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Aeroporti di Roma: dove atterra lo sfruttamento

(8 Giugno 2014)

aeroportidiroma

Da mercoledì 4 giugno, 850 lavoratori hanno manifestato la loro rabbia con blocchi e cortei improvvisati negli Aeroporti di Roma di Ciampino e Fiumicino.

Si tratta degli addetti ai servizi di assistenza a terra della Groundcare, il principale hendler dello scalo romano per il vettore irlandese Ryanair. Meno di una settimana fa il tribunale di Civitavecchia ha decretato il fallimento della società, mentre ai lavoratori non sono stati pagati gli stipendi di maggio e 14esima. Il rischio concreto è la perdita del posto di lavoro per quasi mille persone, la maggior parte delle quali ex dipendenti di Aeroporti di Roma, e se a pensar male non si sbaglia mai, questa sembrerebbe una manovra a lungo termine studiata a tavolino per sbarazzarsi di contratti storici, come quelli AdR, al fine di estendere la precarizzazione a tutti i lavoratori dello scalo romano.

Sullo sfondo, infatti, vi è, a partire dal 1999, la privatizzazione della gestione degli aeroporti di Roma, attualmente affidata per il 95,92% ad Atlantia S.p.A., che fa capo al gruppo Benetton, uno dei principali protagonisti del capitalismo italiano, e la successiva liberalizzazione selvaggia dei servizi di handling aeroportuali, ovvero gare al massimo ribasso che, fino a che si può, si scaricano sulla pelle dei lavoratori, altrimenti si dichiara il fallimento.

I lavoratori aeroportuali avevano lanciato da mesi l'allarme. Con le spalle al muro, hanno iniziato la loro lotta, hanno sospeso i servizi di assistenza, e hanno indetto lo sciopero continuo fino a che la situazione non trovi una soluzione. La partita al momento non è ancora conclusa. Tuttavia, mentre il tavolo aperto tra AdR, Enac e sigle sindacali non sembra nell'immediato riuscire a dare alcuna risposta, i lavoratori vivono una ennesima offesa, come se la situazione non fosse già di suo al limite del paradosso: raggiunti dall'ordinanza di precettazione, si ritrovano non solo nell'impossibilità di continuare la loro lotta, ma sono obbligati a lavorare per garantire il minimo servizio, pur sapendo che non percepiranno alcun stipendio, neppure per questo mese corrente.

E non ci venissero ancora a raccontare che gli aeroporti sono i nonluoghi per antonomasia, spazi che hanno la prerogativa di non essere relazionali. Le relazioni ci sono eccome! e sono, come in tutti i luoghi di valorizzazione del capitale, di natura infima, deplorevole...di sfruttamento!

CLASH CITY WORKERS

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