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Walter De Cesaris: "Verso l'imposizione di una proroga sfratti e avvio di nuove politiche sociali"

(10 Novembre 2013)

Intervista a Walter De Cesaris, Segretario Nazionale Unione Inquilini

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Il 31 il governo ha risposto al problema precarietà: a gennaio prossimo sarà rifinanziato il fondo per gli affitti per i non abbienti con 100 milioni di euro; un fondo da 40 milioni di euro, per le morosità incolpevoli. Ma alla luce dei numeri della precarietà abitativa, soprattutto sul tema sfratti, quanto andrebbero a incidere questi fondi?
Basta fare due conti molto semplici con una piccola ma importante premessa. Il governo bara. Il finanziamento di cui si parla è biennale, pertanto va diviso per due. Tradotto: ci sono 50 milioni di finanziamento per il fondo sociale affitti per il 2014 e 50 milioni per il 2015 e, corrispondentemente, 20 milioni per il 2014 e 20 milioni per il 2015 per il fondo per le morosità incolpevoli. Per la morosità, le cose non vanno meglio: solo nel 2012 ci sono stati 60 mila nuovi sfratti per morosità che si aggiungono a quelli pregressi (oltre 160 mila nel triennio precedente). Anche qui, facciamo un calcolo cautelativo: per 150 mila famiglie sottoposte a provvedimento di sfratto per morosità, 20 milioni di fondo rappresentano un intervento medio di circa 130 euro l’anno.

Questi due finanziamenti sono dentro un provvedimento, quello che abolisce la prima rata dell’IMU per il 2013, ma quali spese prevede di fatto?
Prevede spese per oltre due miliardi di euro: viene cancellata la prima rata dell’IMU e conseguentemente, verrà cancellata anche la seconda di dicembre in un prossimo provvedimento), per tutte le prime case, compresi case di lusso, ville, castelli, residenze storiche e a prescindere dal reddito del proprietario e che si elimina l’IMU sulle case invendute dei costruttori. Infine, con il sussidio si interviene a valle delle contraddizioni per temperarne gli effetti. Anzi, ancora peggio, con il sussidio, si rischia la partita di giro: i soldi vanno all’inquilino che li gira, come destinatario finale, al proprietario. In fin dei conti, è una forma subdola di finanziamento pubblico della rendita immobiliare. Occorrerebbe, invece, intervenire a monte al fine di eliminare le cause che determinano le contraddizioni. Insomma, l’investimento pubblico dovrebbe essere finalizzato a risolvere le contraddizioni non a temperarne gli effetti, lasciandole immutate.

Come si può intervenire al fine di dare concreta risposta alla domanda di alloggi a canone sociale che oggi è inevasa, parliamo di almeno 650 mila nuclei familiari certificati dai comuni, e come si può intervenire al fine di ridurre il costo degli affitti privati in modo da riconvertire gli sfratti in corso in nuovi contratti?
L’intervento pubblico e i finanziamenti statali dovrebbero essere indirizzati a questo scopo principale. In altre parole, un piano casa, degno di questo nome, dovrebbe cercare risposte a queste due domande per intervenire a monte e rendere i sussidi a valle non più necessari o, comunque, effettivamente temporanei.

Lupi ha dichiarato anche che usufruirà poi di altri 17,8 milioni presi dalle risorse sequestrate alla criminalità organizzata. Solo qui si è parlato di una bozza di decreto. anche in questo caso, peraltro, parliamo di "spiccioli"...
Questa, come altre misure annunciate, sono impegni molto generici e rimandati al futuro e al concerto con il Ministero dell’Economia, cosa che rende ancora più aleatorio il tutto. Per tale ragione, abbiamo riassunto l’esito della tanto sbandierata sessione straordinaria della Conferenza Stato Regioni con la frase “il governo del fare chiacchiere”: gli interventi annunciati, sono in realtà il riciclo di cosa già vecchie, quelli promessi molto vaghi, non quantificati, incerti e non solo nell’ammontare delle risorse vere disponibili ma anche nella reale direzione di marcia. Rimanendo al tema dei soldi, non è vero che non è possibile reperire risorse anche ingenti. Il problema è la volontà politica di voler almeno iniziare a tagliare le unghie alla rendita immobiliare speculativa.

Cedolare la secca, l'ormai nota imposta che avrebbe dovuto permettere abbassamento affitti da parte di proprietari visto che avrebbero pagato tasse più basse. Non è stato così. il governo in merito sempre alla riunione dice: "ridurre ulteriormente la cedolare secca sugli affitti, "naturalmente per coloro che lo faranno a canone concordato, abbassando la quota ora al 15%".
Non è sufficiente e non serve. Il punto è il seguente: è fallita una politica basata sul principio (questo si astratto e totalmente smentito dalla realtà dei fatti) che abbassando le tasse alla proprietà si sarebbe istaurato un meccanismo virtuoso di aumento dell’offerta e, conseguentemente, di riduzione dei prezzi degli affitti. Il motivo è che è quello che loro chiamano “libero mercato” è in realtà il “monopolio” della rendita immobiliare che vuole realizzare il massimo rendimento che il mercato consente. Le agevolazioni fiscali, quindi, non hanno senso (non solo sociale, ma anche tecnicamente economico) se non compensate dal vincolo di una riduzione dei prezzi degli affitti. Per questo, chiediamo con forza l’eliminazione della cedolare secca sul libero mercato. In prospettiva, serve una nuova legge sui canoni che elimini il libero mercato e definisca il livello degli affitti secondo parametri oggettivi (la rendita catastale).

In generale la reazione dell'Unione Inquilini. Come procederà la vostra battaglia? Quali programmi presenta davanti a un governo che ammette di non mettere a disposizione risorse sufficienti, ma farà anche altro...
Il nostro giudizio negativo è netto. I governi (intendendo anche quelli regionali e il sistema delle autonomie) sono posti di fronte alla responsabilità di dover fornire delle risposte. L’eco della manifestazione nazionale del 19, con il protagonismo dei movimenti antagonisti dell’abitare, non è ancora spento e penso sinceramente che sia stato un appuntamento importantissimo di crescita, utile per tutto il movimento per il diritto alla casa e non solo. Noi intendiamo rilanciare una mobilitazione nelle città, con una iniziativa che parta proprio da questo novembre, per chiedere ai Sindaci e ai Prefetti di compiere delle scelte coraggiose e che la legge oggi gli consente. Noi dobbiamo imporre una proroga di tutti gli sfratti per l’avvio di una nuova politica sociale che permetta di dare casa a chi non c’è l’ha e il passaggio da casa a casa per chi è sotto sfratto. Pensiamo, come Unione Inquilini, di contribuire ad avvicinare questo esito, partendo da una lotta territoriale, città per città.

isabella borghese - controlacrisi

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