">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Imperialismo e guerra    (Visualizza la Mappa del sito )

Foto troppo spaventose

Foto troppo spaventose

(4 Maggio 2011) Enzo Apicella
La Casa Bianca sta “valutando” se diffondere le immagini di Osama Bin Laden morto: “Le foto sono troppo cruente”

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

APPUNTAMENTI
(Imperialismo e guerra)

SITI WEB
(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

LE IMMAGINI DA GAZA SUGGERIREBBERO UNA SOLA SOLUZIONE: PROLETARI DI TUTTO IL MONDO UNITEVI! PURTROPPO NON BASTA

Un tentativo di analisi della situazione internazionale

(27 Luglio 2014)

L'immagine è fin troppo eloquente: siamo di fronte ad una situazione di vera e propria tragedia ...

immagigaza

Le notizie che arrivano dalla Palestina e quelle provenienti dall'Ucraina, in questo fine settimana di guerra, suggeriscono l'analisi di un acuirsi della crisi e il porsi in evidenza quello che si può definire come vero e proprio mutamento strategico nel quadro delle relazioni internazionali.
Pare essersi conclusa la fase, contraddistinta nel post-caduta del muro di Berlino, dalla presenza di una sola superpotenza egemone compresa nell'autoassegnatosi ruolo di "gendarme del mondo" portato avanti attraverso l'esportazione della guerra nel nome della democrazia.
Questa fase è stata contraddistinta dall'esplosione del terrorismo islamico, da una lunga serie di guerre locali di notevole dimensione, dalla formazione di improbabili coalizioni di "volenterosi", da una ripresa del neo-colonialismo rivolto ai paesi africani (sulla base del quale alcuni sono scomparsi come entità statuale e adesso si ritrovano divisi in feudi proprietà di "Signori della Guerra": Somalia, Eritrea, i vari Sudan, Libia).
Nel contempo, nell'ambito dell'emergere di nuove potenze economiche e di una accelerazione nei meccanismi della globalizzazione realizzata attraverso l'adozione di politiche iperliberiste, di un trasferimento secco verso la finanziarizzazione, della formazione di classi di nuovi "rentier" particolarmente rapaci, si è formato un debole, e sopravvalutato, accenno di multipolarismo sul piano economico,.
Dopo l'11 Settembre 2001 si è anche tentato, sul piano ideologico, di reperire un "nemico globale" e gli stessi teorici di destra che, all'indomani dell'89, avevano parlato di "fine della storia" si sono gettati sull'osso dello "scontro di civiltà".
Nel frattempo non decollava il progetto politico dell'Unione Europea e la Russia, smembrata l'URSS, recuperava gradualmente un ruolo politico ristabilendo due riferimenti politici storicamente essenziali: un sistema politico fondato sull'autocrazia e la vocazione imperiale.
Questa fase, contrassegnata appunto da una crescita economica tumultuosa attuata sul modello iperliberista della allargarsi delle diseguaglianze e tutti i livelli si è arrestata fin dal 2008 con l'emergere della crisi finanziaria partita dagli USA con la vicenda dei subprime, poi allargatasi via, via in tutto il mondo fino a diventare crisi economica e dello stesso modello di sviluppo.
Oggi appare aprirsi una fase successiva contraddistinta da almeno cinque elementi:
1) L'assoluta decisività della questione energetica e del consumo del suolo e delle risorse naturali. Questioni di livello planetario dalle quali pare dipendere, dopo secoli di crescita e di sfruttamento illimitati, la stessa prospettiva di prosecuzione di esistenza dell'umanità;
2) l'assenza di leadership a livello mondiale (ne ha scritto molto opportunamente, qualche giorno fa Ian Bremner sulle colonne del "Corriere della Sera");
3) il vero e proprio decadimento di ruolo da parte delle organizzazioni internazionali, in primis l'ONU e delle antiche figure di riferimento di una possibile "moral suasion" a livello globale. L'innovazione tecnologica ha stroncato l'etica;
4) Il fallimento dell'Unione Europea ha portato con sè una sorta di riallineamento sistemico globale, nel senso di un recupero dell'antico schema euroatlantico;
5) il modificarsi di ruolo dei cosiddetti BRICS quale possibile entità politica, al di là quindi delle questioni di carattere economico e di intreccio di affari in particolare nel delicatissimo settore energetico. I BRICS appaiono, infatti, ridimensionati ad un compito di "potenze regionali": Cina compresa, impegnata tra l'altro in un durissimo confronto con il Giappone, e costretta a rivolgersi ad una delle due superpotenze per ottenere appoggio.
La previsione più credibile, sul piano dell'assetto strategico globale, diventa allora quella, da un lato, dell'assunzione di un nuovo ruolo dominante dello schema di confronto bipolare tra le due sole superpotenze possibili, quella americana e quella russa.
USA e Russia si trovano, infatti, a diretto confronto sul terreno diplomatico e della crescita d'intensità dei conflitti locali: già citato quello potenziale tra Cina e Giappone, c'è da prestare attenzione a ciò che potrebbe accadere tra Vietnam e Cina e tra Iran e Arabia Saudita; ci sono anche il disfacimento dell'entità statuale dell'Iraq e le tante guerre africane , oltre ai terreni dell'emergenza immediata dell'Ucraina e di Gaza.
In altre occasioni si è analizzato il ruolo imperiale rispettivamente esercitato dalle due superpotenze: la ragione di questa valutazione risiede nel fatto che si è spostata la centralità del terreno del confronto passato infatti da quello dell'economia, come è stato nella fase della "globalizzazione rampante" ad una nuova contesa riguardante lo "spazio vitale", come sempre è stato nel caso della Palestina ed è oggi anche in quello dell'Ucraina.
La vicenda ucraina, aperta dalla questione della Crimea, sorge infatti dalle esigenze vitali di ricostituzione di una dimensione imperiale da parte della Russia.
Salgono così di intensità i pericoli di guerra.
E' questo, del pericolo di guerra, il dato di fondo che può essere espresso al termine di questo ragionamento.
Intanto rimane rampante, del tutto rampante, la capacità di esprimersi del turbo-capitalismo: una capacità espressa con ferocia e con grande forza a partire proprio dall'Occidente avanzato.
E la sinistra?
Non sembrano proprio esistere a livello internazionale soggetti adeguati in grado di presentarsi sulla scena dello scontro in maniera adeguata, sia nel campo riformista, sia in quello anticapitalista.
E' venuta a mancare , in maniera pressoché completa, la dimensione internazionalista.
Sarebbe questo il punto di riflessione più importante da riprendere: ma non sembra esserci tempo, le idee di pace, eguaglianza, solidarietà tra i popoli appaiono smarrite e il linguaggio dei padroni del mondo parla- ancora una volta - di guerra.

FRANCO ASTENGO

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il nuovo ordine mondiale è guerra»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

4468