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IL GRANDE BALZO ALL’INDIETRO E LA SOLA ALTERNATIVA “SOCIALISMO O BARBARIE”

(1 Settembre 2014)

sartorigiov

Giovanni Sartori

Dal punto di vista della storia ci troviamo ancora all’indomani del fallimento dei tentativi d’inveramento statuale dei fraintendimenti marxiani verificatosi alla fine del ‘900 e alla conseguente affermazione del “pensiero unico” sviluppatosi all’insegna del concetto di “fine della storia” e di affermazione definitiva del capitalismo ultra – liberista.
Giovanni Sartori (La Lettura del Corriere della Sera di domenica 31 Agosto) tenta già un bilancio di questi vent’anni proponendo una chiave d’interpretazione basata su di un’idea di vera e propria “regressione”: il titolo dell’articolo parla chiaro “Il grande balzo all’indietro” e il “catenaccio” appare ancora più esplicito: “ Le scelte dell’Europa, gli inganni della finanza". Il mondo si disgrega e ritorna all’uomo pre-sapiens”.
Il padre della scienza politica italiana ricostruisce nell’occasione il passaggio dalla società industriale a quella dei servizi fino al fallimento di questa e all’affermazione definitiva (la sola che resta in piedi) dell’economia finanziaria, descritta nel testo proprio come “un grande inganno”: “una vendita di sogni, che vedi caso viene riusata pescando dall’economia all’antica”.
Secondo Sartori (analizzato anche il ruolo della Chiesa e l’insensatezza della colonizzazione) il rischio è quello di un “ritorno al tribalismo”.
Il mondo reale si sta sempre più spappolando, e così tornando alle sue origini.
L’Homo sapiens, in sostanza, è durato pochissimo e il mondo tende sempre di più a disgregarsi, tornando all’uomo “pre-sapiens”.
La capacità di astrazione della civiltà così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi secoli è stata distrutta: esiste ormai soltanto quello che si vede e sembrano impossibili disegni epocali di trasformazione dell’esistente.
Come è possibile rispondere a questa cruda descrizione di vero e proprio, come sostenuto nel titolo, “grande balzo all’indietro”.
Recuperando proprio il concetto di astrazione e riproponendo , almeno dal nostro punto di vista, l’antico interrogativo: “Socialismo o Barbarie”.
Scrive Istvan Metzaros (Socialismo o Barbarie, dal secolo americano all’alternativa possibile” edizione italiana a cura di Edoarda Masi, Asterios Editrice): “Al tempo in cui Rosa Luxemburg parlò della cruda alternativa era in pieno corso la seconda fase storica dell’imperialismo. ... Ma ... era ancora indeterminato l’arco di tempo in cui il sistema del capitale avrebbe continuato ad affermarsi nella forma di ‘distruzione produttiva’ e ‘produzione distruttiva’. Infatti allora nessuna potenza, e neppure tutte le potenze insieme, erano in grado di distruggere l’umanità con i loro devastanti conflitti. ... Oggi ... la frase di Rosa Luxemburg ha acquistato un’urgenza drammatica. Non ci sono vie d’uscita praticabili per evasioni conciliatorie. ... Molti dei problemi che abbiamo davanti … richiedono un’azione concorde nel futuro assai prossimo. L’arco di tempo per tale azione può misurarsi forse in pochi decenni, ma certamente non in secoli. Siamo già fuori tempo. ... Dovrei aggiungere, a ‘socialismo o barbarie’, la precisazione: ‘barbarie se siamo fortunati’. Infatti lo sterminio dell’umanità è l’ultimo fattore che accompagna il corso distruttivo dello sviluppo del capitale.”
L’analisi di Sartori ci ha richiamato immediatamente all’imperativo di Metzaros riprendendo la profezia luxemburghiana che ci pare davvero la sola prospettiva possibile, nell’incapacità acclarata del capitalismo di riformare se stesso in una dimensione migliorativa rispetto alla vita dell’umanità sul pianeta: questo perché al centro c’è l’individualismo più sfrenato quale logica conseguenza di un errato e malinteso primato del singolo sulla società.
Lo spostamento concettuale dall’individualismo al collettivo fondato sulle idee di fondo dell’eguaglianza e della solidarietà debbono così rimanere alla base di qualsivoglia ipotesi di alternativa politica e sociale.
L’alternativa del socialismo contrapposta direttamente a quella delle barbarie ha però necessità di un’organizzazione politica, di un rapporto di sintesi e di proposta con il conflitto sociale, di costruzione di rappresentanza e di luoghi di riflessione e di ricerca teorica per avanzare verso una società superiore a quello dello sfruttamento e dell’egoismo fermando la regressione verso la primordialità.
Il grande tema dell’organizzazione politica è ancora per intero tutto sul tappeto: nell’indicazione di una storia che non è finita e che presenterà nuovi capitoli di avanzamento politico, culturale, sociale.

Franco Astengo

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