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“SFORTUNATAMENTE TUTTI ABBIAMO SBAGLIATO”: LE INCREDIBILI REAZIONI DEL GIORNO DOPO E LE RADICI DELLA NOSTRA IDENTITA’

(18 Agosto 2014)

“Sfortunatamente tutti abbiamo sbagliato”: l’incredibile dichiarazione rilasciata domenica alla BBC dal ministro dell’economia del governo Renzi, Piercarlo Padoan, non ha suscitato alcun terremoto politico. Anzi i principali commentatori posti sul versante degli economisti hanno deciso che “perseverare diabolicum non est”.
Prendiamo ad esempio il “Corriere della Sera”: Giavazzi e Alesina, fin da domenica, puntano sui tagli delle tasse alle imprese e alla riforma del mercato del lavoro (leggi flessibilità=licenziamenti) e PD e Forza Italia oggi si dichiarano pressoché d’accordo.
Il responsabile economico del partito democratico, Taddei, si muove piuttosto sul terreno di un ulteriore taglio dello stato sociale; Tabellini propone la “svalutazione fiscale” e un ennesimo aumento dell’IVA e il governo prepara, per i prossimi 29 e 30 Agosto, una “scossa per l’economia”.
Nessuno, insomma, si è fermato almeno un momento a riflettere su dove lorsignori collettivamente hanno sbagliato; nessuno si è fermato almeno un momento a riflettere sui danni immensi fatti, nel corso di questi anni, alle condizioni di vita di milioni e di milioni di cittadine e cittadini, sul disastro provocato al residuo della struttura industriale del Paese, sul pauroso impoverimento generale verificatosi in questo periodo, alle rabbrividenti cifre della disoccupazione e del calo di presenza delle imprese, del fatto che tantissimi stanno rinunciando alle cure mediche e, financo, riducono il cibo.
In questo quadro si sono intensificati i meccanismi dello sfruttamento sui luoghi di lavoro, la precarietà impone la sua legge, migliaia e migliaia di esodati non conoscono ancora la sorte che li attende.
Un bilancio tragico, questo dell’economia italiana nell’ambito dell’austerity di marca UE e ci si limita a dire, di fronte alle cifre che evidenziano il fallimento di un’intera classe dirigente: “ sfortunatamente abbiamo tutti sbagliato”.
Autonomia dell’economico e autonomia del politico si sono incontrate per soffocare ancor di più, sotto la cappa pesante di una governabilità autoritaria chi sta in basso nella scala sociale e non trova più riferimenti per combattere la propria battaglia di sopravvivenza, per riuscire a rialzare la testa.
Una situazione francamente inaccettabile quella che stiamo vivendo ma che non provoca la reazione adeguata: nel cumulo di ingiustizie non si trova la forza e la capacità morale e politica per reagire adeguatamente.
Dal nostro punto di vista crediamo però di aver capito almeno una cosa: tutte quelle idee di eccesso di ideologia e di identità che hanno tentato di propinarci nel corso degli anni sono idee profondamente sbagliate, acquisite e introiettate dalla propaganda dell’avversario e miranti a farci stare nel canto del minoritarismo.
La sinistra, nel corso del secolo e mezzo che ci separa dalla prima rivoluzione industriale, ha prodotto una mole immensa di teoria e di pratica politica cui fare riferimento, sempre e comunque, analizzando, studiando, aggiornando il nostro bagaglio ma proprio in questi giorni, di fronte a ciò che sta accadendo, ascoltando le parole di questi personaggi, viene da dire che le nostre identità deve poggiare sulle radici della sofferenza e dello sfruttamento per chiamare tutti a ribellarsi, a non soggiacere all’esistente, al lottare per “cambiare lo stato di cose presenti”.
Richiami romantici, di taglio ottocentesco? Ma è alla società dell’ieri, quella descritta da Dickens e da Zola, che i padroni del vapore puntano a tornare per ristabilire, prima di tutto, i rapporti di forza usando tutti i mezzi a loro disposizione.
Tocca a noi fare altrettanto per respingere questo assurdo balzo all’indietro nella storia.

Franco Astengo

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