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Erre moscia

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(25 Aprile 2010) Enzo Apicella

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(18 Aprile 2014)

L’8 Marzo due ragazzi davanti al Rio Grande di Bellaria vicino a Rimini, sono stati accoltellati da fascisti dopo contrapposizione interna al locale. Le ferite riportate sono state gravi e “professionali”: Uno ha avuto tagli alla schiena ricucite in ospedale e l’altro è stato infilzato e “aperto” con tale violenza che il coltello ha lacerato l’addome (provocando la fuoriuscita degli intestini), per poi tagliare lo stomaco e finire la sua corsa a pochi centimetri dal cuore. Ha subito successivamente diverse operazioni e ora è fuori pericolo di morte.

In risposta a quanto successo è stata convocata e organizzata per sabato 22 Marzo una manifestazione antifascista cittadina in solidarietà con i feriti e per comunicare alla città quanto successo.

La manifestazione ha visto la partecipazione di centinaia di antifascisti e cittadini inorriditi per quanto successo ed è terminata in piazza Cavour.

Il giorno seguente Domenica 23 Marzo nessun giornale stranamente ha riportato alcuna notizia in merito, mentre Lunedi 25 e martedi 26, iniziano articoli scandalistici e allarmisti sulla città ferita da vandalismi e danni, con riproposizioni di vetusti teoremi degli opposti estremismi anni 70 .

C’è da evidenziare che in nessun giornale di quei giorni si è fatto accenno minimamente che la manifestazione fosse stata indetta conseguenza dello sfiorato assassinio di un antifascista. Non solo i giornali hanno omesso di dare una informazione così centrale e determinante nella comprensione dell’origine della manifestazione, ma hanno anche omesso di evidenziare ai propri lettori il pericolo dato dalla presenza di bande di fascisti armate e allenate all’uso del coltello.

Più o meno tutte le forze politiche di governo della città, oltre ai fascisti si sono espresse con toni di condanna da caccia agli eretici compreso il nuovo presidente dell’Anpi di Rimini forse poco informato del fatto che al corteo c’erano tanti iscritti all’Anpi provenienti da tutti i comuni della Provincia.

Si vorrebbe fare credere che a scatenare tanta condanna istituzionale e giornalistica nei giorni seguenti siano stati il ”genuino disgusto per i danni recati alla città. “

In realtà danni non ce ne sono stati se non si intendono devastanti alcune nuove scritte in quei giorni sui muri senza autorizzazione istituzionale. Una recita: “Fascisti fuori dall’universo”

La parte di governo che si reputa “saggia e civile” inorridisce per delle scritte e non fa cenno ne si indigna ne fa comunicati stampa o commenti sullo sbudellamento di un antifascista?

C’è qualcosa di veramente grosso e allarmante che sta sfuggendo al diritto di accesso alla informazione e alla verità.

Invece di essere contenti che tutto sommato dopo quello che è successo, (l’omicidio politico sfiorato), non ci siano stati problemi seri, si incalza e si fa la voce grossa, compatta e solida di fronte “al pericolo comune” . Non è che invece “il pericolo comune” sia proprio questa “voce grossa e compatta” che ha più in simpatia l’ordine, la gerarchia, la paura per il diverso e la difesa di proprietà e capitali? I due feriti sono impegnati nella lotta per la casa e nelle iniziative autorganizzate.

E quale è il pericolo comune della Rimini opulenta fatta di proprietari immobiliari, speculatori, nostalgici, pantofolai in attesa di morire e opinionisti a caccia di grasso e stipendio? Pare siano i cittadini che non concepiscono l’antifascismo come una parata di carnevale in maschera d’epoca.

Gli antifascisti sono incazzati? Urlano? Sbattono la porta durante lo spettacolo prima che il sipario sia chiuso. Solidarietà alla parte viva della città e che lotta contro la prepotenza del potere: il fascismo è in guerra contro i diritti di uguaglianza sociale e in particolare contro i cittadini che han per patria il mondo intero e per città una città sognata quotidianamente come di tutti.

L’antifascismo è una qualità di vita .

Unione Sindacale Italiana - sezione Usi di Rimini

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