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(25 Settembre 2010) Enzo Apicella
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Abruzzo Engineering: parla il perseguitato
Un dipendente? No, il direttore generale

Solidarietà dei cassintegrati al dg

(18 Aprile 2014)

La consolazione dei cassintegrati, che debbono ancora ricevere l'assegno di sostentamento dal mese di novembre del 2013, sta tutta in quei 250 mila euro chiesti come risarcimento dal loro ex direttore generale, il quale è riuscito a fare trionfare ancora una volta la giustizia.

Arriva il lieto fine per "il perseguitato", Vittorio Ricciardi, ex direttore generale della Abruzzo Engineering; una società partecipata della Regione, in liquidazione dal dicembre 2010 e assai nota alle cronache a causa di un deficit milionario di euro e di gravosi oneri accessori che non mancheremo di elencare più avanti.

L'ex dg ha vinto la sua battaglia dinanzi al giudice del lavoro incassando - secondo quanto riportato dal quotidiano "Il Messaggero" del 17 aprile 2014 - una somma che sfiorerebbe i 250 mila euro di risarcimento e il riconoscimento dell'illegittimità del proprio licenziamento avvenuto nel maggio del 2011, per giusta causa, su disposizione dell'allora Cda dell'azienda di cui era stato dal 2007 un alto dirigente.

La Abruzzo Engineering è una esperienza imprenditoriale partecipata dal 60% dalla Regione Abruzzo, dal 30% da Finmeccanica tramite la controllata Selex Se.ma. e dal 10% della Provincia dell'Aquila fortemente voluta e realizzata da Ottaviano Del Turco e del suo braccio destro Lamberto Quarta. Due politici disgraziatamente finiti nella bufera di varie inchieste giudiziarie che hanno investito la Regione Abruzzo.

Il Ricciardi, già indagato con l'ipotesi di reato di truffa, nell'inchiesta della Procura sul passaggio di proprietà alla Provincia di "Collabora S.p.A", della quale era amministratore delegato e proprietario del 49% delle azioni, è stato scagionato con formula piena.

"C'è un giudice a Berlino", ha dichiarato fiero delle proprie letture, quali quella di Emilio Broglio, autore de 'Il Regno di Federico di Prussia, detto il Grande', citando esplicitamente - seppure al singolare - ciò che fu detto da Arnold, il mugnaio di Potsdam. E ha aggiunto, avvalorando il giusto semmai ve ne fosse stato il bisogno: "Ancora una volta un Tribunale mi dà ragione. Ho passato 4 anni di persecuzioni, posso definirmi un perseguitato".

La giustizia dunque ha trionfato. E questo consola e fa sperare chi di vicende simili continua quotidianamente a disperarsi. Dal 2007 fino al suo illegittimo licenziamento avvenuto nel 2011, il "perseguitato" Ricciardi ha esercitato le funzioni di direttore generale a capo di un carrozzone clientelare, costruito in sfregio ai finanziamenti pubblici di tutti gli abruzzesi. Declamatoria poco confortevole e senza parafrasi del presidente uscente della Regione, Gianni Chiodi, in una delle sue innumerevoli dichiarazioni rese alla stampa.

Per il governatore, la Abruzzo Engineering si riassumerebbe in una vicenda complessa di cui sarebbe difficile e iniquo per i contribuenti sostenerne i costi. Basti pensare alle onerosissime vertenze create con altre società, come per esempio i 39 milioni di euro chiesti da Selex Se.Ma. (http://www.abruzzo24ore.tv/news/Abruzzo-Engineering-Chiodi-Carrozzone-clientelare-l-Abruzzo-non-puo-piu-permetterselo/105578.html).

Sempre durante la gestazione e la conseguente ideazione della mission aziendale della Abruzzo Engineering, l'obiettivo primario era, ai tempi, la riduzione del digital divide all'interno del territorio regionale e la rimozione del gap tecnologico congruentemente con quanto indicato dal Piano d'Azione del Governo per l'e-government.

La Regione Abruzzo - quella amministrata da Ottaviano Del Turco -, attraverso l'istituzione di Abruzzo Engineering S.C.p.A, diede inizio a una fase di "riforma amministrativa" finalizzata a obiettivi che, oltre alla riduzione dei costi e all'aumento di produttività, avrebbero dovuto avere come requisito primario la centralità dei destinatari dei servizi della Pubblica Amministrazione.

A leggere oggi le parole di Chiodi di qualche tempo fa, sembrerebbe che gli intenti meritori non si siano poi trasformati in dati di fatto. Su "Il Sole 24 Ore" il presidente uscente segnala cifre sulla banda larga che, anziché potenziare il protocollo informatico, certificazione dei documenti e velocità dello scambio dati, avrebbero invece gravato per 106 milioni sulla testa degli abruzzesi.

La responsabilità - sempre secondo Chiodi - sarebbe da addebitare all’incapacità di assolvere al ruolo della società in house Abruzzo engineering, che ha avuto sino a 265 dipendenti, assunti perlopiù in maniera clientelare e senza un reale know how.

Rincara pure la dose quando afferma che la Regione gli ha girato senza indugio 40 milioni di fondi UE per sviluppare la banda larga ma, di questi, alla Selex - partner tecnologico di AE - ne sono andati solo nove. Il resto, vale a dire 31 milioni, sono serviti per mantenere la struttura. E come se non bastasse, l’Unione Europea, sui 40 milioni concessi, ha detto che ne certificherà solo 5. I restanti 35 saranno a carico di Pantalone (http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com/2012/01/la-regione-abruzzo-paga-due-volte-i-conti-tra-pescara-e-laquila-andirivieni-di-politici-e-dirigenti.html).

La "Gap Mission Digital Divide" della Abruzzo Engineering è costata complessivamente ai contribuenti abruzzesi circa 106 milioni. Per fortuna di chi paga le tasse, dal 2010 la Abruzzo Engineering è in fase di liquidazione, dopo aver presentato un debito di 19 milioni che "eroicamente" Chiodi non ha voluto accollare sulla testa dei corregionali.

Infatti, la gran parte dei dipendenti della partecipata lavora grazie a decreti e proroghe governative da più di quattro anni, in barba a una striminzita tripla dozzina di lavoratori di un dio minore posta in cassa integrazione da 40 mesi.
Non pagheranno gli abruzzesi, ma tutti gli italiani.

La consolazione dei cassintegrati, che debbono ancora ricevere l'assegno di sostentamento dal mese di novembre del 2013, sta tutta in quei 250 mila euro chiesti come risarcimento dal loro ex direttore generale, il quale è riuscito a fare trionfare ancora una volta la giustizia.

Domenico Attanasii

Fonte

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