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ORA SAPPIAMO CHI E’ RENZI: SENZA FALSA MODESTIA LO SAPEVAMO GIA’

(5 Settembre 2014)

Con ogni probabilità si è trattato una pura coincidenza: il Manifesto del 5 Settembre ospita, infatti, due articoli apparentemente su argomenti diversi ma coincidenti dal punto di vista dell’espressione di filosofia politica.
Eppure gli argomenti appaiono del tutto lontani: in prima pagina Alberto Burgio, in relazione alla vicenda del blocco dei contratti del pubblico impiego, afferma “Ora sappiamo chi è Renzi”; nelle pagine culturali Maurizio Ricciardi recensisce il testo di Luca Cobbe “Il governo dell’opinione. Politica e Costituzione in David Hume”.
Un testo che consente di ripercorrere la genesi della concezione ora dominante del “soggetto” e del rapporto tra governanti e governati.
Nel testo si nota che “nulla appare più sorprendente della facilità con cui la maggioranza è governata da una minoranza e dell’implicita sottomissione con cui gli uomini rinunziano ai propri sentimenti e alle proprie passioni a favore di quelle di chi governa”.
Questa subordinazione appare a Hume ancora più singolare a fronte dell’evidente possibilità dei governati di fare ricorso in ogni momento alla forza del loro numero.
E invece obbediscono.
Nello stesso tempo nel suo articolo Burgio pone un problema classico: sa il popolo giudicare? O forse ama essere irriso, deriso, abbandonato?
Si tratta del tema di grande attualità relativo alla trasformazione del concetto di rappresentanza e azione politica avvenuto nell’ultimo decennio, a seguito dell’implosione del sistema fondato su grandi partiti di massa, sul ruolo dei soggetti sociali intermedi, sulla centralità del Parlamento e – di conseguenza – dei consessi elettivi locali.
Si è trattato del decennio della piena affermazione della personalizzazione della politica, dell’affermazione dell’idea della governabilità quale suo fine esaustivo, del primato dell’apparire in luogo dell’essere, del dominio dell’intreccio tra i diversi primati dell’economia e della comunicazione capaci assieme di distogliere l’opinione pubblica dalla possibilità di giudicare effettivamente l’azione politica dei governanti cancellando di fatto il formarsi di un’opinione pubblica “plurale”.
Si è così verificato un passaggio epocale: dalla democrazia dell’opinione pubblica (di tipica matrice liberale) alla cosiddetta “democrazia del pubblico”: laddove come “pubblico” s’intendono spettatori più o meno vocianti posti nella condizione di suffragare semplicemente il dominio dei potenti.
Dominio già stabilito e consolidato attraverso il formarsi e lo strutturarsi di un blocco di potere che gestisce in esclusiva attraverso un “pensiero unico” la gestione del ciclo capitalistico.
Renzi e il suo “cerchio magico” nascono da qui, quale espressione di un ruolo da “gestori”: non c’era, insomma, nulla da scoprire.
Il meccanismo su cui si è basato l’avvento al potere di questo governo è stato quello dell’imporre una pratica di autodisciplinamento sviluppato in modo consentire a un governo di esistere per limitare la libertà: l’esercizio del potere che racchiude, alla fine, la tensione fra forze diverse per limitare la libertà dei singoli.
Una trasformazione radicale della democrazia costituzionale che andrà ben oltre l’esistere e/o il resistere del governo Renzi e lo stesso processo di riforme costituzionali e istituzionali ma assumerà una dimensione e una forma effettivamente strutturali.
L’ipotesi di opposizione politica che è necessario mettere in piedi rinnovando radicalmente la rappresentanza politica della sinistra d’alternativa deve principiare proprio da una riflessione sull’argomento fondamentale del mutamento nelle forme dell’esercizio della rappresentanza politica.
Senza un passaggio di questo tipo, di piena consapevolezza della realtà che ci si trova davvero di fronte si resterà sempre e comunque minoritari e subalterni com’è avvenuto per l’intera fase di trasformazione dei metodi e delle finalità dell’agire politico avvenute in questo periodo e che, in fondo, Hume descriveva già benissimo due secoli fa attraverso l’espressione di un pessimismo che ci richiama, oggi, all’esigenza di una espressione di volontà e di determinazione della quale può essere espressione collettiva soltanto un adeguato soggetto politico.

Franco Astengo

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