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Un bel di' vedremo

Un bel di' vedremo

(16 Dicembre 2010) Enzo Apicella
In tutta l'Europa cresce la protesta contro il capitalismo della crisi

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    Un vecchio slogan degli anni Sessanta, quando ancora gli effetti del boom neokeynesiano si facevano sentire sotto forma di autovetture ed elettrodomestici.
    La situazione è decisamente cambiata, la caduta del saggio di profitto è evidente, il prodotto interno lordo al palo, l'Italia di oggi si trova con disuguaglianze fortissime e sempre meno gestibili (Nord e Sud, la ricchezza del 10% della popolazione più ricca contrasta con il restante 90%, gli stipendi dei manager e dei dirigenti, con relativa buona uscita e salario variabile, sono aumentati a dismisura nell'epoca del finanzcapitalismo mentre i redditi da lavoro dipendente sono al palo, la crisi irreversibile di intere aree di lavoro autonomo, la decadenza di molti distretti industriali erosi dalle delocalizzazioni)

    La crisi sociale altro non è che la conseguenza di una crisi di sistema , gli ammortizzatori sociali non sono più sufficienti a contenere le richieste provenienti da aziende di piccole e grandi dimensioni, inizia a indebolirsi anche quella parte della città che vive sulle speculazioni (di aree immobiliari, sugli affitti agli studenti e ai lavoratori) tanto è vero che si va rafforzando la conquista di nuovi aree del territorio (strategico diventa l'asse tra Navicelli e Aereoporto all'ombra del quale si sviluppano forme di sfruttamento selvaggio negli appalti)

    Gli ultimi mesi dovrebbero indurci ad alcune riflessioni, magari schematiche ma sempre utili a cogliere le contraddizioni sotto la torre pendente

    - i bancarellai si oppongono al trasferimento. Per anni verso di loro abbiamo usato una lunga sequela di luoghi comuni (privilegiati, evasori....) salvo poi scoprire un altro volto. Molti dei bancarellai sfrattati sono lavoratori autonomi con un reddito medio, le dipendenti sono tutte regolarmente assicurate, i controlli della guardia di finanza non hanno riscontrato anomalie. C'è chi ha affittato il banco a migranti di seconda generazione, i soli disposti a lavorare per 10\11 ore consecutive che nel periodo primavera estiva arrivano anche a 14 \15 ore. I bancarellai sono stati cullati in anni lontani dalle associazioni commercianti e dallo stesso Pds, salvo poi scoprire che la loro presenza contrastava con i piani dell'amministrazione comunale, della Primaziale del Duomo a cui non preme il rispetto del vecchio decreto Ronchey (quello che non prevedeva la presenza di bancarelle attorno a Piazza dei Miracoli) quanto la gestione dell'area ex Pronto soccorso per non parlare poi degli interessi che spingono la Primaziale a conquistare il business turistico (e a proposito di intrecci, il presidente della Primaziale è anche a capo della Camera di Commercio nonché tra gli editori di punta della città)
    La resistenza dei lavoratori autonomi di piazza dei Miracoli è stata importante soprattutto perché loro stessi, abbandonati a sinistra, invisibili per le realtà sociali conflittuali, potevano diventare terreno di conquista della destra estrema (che ci ha provato catapultando a Pisa l'Ugl degli ambulanti per non parlare poi di associazioni e gruppi che hanno provato a più riprese a far propria la protesta) ma hanno tenuto la barra dritta in difesa dei loro interessi (l'area di piazza Manin) scegliendo di interloquire direttamente con il Comune (la rappresentanza delle tradizionali associazioni commercianti è stata messa da tempo in discussione) tutelando le condizioni dei loro lavoratori dipendenti con i Cobas. Ironia della sorte ora si chiede loro uno stratosferico canone per il parcheggio delle vecchie bancarelle quando molti edifici comunali sono dati in locazione a costo zero a molteplici associazioni.

    - gli studenti: le ultime manifestazioni hanno visto una presenza sempre più ridotta ed è un segnale di preoccupazione e di crisi della attuale rappresentanza come sembrerebbe dimostrare la presenza di una lista di destra al liceo Buonarroti tradizionale sede di collettivi. Anche la composizione delle varie scuole se fatta con obiettività mostrerebbe una situazione in evoluzione. L’attacco alla scuola pubblica ha come obiettivo la privatizzazione/aziendalizzazione dell’istruzione e della formazione culturale, disegno organico ad una società classista che provoca un aumento della divaricazione della ricchezza che si concentra sempre di più in settori sociali ristretti, colpendo non più solamente i settori popolari, ma anche piccola borghesia, classe media, strati di lavoratori autonomi, ampi settori di dipendenti pubblici oltre ai tradizionali dipendenti del lavoro privato. In questo contesto, i lavoratori della scuola, docenti e non docenti, precari e stabili, sono colpiti duramente per quanto riguarda l’aspetto economico, di carico di lavoro, di specificità professionale. Nonostante la resistenza che le mille vertenze nelle scuole fanno emergere, occorre rielaborare una prospettiva generale della funzione dell’istruzione pubblica per rilanciare il ruolo conflittuale dei lavoratori della scuola: solo così si potrà intercettare e interloquire con i bisogni delle nuove generazioni di studenti.
    È necessario dunque che i lavoratori della scuola, gli insegnanti innanzitutto, siano in grado di elaborare e praticare nuove forme di mobilitazione e opposizione allo smantellamento della scuola e dei servizi pubblici, alla mercificazione dell’istruzione e della cultura, alla standardizzazione in quiz dei saperi; altrettanto importante che gli studenti, per poter divenire settori attivi nel più vasto soggetto che è il precariato sociale, si dotino di strumenti e obiettivi condivisi con la maggior parte dei loro compagni. Vale per gli studenti quanto vale per il mondo del lavoro: si è protagonisti delle lotte, o nel giro di poco tempo di diventa marginali. Da qui la necessità di riprendere un ragionamento comune organizzando iniziative dentro e di fronte alle scuole perché in molte realtà si deve ripartire da zero.

    - i lavoratori e le lavoratrici
    dopo la Sodexo e la Misericordia non ci sono state lotte significative, anzi la tendenza della Cgil è quella di non far crescere istanze del mondo del lavoro per poterle gestire e pilotare. Ma attenzione a non sottovalutare le piccole e spesso invisibili vertenze nel mondo delle cooperative/aziende, all'ombra degli appalti pubblici dove si consumano soprusi di vario genere, soprattutto nei vari cambi di appalto con i datori di lavoro ad approfittare dell'accondiscendenza verso i padroni dei sindacati Cgil Cisl Uil seminando terrore verso i Cobas. Capita poi sovente che i sindacati confederali e le aziende si mettano d'accordo per escludere non solo i Cobas ma soprattutto i lavoratori\le lavoratrici dalle trattative, in questo modo lanciano un messaggio ben preciso mirante a delegittimare i sindacati di base e i processi di organizzazione dal basso della forza lavoro
    La lotta degli autoferrotranvieri ha numerosi pregi ma sicuramente un limite, quello di avere restituito la rappresentanza a quei sindacati (Cgil in primis) che per anni sono stati tutt'uno con la azienda cogestendo distacchi sindacali e una organizzazione del lavoro massacrante. Del resto tutte le organizzazioni sindacali non vogliono eleggere la Rsu all'interno della Ctt Nord perchè dall'urna i risultati stravolgerebbero il monopolio della rappresentanza di Cgil e Faisa
    L’idea di sostenere una cassa di solidarietà a favore dei tranvieri è non solo strumento di sostegno alle vertenze aperte e alle spese legali ma il modo di mantenere aperta la vertenza collegandola alle istanze di salvaguardia del servizio pubblico e il suo stesso potenziamento
    La lotta della Misericordia si è scontrata con una realtà lavorativa atipica, le esperienze di apertura alla città (rotonda e presidi nei quartieri) hanno avuto un effetto immediato (la raccolta di migliaia di firme di cittadini/e solidali, il riconoscimento dell'assemblea dei lavoratori e dei Cobas in prefettura, i tavoli in Regione e in Provincia, la denuncia dei media che ha portato ad una inchiesta della Magistratura avvolta in un inquietante riserbo) ma alla fine la forza lavoro si è arresa alla ineluttabilità dei licenziamenti. Ma proprio la lotta durata mesi ha portato alla riapertura delle trattative verso una cassa integrazione che tanto la parte sindacale quanto le istituzioni locali hanno più volte caldeggiato, una trattativa che si è conclusa nell'arco di poche ore mostrando la vera faccia della Confraternita che disattende perfino gli impegni assunti in Regione
    Resta insoluto il nodo dell’assorbimento dei lavoratori nelle convenzioni sul trasporto sociale e sanitario in vigore. Fuori dai denti, il problema riguarda il terzo settore, le cooperative sociali e la società della salute, è qui che si manifestano le principali contraddizioni , non ultima quella che vede lavoratori socialmente e politicamente impegnati solo fuori dalle cooperative, dentro le quali sono invece subalterni e spesso complici di meccanismi che stanno annientando il terzo settore piegandolo a riduzione degli appalti e del costo del lavoro, riduzione salariale, perdita di diritti, contratti sfavorevoli.
    L'intreccio di interessi\affari che lega Regione, Società della salute da una parte e Misericordia Pubblica Assistenza e Croce Rossa dall'altra è rafforzato da una intesa di pochi giorni fa il cui obiettivo è quello di affidare alle associazioni pezzi sempre più consistenti di welfare e servizi socio sanitari, ovviamente cancellando al contempo decine di posti di lavoro

    Un discorso a parte meritebbero la Piaggio e il suo indotto (la sinistra Fiom dopo avere denunciato la politica di Colaninno accetta per l'ennesima volta il diktat del segretario della Cgil Francese e del Nazionale della Fiom a dimostrazione che senza autonomia organizzativa e decisionale dalla Cgil anche le istanze più avanzate sono destinate a capitolare) ma anche le contraddizioni apertesi nell'Unione dei Comuni, nei processi di fusione tra enti locali, processi spesso e volentieri sottovalutati dalla politica se non sostenuti direttamente (vedi Cgil Cisl Uil)

    - chiudiamo con le realtà sociali e di quartiere.
    La esperienza di S. Ermete è molto significativa ma una realtà di quartiere deve mantenere le proprie specificità perché non tutto il quartiere sosterrà le campagne per il reddito, per i buoni spesa. Il percorso dei movimenti per l’abitare (che si stanno attivando anche contro i Cie in questi ultimi giorni di fine 2013) resta per noi un modello vincente con cui rapportarsi assumendo tutte le prossime scadenze a partire dal mese di Gennaio

    Mantenere in piedi due binari (comitati di quartieri legate alle istanze specifiche e realtà sociali e politiche più avanzate, comitati antisfratto) è la condizione essenziale per non perdere consenso conquistando egemonia. Ove non svolgessimo questo ruolo lasceremmo alla destra, alla xenofobia spazi di intervento che avrebbero ripercussioni negative sulle stesse iniziative sindacali

    Un'ultima considerazione va fatta rispetto alle forme di lotta:dopo mesi di critica al modello Rebeldia, non dobbiamo dimenticarci della conquista dell’egemonia nel senso gramsciano del termine.
    Infatti, alla vigilia di Natale, le manifestazioni nei supermercati hanno avuto una accoglienza diversa dalle iniziative intraprese nei giorni precedenti e qui le spiegazioni possono essere molteplici (la spesa del 24\12, lo stress accumulato con le compere dell'ultimo minuto, il clima di festa come analgesico sociale ma anche la incapacità di dialogare con le lavoratrici della Esselunga, l'assenza di un volantino che comunicasse le ragioni della protesta "scusandosi" per il disagio, un modo di relazionarsi non sempre inclusivo, la necessità di costruire un doppio binario sindacale e sociale, la presenza quasi esclusiva di militanti) .

    Partiamo allora dalle note critiche per fare meglio e perseguire con maggiore forza comuni obiettivi, certi che i vari ambiti sociali, sindacali, culturali, associativi non potranno trovare sintesi in un unico contenitore e allo stesso tempo dovranno imparare a relazionarsi con reale spirito di collaborazione.
    Del resto la frammentazione oggi esistente non aiuta né le lotte sociali né le vertenze sindacali


    Pisa 29 Dicembre 2013

    Confederazione Cobas Pisa

    Fonte

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