">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Britannia

Britannia

(11 Agosto 2011) Enzo Apicella
La Gran Bretagna cambia le regole del gioco: l'esercito contro la rivolta

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Lotte operaie nella crisi)

REPRESSIONE, MARGINALIZZAZIONE DEL DISSENSO, OPPOSIZIONE POLITICA: IN ESITO ALLA MANIFESTAZIONE DEL 12 APRILE A ROMA

(13 Aprile 2014)

Da qualche tempo si scrive di “svolta autoritaria” in atto: una valutazione che è stato formulato guardando anche oltre a quanto sta accadendo sul terreno della proposta di nuova legge elettorale e di riforme costituzionali e istituzionali che puntano a stravolgere l’impianto parlamentare della Repubblica così come disegnato dalla Costituzione.
In questa “svolta autoritaria” si ravvede qualcosa di più profondo nella- pur grave – progressiva riduzione del rapporto tra politica e società realizzato al fine di “tagliare” il più possibile dell’insieme dei bisogni sociali.
La modernità viene affermata dalle classi dominanti attraverso l’intreccio tra l’inasprimento delle condizioni nelle quali il capitale afferma la propria egemonia e l’emergere di nuove contraddizioni post-materialiste (pensiamo al conflitto ambiente/lavoro) agite allo scopo di “sfarinare” l’identità sociale, dividere e preparare un'altra fase di dominio di un capitalismo feroce, negatore dei diritti basilari.
Un capitalismo che punta alla sopraffazione dei singoli e del collettivo, e non appena compare il dissenso, lo marginalizza e lo criminalizza.
E’ sempre accaduto, intendiamoci, in una forma più o meno accentuata ma adesso in Italia questa “filosofia politica” del capitale sta assumendo, anche per via di questioni specifiche legate alla realtà del quadro politico e dei soggetti intermedi, una vera e propria veste di autoritarismo populista.
L’atteggiamento dei “media”, dell’insieme del quadro politico, delle “autorità costituite” nei confronti della “manifestazione antagonista” svoltasi ieri 12 Aprile a Roma, è stato assolutamente in linea con quanto fin qui descritto: si tratta di un giudizio che abbiamo l’obbligo di esprimere senza remore, al di là della valutazione che è stata data circa la qualità di espressione di dissenso emersa complessivamente dalla manifestazione.
Sono emerse e non vanno taciute difficoltà a costruire una piattaforma unificante al di là di generiche parole d’ordine.
Si è ravveduto un limite nel non aver centrato , da parte di molti dei soggetti partecipanti, il “target” dell’Unione Europa da rompere.
Si è corso il rischio di assuumere nella sostanza una dimensione di tipo provincialistico e un’identità di tipo massimalista – rivendicativo con qualche tratto di neo-corporativismo.
Quest’analisi critica però deve passare in secondo piano nel momento in cui si registra un attacco così duro, di carattere veramente repressivo.
Un attacco rivolto verso ogni espressione di dissenso organizzato e condotto assieme dal Governo, dalla Polizia, dai partiti parlamentari, dal sistema della comunicazione di massa.
Il tema di fondo, però, non può che essere affrontato se non impostando un discorso di natura eminentemente politica.
Il Manifesto di oggi, 13 Aprile, rende bene nella sua cronaca (non ci sono commenti) la necessità di affrontare, da parte nostra, il terreno della politica.
Si parla, infatti, oltre che delle cariche della polizia (con gli agenti ringraziati dal Sindaco, Marino) di movimenti di lotta per la casa e di contestazione al “job act” preparato dal governo, senza porre minimante in connessione le diverse espressioni di lotta all’interno di un possibile progetto di opposizione complessiva, come sarebbe invece necessario fare.
A rischio di apparire inguaribilmente “retrò” è invece proprio il punto dell’opposizione politica quello da sollevare ancora una volta con grandissima urgenza.
Occorre sviluppare un’analisi che parta da due punti che debbono essere sollevati senza discussione: al meccanismo della repressione, in questo caso esercitata con grande prontezza dalle preposte “forze del disordine” si affianca un processo di marginalizzazione del dissenso.
Una marginalizzazione che deriva dall’assenza di prospettiva nel riuscire a fornire al fortissimo disagio sociale un’effettiva capacità politica di espressione dell’opposizione.
Sono diverse sotto quest’aspetto le ipotesi in campo: c’è chi ha proposto un “controsemestre europeo” (con una manifestazione a Torino l’11 Luglio in occasione del vertice UE sulla disoccupazione) sostenuto da una “alleanza” tra l’insieme dei soggetti sindacali, politici, di movimento dell’antagonismo mentre Paolo Di Vetta, dei Blocchi Precari Metropolitani, proprio in un’intervista rilasciata al Manifesto si pone il problema di “una riflessione su come andare avanti, trovare un linguaggio comune per l’opposizione alle politiche sociali e del lavoro del governo”.
Il tema è dunque lanciato ben al di là delle esitazioni e dei ritardi di soggetti come Ross@ che avrebbero dovuto porsi in essere da tempo in questa direzione svolgendo una funzione prettamente “politica” di sintesi e di costruzione di questo reclamato “linguaggio comune”, mentre è parsa evidente la strumentalizzazione tentata, anche in quest’occasione, da Rifondazione Comunista che ha cercato di portare a spasso per le vie di Roma i suoi candidati alle Europee .
E’ bene ricordare che i candidati di Rifondazione Comunista stanno in una Lista come quella Tsipras che appare del tutto interna al gioco di quel quadro politico che procede verso la marginalizzazione del dissenso ben oltre l’attacco alla rappresentanza politica contenuta – come à già stato ricordato – nel progetto di legge elettorale.
Occorre capire che è in ballo l’essenza stessa di un fatto democratico fondamentale per il funzionamento di un sistema politico: quello dell’opposizione.
Un’opposizione che non può e non deve risultare interna al quadro dato.
Un ‘opposizione che sappia connettere diverse soggettività ed espressioni del dissenso sociale, riuscendo a rappresentare e a progettare un’alternativa di sistema.
Un lavoro non breve, né facile, per il quale esistono forze e disponibilità.
Nell’immediato post 18-19 Ottobre l’occasione fu sicuramente perduta.
Oggi tra l’esito della manifestazione di ieri, quella prevista per l’11 Luglio a Torino e la proposta di alleanza per il “controsemestre europeo” occorre mettere in mezzo un qualcosa di più, facendo approdare a concretezza l’ipotesi di una nuova soggettività politica dell’anticapitalismo e dell’opposizione per l’alternativa.
Il conflitto sociale, anche in forme tumultuose, è indispensabile ma eguale valenza possiede la capacità di sintesi e di progettualità politica: è da questo intreccio, dalla capacità del “pensare” e del “fare” di una soggettività nella quale ricercare anche forme originali di aggregazione e di organizzazione, che possiamo trovare alimento nel disegnare un futuro nel quale possa essere possibile respingere questo tentativo in atto di repressione e marginalizzazione del dissenso.
Si tratta, infine, di far compiere un salto di qualità proprio al dissenso trasformandolo in opposizione politica.

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Notizie sullo stesso argomento

Ultime notizie del dossier «Lotte operaie nella crisi»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

6277