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No Monti Day

No Monti Day

(27 Ottobre 2012) Enzo Apicella
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    ANCORA SULLE RAGIONI POLITICHE DI UN GIUDIZIO SULLA SVOLTA AUTORITARIA

    (29 Luglio 2014)

    nadia

    Nadia Urbinati

    Un intervento di Nadia Urbinati apparso sulle colonne di Repubblica il 29 Luglio esplicita con grande chiarezza il passaggio decisivo del mutamento avvenuto, nel corso degli anni, nei meccanismi della decisionalità e della rappresentanza politica.
    La valutazione contenuta nell’intervento può essere così riassunta: c’è stato un passaggio della domanda politica dal “che fare?” al “chi lo farà?”.
    Un passaggio avvenuto nella ricerca, all’interno dei diversi sistemi politici, di una autorevolezza perduta nel momento in cui si è verificato un vero e proprio transito di decisionalità attraverso l’affermarsi di vincoli espressi dai mercati finanziari e dalle politiche monetarie espresse dalle banche.
    Questo elemento ha modificato il rapporto tra i livelli di decisionalità e le conseguenze derivanti dalla decisionalità stessa: le politiche messe in campo, infatti, sono frutto di referenti diversi da quelli eletti dai cittadini, ma altri non sottoposti ad alcun controllo.
    La sostanza della democrazia è così diventata da parlamentare a esecutivista.
    Lo sbocco naturale di questo stato di cose, dal punto di vista di chi vuol conservare il dominio della grande finanza e dei poteri forti che la sostengono, non è altro che quello della “limitazione” della democrazia.
    Esattamente quello che sta facendo il governo Renzi con le sue iniziative in materia di riforma costituzionale ed elettorale.
    Il nocciolo di quella che deve essere considerata proprio quello della svolta autoritaria realizzata attorno al nodo del “chi lo fara’?” sulla base dell’esecutività di poteri in esclusiva connessione con un “pensiero unico”.
    E’ questa la ragione delle riforme delle quali si conclama la “modernità”.
    Tolti di mezzo corpi intermedi, fastidioso dibattito politico, complicazione della rappresentanza delle istanze ideali e sociali, il “Regime” può rimanere solo a gestire in conto terzi sostenuto esclusivamente dall’apparato mediatico cui viene imposta, attraverso una massiccia distribuzione d’incentivi selettivi, una forte torsione dall’informazione alla pura propaganda.
    Pura propaganda cui non risultano insensibili i settori politici residui pronti ad accomodarsi all’ombra di una coalizione dominante, cui il sistema elettorale garantisce ben oltre le maggioranze assolute anche soltanto con il 25% dei voti degli avanti diritto.
    Sommate il 40% degli astenuti ai votanti fuori dal PD e avrete più o meno questo risultato. Alle europee il PD ha avuto circa 11 milioni di voti su 49 milioni di iscritti nelle liste: quindi 38 milioni di elettori non hanno votato PD e ciò nonostante, se si fosse trattato di elezioni politiche sarebbe scattato il premio di maggioranza (un 15% per di regalo, nella fattispecie).
    Un sistema molto simile non solo alla famigerata Legge Acerbo, ma anche ai sistemi “multipartitici” presenti nei paesi dell’Est europeo al tempo della guerra fredda e della strategia dei blocchi contrapposti.
    Un sistema già collocato ben oltre al presidenzialismo, di vera e propria negazione della pluralità politica: una pluralità negata in nome delle esigenze di autoritarismo che richiede il ruolo di mera esecutività svolto dal Governo, in funzione – appunto – di precisi interessi.
    La sola risposta possibile è quella dell’apertura di un grande confronto nel paese ,a livello di massa , per il ripristino del pluralismo politico come inteso dalla Costituzione Repubblicana.
    Deve essere questo il senso profondo di una rinnovata battaglia democratica da condurre senza incertezze e doppiopesismi che spesso si evidenziano in prese di posizione di intellettuali democratici e di altri soggetti.
    La qualità della democrazia da opporre come principio e come contenuti al dominio del capitale e alle sue arroganti propaggini governative.
    E’ questo il punto prioritario sul quale deve riorganizzarsi una sinistra d’opposizione per l’alternativa, oggi come oggi completamente priva di una qualche autonoma espressione di soggettività, comprendendo appieno che mai come in questo momento lotta per la democrazia e lotta di classe risultano strettamente intrecciate e sola base possibile per un progetto di radicale trasformazione della società.

    Franco Astengo

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