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(31 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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(Il saccheggio del territorio)

Mantova e Pavia: un incrocio di destini

Desertificazione industriale, problema abitativo, consumo del territorio

(16 Ottobre 2013)

Mantova e Pavia non sembrano così contigue solo geograficamente

Ho letto sul nostro telematico OperaiContro la notizia inviata da un operaio riguardo alla conversione della raffineria IES di Mantova. E c'è da stare effettivamente molto poco sereni.

La convenzione in affitto per le lavorazioni della materia in arrivo da Marghera scadranno il prossimo 31 dicembre 2013; contestualmente, con l'inizio del nuovo anno l'impianto verrebbe rilevato dalla ungherese MOL, che sposterebbe quasi del tutto la produzione nel suo Paese lasciando nella città lombarda unicamente un polo logistico. Una soluzione drastica che lascerebbe al lavoro solamente una trentina di operai, tagliando di circa il 90% il numero degli addetti, i quali ammontano a 390 circa.

A Mantova si è sviluppato negli anni, anche per la presenza dell'importante raffineria, il settore della logistica il quale ha sempre più preso piede sul territorio seguendo una lunga scia che nella sola Lombardia vanta numeri da record, se consideriamo anche solo a titolo esemplificativo le province di Milano, Pavia e Lodi. Nel Paese che trasporta 9 merci su 10 su gomma non c'è da stupirsi del boom di capannoni addetti allo stoccaggio nell'area geografica interessata da strategici svincoli autostradali.

La sola IES che conta 400 operai ne impiega altrettanti attraverso l'indotto: è così ancora più semplice comprendere il dramma occupazionale che l'ungherese MOL andrebbe a realizzare nel mantovano. Ne sia ulteriore prova l'almeno ventilata alzata di scudi da parte delle istituzioni e delle segreterie territoriali dei sindacati, già protagoniste di un incontro al Ministero dello Sviluppo Economico a Roma e dello sciopero piuttosto partecipato che ha attraversato l'intero centro cittadino dello scorso 5 ottobre.

Il corteo degli operai ha chiaramente lanciato il messaggio di allarme alla città, chiedendo il sostegno di tutti: "la nostra battaglia è anche la vostra"; più e più volte abbiamo dovuto registrare da nord a sud gli effetti della chiusura o del ridimensionamento di importanti poli produttivi, spesso analizzando anche come le tematiche del lavoro nel buco nero della crisi di sistema si intersechino con le problematiche dell'ambiente, dell'utilizzo del suolo e del vivere in senso lato.

La perdita del posto per 800 operai e relative famiglie arriva per Mantova in un periodo di sempre maggiori difficoltà per le fasce sociali più deboli: peggiorano i conti familiari, con gli affitti che mediamente pesano per il 50% sul bilancio (450 euro è il canone medio per un normale bilocale a prezzi di mercato); si allunga la lista della richiesta di alloggi popolari, arrivata ad oltre 700 nominativi nel 2011 e con sole 300 unità immobiliari a disposizione, di cui molte da ristrutturare; aumentano gli sfratti per cosiddetta morosità incolpevole, per il cui numero la Lombardia detiene il primato per l'anno 2012 (4844 casi registrati dagli ufficiali giudiziari, il 17,49% del totale nazionale, fonte Ministero dell'Interno): dalle tabelle del governo riferite all'intero anno precedente, per Mantova e provincia ammontano a 450, con 1533 richieste di esecuzione e 193 realizzate in maniera coatta con l'intervento delle autorità. Ed i dati risultano ancora incompleti. Il Comune del capoluogo inoltre censisce circa 5500 case sfitte, aumentate del 300% rispetto ad un decennio fa.

La vicinanza non è solo geografica con Pavia, e non lo si evince unicamente dai dati sulla tematica abitativa di cui sopra: anche la cementificazione e la speculazione edilizia su un altro degli una (una volta) fertili territori della Pianura Padana restituisce molte somiglianze con la città sul Ticino: la stima del decennio 2001-2011 fotografa un'impietosa quanto esplicita situazione quando calcola in 5542 ettari il terreno verde e/o agricolo perso a favore del cemento: il 12,4% dell'intero territorio provinciale è stato sfruttato, in alcuni casi in maniera irreversibile.

Per Pavia il boom della calce è analogamente impressionante, se consideriamo i 15943 ettari di terre agricole e forestali ricoperte da cemento ed asfalto negli ultimi 50 anni; una decisa impennata al rialzo si è avuta proprio con il processo di desertificazione industriale avviato dapprima in città e successivamente in provincia. La storica fabbrica NECCHI chiude definitvamente i battenti nel 2003, mentre padron Beccaria discute di un alquanto devastante piano di rilancio fatto di smantellamento degli impianti NECCHI, 2700 alloggi ed un ipermercato da 34000 metri quadrati. La storia ci racconterà poi la fine del personaggio.

Se a Pavia validi e coraggiosi personaggi come Maurici, Giovannetti, Ferloni, Campari in primis hanno smascherato abominevoli illeciti inseriti nei sempre più pericolosi Piani di Governo del Territorio, a Mantova ad oggi nulla risulta perseguibile legalmente anche se il risultato è identico, con periferie lasciate all'abbandono o, peggio, sfruttate per realizzare quartieri fantasma ed ipermercati ed il centro storico che pullula di case sfitte ed immobili di edilizia popolare in numero insufficiente e cronicamente a pezzi.

Tutto ciò a fronte del Paese con il più basso tasso di crescita demografica in Europa.

Mantova dunque segue cronologicamente Pavia per il destino di desolazione industriale e boom di utilizzo e spreco di suoli. Non esiste posto di lavoro operaio dove il conflitto si estenda oltre la questione del salario: qui le lotte si chiamano UFI, WELLA, BURGO, PRIMAFROST, le cooperative che vi lavorano all'interno ed ultima in ordine di tempo IES, senza dimenticare i braccianti per lo più stranieri adoperati in agricoltura. A Pavia qualche decennio fa i nomi erano NECCHI, SNIA VISCOSA, FIVRE, KORTING ed altre decine. Ma il risultato pare identico e scontato, tanto più quando è lo stesso governo tecnico ad incentivare abbandono industriale e delocalizzazioni, dando l'esempio con il patrimonio demaniale immobiliare e produttivo.

Qualcuno ci metterebbe la solita speranza di sbagliare le previsioni, quando però l'analisi è oggettivamente impietosa. Ma la storia e lo sviluppo ( o meglio decadenza?!? ) delle due città prendendo spunto da quanto già capitato a Pavia non lasciano intravedere nulla di buono all'orizzonte, se gli Operai ed i lavoratori tutti non interverranno massicciamente per evitare di imboccare un tunnel spesso senza uscita.

Solidali e Resistenti saluti Operai da Pavia

(Fonti: gruppo eQual Mantova, Ministero dell'Interno, "Comprati e venduti" dell'amico Giovanni Giovannetti, Effigie 2013)

Mattia Laconca

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