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SISTEMA POLITICO ITALIANO: DALLA POST-DEMOCRAZIA AL REGIME

(4 Agosto 2014)

ilvo

Ilvo Diamanti

“La democrazia per caso” è il titolo di una sintetica ma accurata ricostruzione del mutamento radicale intercorso nel sistema politico italiano nel corso degli ultimi vent’anni: l’ha eseguita Ilvo Diamanti nel suo articolo apparso il 4 Agosto sulle colonne di “Repubblica”.
Vi sono analizzati i punti principali di questo (negativo) cambiamento: il progressivo svuotamento delle istituzioni fino al punto della neutralizzazione del Senato; la distruzione dei corpi intermedi, la personalizzazione della politica e dei partiti, la progressiva presidenzializzazione a tutti i livelli dal Quirinale al Municipio di Castelmagno.
Diamanti ricorda anche come, da subito, appena uscito il “Porcellum” Giovanni Sartori definì incostituzionale l’inclusione nella legge elettorale dell’obbligo di indicare il nome e cognome del presunto leader della coalizione.
Alla fine, progressivamente, Diamanti sostiene come l’Italia abbia di fatto cambiato forma istituzionale e costituzionale: a metà, scrive il politologo che insegna a Urbino, fra presidenzialismo e premierato, fra accentramento e federalismo. Senza disegni né riforme di sistema, di fatto inseguendo emergenze continue e infinite e reagendo a spinte particolari e faziose.
Quella italiana è oggi un post – democrazia ibrida, a metà tra personalizzazione ultrà e partecipazione diretta, fra TV e Web.
Renzi si sta limitando ad assecondare questo stato di cose, senza alcun interesse a dare un senso al caos, operando una modificazione selettiva che accentui e rafforzi i suoi interessi e la sua vocazione di leader del PdR (Partito di Renzi) alla guida di un governo personale e – appunto – di una “democrazia per caso”.
Sotto quest’aspetto fossimo in Napolitano o in altri possibili aspiranti al Colle non “staremmo sereni” ( pare che in discussione ci sia anche l’abbassamento del limite d’età per la Presidenza della Repubblica a 40 anni, misura da accompagnare poi con l’elezione diretta dal “popolo” con il quale, nel frattempo, il Capo dialogherà direttamente)
Appare evidente che l’obiettivo di fondo che si sta perseguendo da parte del governo e di questa nuova oligarchia è quello dell’instaurazione di un regime: tutti i passaggi analizzati da Diamanti rapportati con l’impianto complessivo delle riforme costituzionali ed elettorali che si stanno tentando di fare portano a questa logica conclusione.
Stupisce che sia così scarsa la consapevolezza di questo drammatico stato di cose, che s’inserisce nel disastro economico - sociale e delle relazioni internazionali che qui, per economia del discorso, non viene trattato se non attraverso l’elencazione dei due titoli di un possibile capitolo di un testo dedicato al “disastro italiano nel disastro europeo”.
Certo: il coro dei mezzi di comunicazione di massa è del tutto assordante se non ottundente la stessa capacità di ragionamento collettivo e individuale, l’appoggio dei “poteri forti” massiccio (alla fine si tratta, più o meno, dell’applicazione del documento sulla Rinascita Nazionale redatto dalla P2 di Licio Gelli), la corsa a salire sul “carro del vincitore” inarrestabile; se di questi tempi non fosse davvero di cattivo gusto, ci sarebbe da ritirar fuori la vecchia immagine del “fiume in piena”.
Diamanti, a questo punto, avanza la proposta di un’Assemblea Costituente (non accenna all’eventuale, nel caso, sistema elettorale: speriamo pensi al proporzionale) ma chiude dicendo di non riuscire a sperarci.
L’analisi di Diamanti, per molti versi condivisibile (alcuni aspetti di rafforzamento della negatività del quadro, nei passaggi precedenti, di questo intervento sono da attribuire all’autore) richiama, a nostro avviso, non all’Assemblea Costituente ma a due punti che, in chiusura, saranno esposti in maniera del tutto sommaria ma ci si augura chiara:
1) Questo disegno necessita immediatamente della messa in opera di un livello adeguato di un’opposizione di tipo “sistemico”. Senza nessuna possibilità di mediazione .Come invece alla fine sta facendo il movimento 5 Stelle che si è limitato al bla, bla, in aula senza pensare minimamente a organizzare una protesta sociale radicata nel Paese vero. Del resto il movimento 5 Stelle è parte integrante della degenerazione del sistema politico di questo paese essendo l’espressione della politica via Web;
2) L’opposizione ha bisogno di essere sostenuta da un fronte democratico ampio capace di muoversi sia sul terreno politico, sia su quello sociale. Soprattutto però l’opposizione ha bisogno di un partito politico che funzioni da soggetto trainante dell’opposizione. Un partito che sintetizzi, progetti, programmi su di un’ipotesi complessiva di trasformazione del sistema. Una trasformazione del sistema i cui contenuti di programma siano provvisti di idealità, misurandosi con le novità emergenti dalla situazione internazionale, facendo comprendere a quale punto di rottura è arrivata l’Unione Europea, affrontando il tema dell’impoverimento generale e della durezza insopportabile dello scontro di classe in questa fase. Il tema della democrazia deve essere considerato dal punto di vista della rappresentanza politica, della centralità delle assemblee elettive, di un modo alternativa di organizzare le istituzioni e i soggetti politici. Quella di un soggetto politico di riferimento, di un partito, appare come un’esigenza ineludibile per la democrazia italiana ma lo è essenzialmente per la scomparsa sinistra italiana di opposizione per l’alternativa. Non si trova neppure più il coraggio di pronunciare la parola partito rimanendo tutti avviluppati nelle colpe di una sconfitta storica, al riguardo della quale esistono però responsabilità ben precise che non derivano soltanto dal Fato.
Si troverà il coraggio che serve almeno per proporre di ricostruire, pietra su pietra, una sinistra di opposizione e di alternativa all’altezza della tragicità dello scontro in atto ?

Franco Astengo

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