici pubblici in subbuglio.
    E’ una distanza che racconta di lavoratrici e lavoratori e cittadine/i colpite/i da crisi e austerità, da politiche che aumentano la diseguaglianza e lasciano carta bianca ai poteri forti (del mattone, dei rifiuti o del Marchionne di turno) per mantenere intatti profitti e rendite.
    Per i tanti e le tante che, come noi, hanno deciso di non subire passivamente uno scenario simile, la settimana di mobilitazione dal 12 al 19 ottobre rappresenta la necessaria boccata d’ossigeno per affrontare l’ennesimo autunno d’austerità.
    Vogliamo essere chiari: per noi la settimana si apre questo sabato con le mobilitazioni in difesa dei territori e dei beni comuni lanciata questa estate dal campeggio dell’Amiata costruito dai comitati territoriali e dai movimenti. La manifestazione nazionale (la via maestra) lanciata dal cartello Rodotà e Landini in difesa della costituzione, non ci sembra soltanto debole dal punto di vista politico (visto l’obbiettivo di difendere una carta costituzionale ormai totalmente emendata nei fatti da decenni, vedi http://ilmegafonoquotidiano.it/news/sana-e-robusta-costituzione), ma troppo interna ai ceti politici e sindacali e ferma ancora all'illusione di ricostruire la sinistra che fu. Anche per questo non riesce a rendersi autonoma dalle politiche del Pd. Il suo rischio, inoltre, è quello di sovrapporsi, oscurandole, alle mobilitazioni che faticosamente i soggetti sociali stanno cercando di imporre all’attenzione pubblica, come ad esempio sui rifiuti e sulla difesa del territorio
    Per questi motivi, sabato 12 abbiamo deciso di stare al fianco di chi si batte contro una politica di gestione dei rifiuti che mantiene alti i profitti di pochi e devasta i territori, contro la cementificazione selvaggia, la privatizzazione dei beni comuni e la politica delle inutili e devastanti grandi opere.
    Sarà solo l’inizio di sette giorni di mobilitazione che vedrà impegnati studenti, precari e attivisti di ogni genere e che troverà forza nella data del 15 ottobre, quando in tutto il mondo ci saranno iniziative e mobilitazioni contro l’austerità e il ricatto del debito. La distribuzione più diseguale delle ricchezze che la storia del capitalismo ricordi sarà la tematica al centro delle mobilitazioni del 15, in cui ad essere prese di mira saranno le politiche di svendita del patrimonio pubblico e di attacco ai salari e ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
    Con lo sciopero generale del sindacalismo di base del 18 e la manifestazione nazionale del 19 si chiuderà quindi un’intensa settimana, la cui efficacia sarà misurabile solo alla luce della reale scesa in campo dei soggetti sociali che stanno subendo la crisi.
    Siamo infatti convinti che in un momento del genere chi si batte contro sfruttamento, devastazione e precarietà debba darsi come obbiettivo la messa in campo degli strumenti necessari per autorganizzare e favorire l’autodeterminazione di lavoratori e lavoratrici, cittadini e cittadine. In questo, un peso determinante è assunto dagli stessi processi con cui le mobilitazioni vengono lanciate e costruite e la loro riuscita è sempre più determinata da quanto riescono ad essere patrimonio dei soggetti reali piuttosto che delle avanguardie militanti.
    Quello che gli ultimi autunni di lotta ci hanno insegnato è che l’autorappresentazione, anche quando è messa in campo dai movimenti, che siano studenteschi o ambientali, non basta più. Praticare obbiettivi concreti e farlo nella prospettiva di costruzione di meccanismi partecipativi reali e aperti sono le vere condizioni determinanti di questa fase.
    Alla luce di questi elementi, e non dalla visibilità di una giornata o dalla semplice rappresentazione scenica del conflitto, andrà valutato quanto questa settimana e le sue scadenze sarà riuscita ad adempiere a questi compiti e soddisfare le esigenze di mobilitazione autorganizzazione.
    La necessità assoluta è che si apra un ciclo di lotte che non si fermi a questa settimana o a questi mesi. Non ci sono strade da seguire se non quella che impone a tutti e tutte noi la necessità di resistere attivamente alla crisi, trovando i percorsi e i meccanismi più efficaci, senza la pretesa di indicare vie maestre che possano insegnare la teoria del diritto o quella del conflitto… perché a determinare quest’ultimo saranno sempre e solo i movimenti reali.

    Thomas Müntzer - communianet.org

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