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Sasà Bentivegna, Partigiano

Sasà Bentivegna, Partigiano

(3 Aprile 2012) Enzo Apicella
E' morto ieri a Roma Rosario Bentivegna, che nel 1944 prese parte all’azione di via Rasella contro il Battaglione delle SS Bozen.

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    NAPOLITANO, IL PD E L’ANTIFASCISMO

    (14 Luglio 2014)

    napolitanopd

    Alla fine è stato annullato il previsto incontro tra il razzista Borghezio e il rappresentante del PD Brando Benifei che doveva svolgersi nel corso della Festa dell’Unità di Nova Milanese: si sono verificate prese di distanza da varie parti e, forse, ha vinto un po’ di sano senso di vergogna. Ma che nel programma l’incontro fosse previsto e, quindi, che qualcuno nel PD avesse avuto l’idea rimane come fatto non semplicemente di cronaca ma politico a tutto tondo.
    E come tale necessitante di un’attenta riflessione.
    Ne è passata di acqua sotto i ponti dai tempi di Violante e dei “figli di Salò” ma la lunga marcia verso la dismissione dei valori dell’antifascismo è proseguita senza soste e senza eccessivi contrasti, nel quadro del degrado etico – culturale evidenziatosi in larghi settori del ceto politico: all’insegna della criminalizzazione delle ideologie è così passata l’ideologia del disimpegno e del trasformismo.
    Tutto questo insieme di negative vicende ha trovato il suo apice qualche giorno fa con il ricordo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha voluto dedicare all’ex-segretario del neo-fascista MSI, Giorgio Almirante nell’anniversario della morte.
    Deve essere ricordato sempre come Giorgio Napolitano già in parlamento dal 1953, sia stato protagonista di una “tranquilla” ascesa ai vertici del PCI e, inopinatamente, del processo di presidenzialismo autoritario che contraddistingue la fase che stiamo vivendo dopo aver tentato, a suo tempo, di trasportare lo stesso Partito Comunista nel Psi craxiano.
    Nel suo messaggio dedicato ad Almirante Napolitano parla di ricordo di “uomo di Stato”: ebbene è il caso di ricordare che Almirante fu uomo di Stato, ma soltanto nella Repubblica di Salò come capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare Mezzasoma, già insegnante all’Istituto di Mistica Fascista, poi appeso per i piedi a Piazzale Loreto.
    Nella sua lunga milizia all’interno del Parlamento italiano, Almirante non è mai stato “uomo di stato”: il suo partito non collaborò alla stesura della Carta Costituzionale, anzi ne fu feroce “nemico” proclamando sempre il ritorno a regimi di tipo autoritario. Il MSI, nel corso dei 50 anni della sua esistenza, ha appoggiato un solo governo quello di Tambroni, fatto cadere in piazza dall’opposizione popolare dopo aver lasciato sulle piazze d’Italia una lunga striscia di sangue: a Genova, a Reggio Emilia con cinque morti, a Roma con l’assalto dei carabinieri a cavallo verso di deputati comunisti e socialisti, a Palermo con un morto e a Catania con un altro operaio ucciso della polizia.
    Il punto che s’intendeva toccare, in quest’occasione, non era però quello del ricordare queste (del resto sempre attuali) vicende ma di analizzare cosa significa, in questo momento, la dismissione completa del concetto di antifascismo che il ricordo di Almirante e la stessa idea del dibattito di Nova Milanese evocano con grande concretezza.
    Tutto si tiene, in questo senso, nel quadro del progetto di riforma costituzionale ed elettorale che sta portando avanti il governo Renzi: un progetto che prefigura, occorre sempre affermarlo senza mezzi termini, la costruzione di un regime autoritario.
    Non è retorica allora, come qualcuno tende sempre a fari rilevare, definire l’antifascismo come “valore costituente” della Repubblica Italiana ed elemento di riferimento fondativo della sua Costituzione.
    Appare allora evidente come, per cambiare l’assetto dello Stato nel senso inteso da Napolitano e da Renzi, sia necessario sbarazzarci della vecchia anticaglia antifascista, nel nome di una nuova identità dello Stato repubblicano fondato sull’idea presidenzialista, sul partito unico (magari con qualche satellite poco fastidioso intorno..) sulla sopraffazione di classe (l’articolo 1 e l’articolo 3 della Carta Fondamentale sono da tempo nel mirino..) sul neo-liberismo, sull’acquiescenza ai diktat delle tecnocrazie di Bruxelles e Francoforte (facendo finta di discutere dell’austerità come falso problema), sull’indiscriminato allineamento atlantico.
    Per opporci a tutto questo, per continuare a opporci concretamente a tutto questo l’antifascismo rimane assolutamente un valore portante, costituivo di qualsiasi ipotesi di opposizione sociale e politica.
    Non sarà sufficiente ricordarlo ma, piuttosto, proclamarlo con grande forza in ogni occasione.

    Franco Astengo

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