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Palestina

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(31 Ottobre 2012) Enzo Apicella

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(Palestina occupata)

La guerra vigliacca di Netanyahu

(11 Luglio 2014)

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La tragedia di Gaza viene presentata in modo ingannevole dai media falsari e da giornalisti indecenti, salvo apprezzabili eccezioni: la guerra, secondo costoro, l’hanno voluta i palestinesi. Non è guerra permanente, per siffatti pennivendoli e mezzibusti, la pulizia etnica compiuta ogni giorno, cacciando i palestinesi dalle loro terre, demolendo le loro case e relegandoli in “riserve indiane” sempre più piccole. Non è guerra, quando i soldati dell’”esercito più morale del mondo” sparano ai contadini che colgono le olive o i pomodori, e impediscono ai pescherecci di pescare; quando un’intera popolazione viene lasciata senza medicine, con poca acqua, elettricità, e le attività economiche sono rese impossibili.
Non è guerra, quando si uccidono attivisti la cui unica colpa è di solidarizzare con gli oppressi, in maniera palese con un bulldozer corazzato, come Rachel Corrie, o per interposta organizzazione terrorista, come per Vittorio Arrigoni, cui è seguito un processo che persino il Corriere della sera ha chiamato farsa. E i giornalisti uccisi nel 2012: due operatori tv palestinesi dell’emittente televisiva Al-Aqsa, Mohamed al-Kaoumi e Hossam Salameh, nonché Mohammed Moussa Abu Eisah, direttore dell’emittente radio Al Quds, colpiti da missili israeliani nelle loro auto. Dal 2000 al 2012 sono stati assassinati 23 giornalisti palestinesi.
Il premio Nobel per l’ipocrisia Obama supera tutti, proponendo la sua mediazione per la risoluzione del conflitto, come se non fosse il governo americano a fornire le armi micidiali che Israele sperimenta sulla pelle dei palestinesi e dei libanesi. Israele, di fatto, è il laboratorio delle guerre future, e le cavie sono i civili, le donne, i bambini palestinesi.
Un altro personaggio smascherato, almeno agli occhi di chi non si beve la becera propaganda, è il califfo Baghdadi, che straparla di conquistare Roma e la Spagna, ma si guarda bene di dare una mano ai palestinesi, che non sono molto gratificati dalle sue chiacchiere su Gerusalemme capitale del califfato. Ma tale onore non doveva già toccare a Baghdad?
In attesa della riconquista, il califfo rivela la sua appartenenza politica con una dichiarazione simile -due gocce d’acqua!- a quella dell’imperialista Cheney: l’America sarà colpita da un attentato peggiore di quello dell’Undici settembre. Come due diapason, che vibrano all’unisono, i due politicanti gemelli non hanno bisogno di incontrarsi per trovarsi d’accordo. Questi due figli della guerra possono trovare la sintonia solo tra attentati, falsi flag, golpe, massacri, mercenari e fanatici.
Mentre palestinesi, siriani, iracheni, yemeniti…muoiono.

Michele Basso

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