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GOVERNO RENZI, DEF: LA RAPINA DEGLI 80 EURO

(9 Aprile 2014)

Mai come in questo momento, nel corso degli ultimi anni, sentiamo l’assenza dell’azione di opposizione e di vero e proprio contrasto politico che avrebbe potuto portare avanti un soggetto seriamente anticapitalista nel nostro Paese.

Il varo del DEF da parte del governo Renzi contiene sicuramente l’insidia maggiore che la destra populista nelle vesti del pifferaio di Hamelin ha portato, ben oltre a quanto già fatto dai governi Berlusconi, Monti, Letta, alle condizioni materiali di vita dei lavoratori, dei disoccupati, dei ceti più esposti alle logiche del dominio capitalistico insito nei meccanismi della gestione di questo ciclo.

Serve, però, non soltanto esprimere l’immediatezza dell’opposizione sociale ma anche un’opera di acuta demistificazione e controinformazione e lo sbocco in una proposta politica: l’auspicio, per quel che ci riguarda, va alla possibilità di un’apertura di ampia riflessione su questi temi all’indomani della manifestazione di sabato prossimo 12 Aprile, cui va augurata una piena riuscita al di là delle differenze di impostazione che pure si possono rilevare tra i partecipanti.

Per rendersene conto al meglio della necessità prioritaria di quest’opera di demistificazione e controinformazione, basta fare come ci indicavano negli anni’50 i vecchi comunisti usciti da poco dalla galera e dal confino: leggere la stampa “borghese” per capire cosa pensano i padroni e i “poteri forti” e avere così immediatamente un quadro di riferimento non semplicemente basato sulle nostre convinzioni, pur importanti, ma fondato su di un’analisi oggettiva dell’insieme del quadro offerto dalla finanza, dall’economia, dalla politica, dalla costruzione dell’opinione “dell’altra parte”.

L’editoriale di questa mattina, 9 Aprile, del “Sole 24 Ore” firmato da Fabrizio Forquet ci consente, infatti, di tracciare una road-map molto precisa: l’attacco durissimo è rivolto verso i presunti “frenatori” delle cosiddette “riforme”, a partire dai 22 senatori del PD che hanno presentato un progetto di bicameralismo “ridotto” diverso da quello del Governo.

L’editorialista del quotidiano della Confindustria precisa di prendere a bersaglio questi, che non c’entrano ovviamente nulla con le valutazioni relative al DEF, per spostare il tiro più in generale rispetto al terreno della spesa pubblica e del rilancio economico.

Naturalmente per un giudizio più preciso tutti attendono il nero su bianco dei decreti e delle leggi di attuazione, ma la valutazione politica generale è chiara: ” il disegno complessivo punta a essere allo stesso tempo rigoroso e ambizioso”.

Poco sopra, poi, si è sottolineato come: “ queste riforme hanno per la prima volta il consenso della stragrande maggioranza degli italiani, che non ne possono più dei distinguo dei tanti frenatori interessati”.

E’ qui che si svela l’arcano della volontà di portare – ancora una volta – le pecore al pascolo e l’impianto tutto elettoralistico del documento di economia e finanza: gli 80 euro al mese in busta paga (per quanto tempo?) “rapinati” da una persistente “logica dei tagli” serviranno a fare in modo che, nella prossima campagna elettorale per le elezioni europee, venga occultato (o almeno attutito, messo sullo sfondo) il vero oggetto del contendere, quello relativo all’Europa.

Si punterà, attraverso l’operazione mistificante in atto in queste ore, a fare in modo che al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica non appaiono i temi della rottura dei Trattati, del ruolo dell’Euro, della natura “di classe” che le istituzioni europee, la BCE “in primis” hanno portato avanti nell’opera di fiancheggiamento della gestione capitalistica del ciclo, nella fase apertasi con la voragine del sub prime negli USA e che ha poi visto, via, via, il modificarsi dello scenario internazionale fino al rientro del vecchio Continente nell’orbita atlantica e di sudditanza USA nell’ottica del ritorno al fronteggiamento tra i due grandi blocchi imperialistici.

Non è mera ideologia quella che si cerca di esprimere in questa sede (anche se il filtro di una visione antagonistica del mondo, di un “eterno” spirito critico rispetto alla logica del capitale va comunque espressa, in ogni caso) ma il tentativo di individuare il concreto dello scontro economico, sociale, politico in atto che vede al centro ancora una volta la contrapposizione di classe.

D’altro canto anche sul piano interno, al di là di risvolti che andranno approfonditi, l’esito conclusivo di questo DEF non potrà che essere quello della certezza dei tagli, delle tante privatizzazioni e della “non produzione” di nuovo lavoro.

Il decreto Poletti non avrà effetti da questo punto di vista. I disoccupati resteranno 3 milioni e sarà tutta da verificare la promessa flessione del 2015 e del 2016.

Si tralascia l’analisi dei singoli punti per far posto a un giudizio globale: il governo Renzi odia la spesa pubblica, ama lo stato minimo, il mercato, la flessibilità e tutto l’armamentario della teoria economica liberista.

Il presidente del consiglio avrebbe voluto un DEF alla “Blair”, ma alle spalle si staglia l’ombra sinistra di Margaret Tachter.

CI sono ragioni fondamentali, quindi, per rilanciare subito le lotte sociali e ce ne sarebbero di ancora più importanti per riprendere le fila dell’organizzazione politica comunista, anticapitalista, di opposizione per l’alternativa.

Franco Astengo

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