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Minacce e botte a chi dissente: questa è la democrazia made in Cgil

(18 Febbraio 2014)

minabotte

Esprimiamo solidarietà a Giorgio Cremaschi e agli attivisti sindacali della minoranza il Cgil “il sindacato è un’altra cosa”, ai quali è stato impedito di intervenire in un’assemblea regionale della Cgil a Milano, da cui sono stati espulsi, dopo che erano stati minacciati, spintonati, picchiati, gettati per le scale (uno di loro ha dovuto ricorrere alle cure mediche presso il Pronto Soccorso).
Sbaglia chi etichetta questi fatti come un episodio relativo alla cosiddetta battaglia congressuale della Cgil.
In gioco ci sono i diritti dei lavoratori, la loro libertà di azione, di organizzazione sindacale, di parola.
L’accordo interconfederale del 10 gennaio di quest’anno, detto Testo Unico sulla rappresentanza, sottoscritto da Cgil-Cisl-Uil con Confindustria, è la quintessenza della cancellazione proprio di quei diritti e di quelle libertà e non è altro che l’epilogo di decenni di affossamento della contrattazione democratica, affossamento che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante con l’accordo del gennaio 2009 tra Cisl, Uil e Confindustria, con quello del giugno 2011 tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, con quello del maggio 2013 sempre a opera dei “magnifici quattro”.
Una rappresentanza che fa fuori chi dissente, sia come RSU che come sindacato di base, privandolo dei diritti sindacali e sanzionandolo anche sul piano pecuniario.
Una rappresentanza fatta a uso e consumo delle imprese, per permettere loro, con la totale complicità e il più pieno collaborazionismo dei sindacati cosiddetti “maggiori”, di imporre ai lavoratori accordi e contratti sempre più capestro.
Una dittatura per renderci schiavi e farci subire condizioni di lavoro e di vita sempre più insostenibili.
Gli attivisti sindacali presi a botte a Milano si opponevano a questa prospettiva e reclamavano il diritto di poterlo dire in assemblea.
Ma la democrazia made in Cgil non ha voluto sentire ragioni.
I militanti dei sindacati di base questo lo provano da sempre sulla loro pelle, perché da sempre quella “democrazia” gli ha impedito di esercitare i diritti sindacali, li ha discriminati, li ha diffamati, li ha esposti alla repressione delle imprese. E tutto senza che nessuna anima candida gridasse allo scandalo!
È per questo che è scattata subito in loro la spinta alla solidarietà per gli attivisti della minoranza Cgil aggrediti a Milano.
Una solidarietà che invece non è scattata in Landini, segretario generale della Fiom, il quale, pure essendo in polemica con la Camusso, segretaria generale della Cgil, sulla questione del Testo Unico sulla rappresentanza, rispetto ai fatti di Milano se l’è cavata con questa amenità: “Io e la Fiom lì non c’eravamo. Noi abbiamo rivendicato di poterci essere, ma non abbiamo fatto strumentalizzazioni e non abbiamo provocato”. E bravo il nostro tribuno delle cause perse!

Confederazione Cobas Pisa

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