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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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SANITA’: LA RIFORMA CONFERMA LA PEGGIORE DELLE CONTRORIFORME

(9 Luglio 2014)

Va avanti la discussione in Commissione Affari Costituzionali nel merito del ddl 1429, quello riguardante il superamento del bicameralismo paritario. Il disegno di legge costituzionale in realtà, contiene molti argomenti fra i quali quello della modifica del titolo V della Costituzione, riguardante assetto e competenze delle Regioni e del sistema autonomistico che la maggioranza di centrosinistra aveva già modificato nel 2001 inoltrandosi verso una forma di Stato spuria tra regionalismo e federalismo: tanto è vero che oggi si tenta di superare anche l’elemento di equivoco inserito in allora con le cosiddette “materie concorrenti”.
Un emendamento presentato ieri dai relatori, Finocchiaro e Calderoli, ha infatti restituito allo Stato la pienezza di competenze su di una serie di materie tra le quali la produzione, i trasporti, la distribuzione nazionale dell’energia, le infrastrutture strategiche, i porti e gli aeroporti.
Non è stato, invece, rimediato il disastro più grosso che la riforma del 2001 ha provocato: quello riguardante la regionalizzazione della Sanità.
La regionalizzazione della Sanità ha rappresentato davvero il biglietto da visita del malgoverno di un Ente, come quello Regionale che nel suo complesso ha rappresentato sul serio il “buco nero” nella vicenda istituzionale del nostro Paese.
Le Regioni, nate con grandi speranze di rappresentare soggetti di vero avanzamento democratico all’inizio degli anni’70, hanno finito con il rappresentare la sede per la sperimentazione peggiore del clientelismo, dello spreco, dell’abbassamento nella qualità di erogazione dei servizi: è stato da una Regione, la Liguria con il “caso Teardo” nel 1983 che partì il primo segnale di Tangentopoli non raccolto, in quel momento, per la miopia e l’insensibilità delle forze politiche che poi, 15 anni dopo, si fecero sostituire dalla Magistratura crollando tutte assieme miseramente.
Non elenchiamo i disastri di questi ultimi anni: da Batman alle inchieste milanesi a quelle genovesi riguardanti l’uso del denaro dei gruppi a fini personali avvenuti mentre crescevano le spinte imitatorie verso la Lega Nord, considerata per un certo periodo modello politico di successo (in particolare nel campo del commercio dei diamanti) e quindi da inseguire sul terreno di un improbabile simulacro di “federalismo”.
La sanità ha rappresentato una sorta di Pozzo di San Patrizio: le spese sono salite alle stelle anche grazie alla moltiplicazione dei centri di utilizzo del denaro pubblico a tutti i livelli; questo ha portato a una vera e propria escalation nell’importo delle tasse regionali; il livello del servizio si è paurosamente abbassato a causa dei tagli che l’enormità dei deficit ha fatto apportare nella realtà concreta delle strutture; ricerca e innovazione sono state completamente abbandonate.
Questo è il quadro, sommariamente descritto ma non smentibile, della sanità pubblica italiana regionalizzata: ovviamente con il contrappeso della crescita della sanità privata, in particolare di quella gestita dalla cosiddetta “finanza cattolica” anch’essa comunque sede di scandali e sperperi enormi (qualcuno ricorda il S. Raffaele? A Milano come nella Puglia vendoliana?).
Pur tuttavia il Pozzo di San Patrizio non si tocca e resta in balia delle Regioni, in nome di non si sa quale idea di “federalismo” e in barba a tutti i criteri plausibili di efficacia e di efficienza.
Davvero in questo caso la riforma ha conservato la peggiore delle controriforme.

Franco Astengo

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