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GOVERNO RENZI E SVOLTA AUTORITARIA: ORGANIZZARE L’OPPOSIZIONE FUORI DAL PARLAMENTO

(1 Aprile 2014)

C’era capitato di scriverlo mesi fa proprio su questo blog e adesso sembra non essersene accorti anche i più illustri rappresentanti del costituzionalismo e della politologia italiana: quella rappresentata dal Governo Renzi è nient’altro che una svolta autoritaria.
Metodo e sostanza dei provvedimenti elaborati ieri in materia di riforma della Costituzione indicano chiaramente la prospettiva di una vera e propria “riduzione” nel rapporto democratico tra società e istituzioni.
Il metodo è risaltato attraverso il tipo di repliche che, presidente del consiglio e segretario del PD oltre alla vicesegretaria dello stesso partito, hanno riservato alle obiezioni di merito avanzate dal presidente del Senato Pietro Grasso: un mix di intolleranza e di benigna “sufficienza” che davvero lascia, da questo punto di vista, presagire al peggio.
Il merito appare, se possibile, ancora peggiore del metodo: s’intacca la struttura istituzionale dello Stato e del sistema degli Enti Locali, così come era stato disegnato dalla Costituzione Repubblicana, in nome di una sorta di populistica “spending-rewiew” (che naturalmente essendo populistica incontra immediatamente il favore degli intervistati dai sondaggi) mentre la sostanza dei temi propri di carattere costituzionale e istituzionale sono affrontati in una logica a dir poco dilettantesca dal punto di vista dei risvolti concreti del funzionamento.
Eguale orientamento, di populismo dilettantesco, era già uscito allo scoperto in occasione del progetto di legge elettorale elaborato attraverso l’accordo “Renzi/Berlusconi” che non solo presenta gli stessi profili di incostituzionalità già rilevati in occasione della sentenza della Corte Costituzionale sul “porcellum” ma presenta anche risvolti di vera e propria inapplicabilità.
L’importante per il gruppo di potere rappresentato dal governo Renzi (e messo lì da finanziatori che hanno scopi ben precisi rispetto al rapporto proprio finanza/democrazia, con l’intento prioritario di tagliare – appunto – la democrazia) è blindare la propria posizione, tener fuori le opposizioni, continuare a poter nominare i parlamentari: alla Camera con le liste bloccate, al Senato – addirittura- assegnando al Presidente della Repubblica (vero artefice, da molto tempo, di questa svolta autoritaria) la determinazione della maggioranza del consesso.
Si dimostra, inoltre, un totale disprezzo per la democrazia parlamentare e per la rappresentatività politica con i partiti da “utilizzare” semplicemente come strumenti per l’affermazione del potere personale: anche nel caso delle cosiddette “primarie”. Tanto è vero che i sostenitori del PD votarono, qualche mese fa, per la carica del segretario del partito non accorgendosi proprio (e qui sta il limite dell’insipienza dei gruppi dirigenti del partito) che si stava, invece, operando per stravolgere la democrazia nei suoi concetti fondamentali.
Tutto questo basta e avanza per dire che è necessario, da subito, organizzare l’opposizione fuori dal Parlamento (considerate anche le caratteristiche del contrasto che il M5S porterà avanti nelle sedi istituzionali).
E’ necessario collegare diversi settori politici, della cultura, delle stesse istituzioni attorno ad un’idea forte di “Movimento per la Democrazia Repubblicana”, collocato in una dimensione politico – progettuale ben al di là di quanto finora espresso dai Comitati per la Costituzione.
In questo quadro, però, manca un soggetto decisivo: una forza politica rappresentativa delle grandi contraddizioni sociali evocate con forza dalla gestione capitalistica della crisi.
Manca un soggetto di classe, anticapitalista, comunista che sia il riferimento di quell’opposizione democratica cui si faceva cenno e, contemporaneamente, porti avanti in maniera adeguata al livello dello scontro in atto le istanze rivoluzionarie di trasformazione radicale della società.
In questo senso vanno superato remore, contraddizioni, esitazioni che pure ci sono state in questi mesi: lavoreremo per questo con impegno e determinazione, sia sul terreno dell’espressione dei contenuti, sia su quello del ritrovare una concreta capacità organizzativa.

Franco Astengo

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