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Rasmussen a Kiev: il rafforzamento dell’offensiva contro l’ex URSS

(12 Agosto 2014)

rasmussenakiev

Giovedì 7 agosto 2014, il segretario generale della NATO Anders Fogh Rasmussen si è incontrato a Kiev con Poroshenko per valutare lo stato dell’avanzata nel Donbass e per illustrargli le questioni all’ordine del giorno al vertice Nato del 4 settembre in Galles. Sono diverse le forze dell’estrema sinistra del movimento operaio dell’UE che preparano una manifestazione antimperialista. Il CRQI deve fare il suo dovere dandole il suo contributo.
Rasmussen ha rassicurato Poroshenko, nervoso per la resistenza del Donbass contro la terza offensiva: “Il sostegno della Nato alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina è incrollabile. La nostra collaborazione è di lunga data. E’ forte e in risposta all’aggressione della Russia, la Nato lavora ancora più strettamente con l’Ucraina per riformare le sue forze armate e le istituzioni della difesa”. L’integrazione dell’Ucraina nell’organizzazione dell’imperialismo armato risale al 1991 quando aderì al Consiglio di cooperazione del Nord atlantico ( oggi Consiglio di partenariato euro-atlantico, vertice di Sintra, Portogallo, 30 maggio 1997). Questo cappio al collo del proletariato dell’Ucraina è fissato nella Carta del 1997 il cui strumento organizzativo è la Commissione Nato-Ucraina: “ un’Ucraina indipendente e stabile, fermamente impegnata a favore della democrazia e dello Stato di diritto, è la chiave per la sicurezza euro-atlantica”. Nel linguaggio dell’imperialismo significa: l’Ucraina è un avamposto da cui far partire iniziative decisive per l’asservimento del proletariato e delle risorse naturali della Federazione russa. L’offensiva di oggi non ha per causa il progetto euroasiatico di Putin che è solo fumo ideologico per impedire lo sviluppo del movimento operaio rivoluzionario nell’ex URSS. L’euroasiatismo reale, non il fantasma prodotto dal delirio di quel parassita debosciato di A. de Benoist, lo ha creato l’impero inglese dando colpi in testa all’aquila bicipite dei Romanoff, quando questi cercavano di espandersi nel mediterraneo ed in Afghanistan. La rivoluzione d’ottobre e l’URSS misero fine a quella storia. La burocrazia usurpatrice e restaurazionista l’ha riaperta.
L’insurrezione e la guerra civile del Donbass hanno decretato il fallimento degli sforzi fatti dalla Nato per trasformare l’esercito di leva del periodo sovietico in un esercito professionale fondato sulla mobilità e su un armamento dotati di mezzi più efficaci. La Nato ha curato la preparazione di organizzazioni paramilitari. Nel 2006 prese l’avvio la costruzione di “una rete di partenariato per promuovere la condivisione di esperienze sul ruolo della società civile nella difesa e nella sicurezza tra i gruppi della società civile e gli operatori della Nato e dell’Ucraina” (www.nato.int/cps/en/natolive/news-NATO’s relations with Ukraine). Pravi sector, Svoboda, il Partito radicale di Oleg Lyashko e tutti i gruppi banderisti non si sviluppano per la loro forza interna. Si prepara un salto di qualità nella guerra.
I vertici russi si trovano in una situazione in cui gli spazi di manovra sono ristrettissimi. L’editoriale del sito marxista russo rabkor.ru ha sottolineato che “mentre la milizia combatte per respingere gli attacchi dell’esercito ucraino nel Donetsk, in Russia sta crescendo l’insoddisfazione contro il proprio governo, perché non sostiene adeguatamente gli insorti della Nuova Russia”(Spazzare le stalle di Augias). Questo malcontento per il mancato sostegno agli insorti non è un sentimento sciovinista e reazionario. Ci aiuta a comprendere questo sentimento delle masse russe quanto hanno scritto Savas Michael-Matsas e Shungur Savran nel commento critico alla Dichiarazione approvata alla conferenza di Minsk(7-8 giugno 2014): “Il ruolo determinante degli USA e l’imperialismo dell’UE non può essere oscurato o messo sullo stesso piano della politica di potenza del Cremlino e che non si può sostenere che la Russia è la prima e principale, se non unica forza responsabile[della guerra civile]. Il Cremlino dovrebbe essere criticato, ma per altri motivi: unisce la retorica nazionalista e il sostegno a parole ai russofoni subordinando la lotta popolare nel Donbass alla contrattazione diplomatica con l’imperialismo. La rivendicazione contenuta nella Dichiarazione di Minsk di ‘mettere fine all’interferenza nel conflitto ucraino’ è come una ripetizione della politica di ‘non intervento’ seguita dai governi britannico e francese durante la guerra civile spagnola contro il fascismo, mentre Hitler e Stalin armavano i Fascisti di Franco e bombardavano Guernica”(For peace to the people of Ukraine, against capitulatio to its enemies! redmed.org). Le masse russe criticano Putin perché questo non interviene ad arrestare l’avanzata dell’imperialismo armato in Ucraina e meglio di Putin comprendono che la sconfitta dell’insurrezione del Donbass crea un avamposto strategico per lo smembramento della Federazione russa. Questo malcontento si aggiungerà a quello prodotto dalla recessione in cui è caduta l’economia russa. Recessione che non è prodotta dagli effetti delle sanzioni o dalla guerra ucraina ma dalla crisi inarrestabile in cui è precipitato il capitalismo nel 2007. Ciò è riconosciuto ormai, anche, da qualche intellettuale borghese( si veda ‘Mosca sogna in grande ma l’economia è di nuovo a terra’, Gian Paolo Caselli in Limes, 8 2014). Tutto questo riguarda il fronte interno. Dal lato dell’imperialismo Usa e Ue oltre al nuovo giro di sanzioni aumenta la pressione, la minaccia militare e le iniziative per sostituire Putin con un governo accondiscendente. Rasmussen, prima dell’incontro con Poroscenko, ha incontrato in Belgio, a Mons, nella sede dell’Allied Command for Operations ( struttura del Comando supremo della Nato predisposta alla pianificazione ed esecuzione delle operazioni NATO), il primo ministro inglese Cameron e il capo del Comando supremo alleato in Europa (SACEUR), il Gen. Philip Breedlove(4 agosto). Alla fine dell’incontro Rasmussen ha dichiarato che la NATO "è decisa” a difendere tutti gli alleati contro ogni minaccia. "siamo ad un punto cruciale della storia: come ci ricorda la devastazione della Prima Guerra Mondiale, la nostra pace e la nostra sicurezza sono ancora una volta in fase cruciale, con l'aggressione della Russia all'Ucraina. E l'abbattimento del vMH17 ha chiarito che un conflitto in una parte dell'Europa può avere tragiche conseguenze in tutto il mondo”(sito della NATO). Il capo di stato maggiore dell’esercito USA, Gen. Martin Dempsey, al Security Forum dell’Aspen(24 luglio), ha detto che gli USA dovevano rivedere modelli di difesa che non erano più presi in considerazione da vent’anni. Perché il Cremlino il Cremlino "ha preso la decisione consapevole di usare la sua forza militare all'interno di un'altra nazione sovrana per raggiungere i suoi obiettivi…
è chiaramente su un percorso di affermazione di se stesso non solo in Europa orientale, ma l'Europa nel complesso, e verso gli Stati Uniti”. Dopo l’abbattimento dell’aereo malese si è ritornati ai toni della propaganda bellicista anti-russa del marzo e di aprile di quest’anno. Sulla copertina di Der Spiegel del 28/07/2014 venivano riportati i visi dei morti del disastro dell’aereo malese e sopra questi era scritto “Stoppt Putin Jetzt” (Ferma Putin Ora). Certo, ci sono degli interessi immediati dei capitalisti che fanno affari in Russia e contano. Ma ci sono gli interessi strategici e, ragionando, proprio su questi che Trotsky fondava il pronostico che la restaurazione capitalista sarebbe avvenuta nella forma di una conquista coloniale supportata da regimi fascisti e semifascisti. L’identificazione della linea di marcia dell’imperialismo è fondamentale per poter comprendere i modi con cui inizierà il processo rivoluzionario nell’ex URSS.
Il consenso della classe media al bonapartismo di Putin proveniva dalla ripresa dell’economia sovietica nei primi anni del 2000 fino alla crisi irreversibile. Oggi sono in molti ad accusare Putin di riportare l’economia russa al periodo eltsiniano. Ma il ceto medio è sempre disposto a tradire i “nobili ideali”. Su svpressa ru ( 9 agosto ‘La patria, la guerra e la borsa’) il prof. Alexander Shatila, preside della facoltà di sociologia e scienze politiche di Mosca, evidenziava la fuga a Mosca del ceto medio del Donetsk: “da una parte c’era l’opposizione a Kiev, dall’altra non erano disposti a sacrificare la vita nella guerra civile”. E per quanto riguarda la classe media russa? “Durante la campagna elettorale presidenziale del 2012, a mio parere, Putin ha trovato una formula piuttosto di successo per attrarre i voti della classe media: ‘Abbiamo qualcosa da perdere’. Infatti, i membri della classe media, soprattutto a Mosca, San Pietroburgo e altre grandi città hanno qualcosa da perdere. Altra cosa è che la lealtà di questo segmento della società è in gran parte dovuto all'efficienza e all'efficacia dell'azione pubblica. Come mostra la pratica, la classe media sostiene la leadership del suo paese e lo Stato nel suo insieme finché c'è una situazione politica ed economica stabile. Questa parte della società è molto sensibile a qualsiasi perdita di stato. In questo caso, può prendere una posizione passiva o addirittura critica. Così, la classe media è insieme inaffidabile e opportunista. Nel caso di calamità nel paese, la maggior parte dei suoi membri declina rapidamente tutta la responsabilità di ciò che accade e prende le distanze dal governo”. Nell’immediato la recessione verrà addossata alle sanzioni e la responsabilità di ciò sarà addossata a Putin. I malumori della classe media potranno essere utilizzati per un’edizione di ‘euroMaydan’, nella Piazza Rossa? Il ceto medio russo non seguirà le mitologie euroasiatiche, così come non le seguiranno gli oligarchi( il‘grande capitale’, come scrive il prof. Shatila :“Nel paese possiamo dire che c’è una dittatura del grande capitale”). Ciò che sappiamo dalle lezioni della guerra civile nel Donbass è che sarà il proletariato russo ad arrestare l’avanzata dell’imperialismo armato ad est. Nella lotta si costruirà la coscienza di classe.

11 agosto 2014

Gian Franco Camboni - sezione di Sassari del PCL per la IV Internazionale

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