">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Thatcher

Thatcher

(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Capitale e lavoro:: Altre notizie

TRA I “FUMI” DI RENZI PROVIAMO A VEDERCI CHIARO

(17 Settembre 2014)

Editoriale del n. 21 di "Alternativa di Classe"

renzpado

Renzi e Padoan

Il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ne è convinto:”Nel programma di Governo dei mille giorni un ruolo centrale lo ricopre la “Riforma del Lavoro” per la “crescita e la stabilità in Europa...” Anche se sarebbe la sinergia tra varie “riforme” a “fare la differenza”... Quella della Fornero già non basta più, i peggioramenti che ha prodotto nelle condizioni di vita dei lavoratori sono già “passati in cavalleria”!... Pare difficile capire se sia la “riforma del lavoro” a far parte del “Jobs act” o viceversa.... Non importa: cercare di capirlo significherebbe seguire la strategia comunicativa di Renzi, che ogni giorno ne inventa una nuova per creare una sorta di “cortina fumogena”, ma i tempi per realizzare quel che inventa possono essere diversi; il risultato è che non si riesce a capire se il singolo provvedimento sia già stato approvato o meno, ma nel frattempo ne stanno passando altri, ugualmente pesanti, se non peggiori!...
Il suo linguaggio, intanto, viene fatto proprio dall'intero ceto politico, che lo ha seguito sui mille giorni (“mille minuti” per i “Cinque Stelle” per fare “riforme utili al Paese” o “mille ore” per Lega Nord, per “risolvere” il problema immigrazione...), nonché sul tormentone dei significati della “annuncite”. Fuori da questo “politichese popolare” e dalle inventate “difficoltà di comunicazione”, cui i suoi ministri ci vogliono appassionare, pare più proficuo, anche se più difficile, guardare alla sostanza, rispetto alla quale le recenti sollecitazioni del Presidente della B.C.E., Mario Draghi, sono state esplicite...
Ed è sostanza il fatto che istituti come i contratti a termine e l'apprendistato siano già stati “riformati” con il D.L. n. 34/2014, il cosiddetto “Decreto Poletti”, che ha preso il nome del Ministro del Lavoro della Lega Cooperative. I primi non abbisognano più di causale fino alla durata massima di tre anni (36 mesi), che possono essere ottenuti anche con proroghe (fino al numero di otto!...); l'unico limite rimasto è per le imprese sopra ai cinque dipendenti, per le quali non può essere applicato a più del 20% della forza-lavoro. L'apprendistato, invece, non ha più limiti, e ne può essere retribuito il 35% del monte ore complessivo.
Il Disegno di Legge “DdL Delega Lavoro”, che dovrebbe iniziare la discussione al Senato Giovedì 18, è composto di sei articoli e prevede l'introduzione “in via sperimentale” del “Contratto unico a tutele crescenti”. Per prima cosa prevede che, per i primi tre anni di assunzione presso una determinata azienda, l'articolo n.18 dello Statuto dei Lavoratori (quello già a suo tempo “sterilizzato” dalla Ministra Fornero) non sarà applicabile, mentre poi (se per il lavoratore ci sarà “un poi”...) continuerà ad esserlo solo per le aziende sopra i quindici dipendenti; per compensare la “rigidità” (??!) di questo tipo di contratto, agli imprenditori dovrebbe essere garantita la sua defiscalizzazione.
In ogni caso, questo tipo di contratto non sarà l'unico possibile: vi dovrebbe essere una onerosità crescente per le aziende, per le quali il minimo sarà rappresentato dal contratto (tradizionale) a tempo indeterminato, ed il massimo da quello a tempo determinato: il nuovo “Contratto unico a tutele crescenti” dovrebbe avere una onerosità intermedia. Verranno introdotti anche un “salario minimo” sperimentale ed un “Contratto di lavoro accessorio” per attività discontinue.
Per quanto riguarda la Cassa integrazione, questa potrà essere concessa solo se non si può ridurre contrattualmente l'orario di lavoro dei lavoratori interessati, e cessa la sua erogazione se l'attività dell'azienda, o il ramo, smettono di produrre; ne verranno standardizzati i meccanismi di accesso (senza decisioni ad hoc, come, a volte, ha fatto il ministero...) ed i limiti di durata saranno rapportati alle ore lavorabili rimaste. Infine contribuiranno di più al suo finanziamento le imprese utilizzatrici.
I sussidi di disoccupazione saranno “personalizzati” anche negli importi, e perciò allargati ai “co.co.co.”, e vi sarà la “eliminazione dello status di disoccupato per l'accesso ai servizi assistenziali”. Vi è poi un “autoemendamento”, approvato in Commissione, che allarga l'accesso ai “contratti di solidarietà”, che diventano un possibile “provvedimento per l'occupazione”: lavorare di meno, guadagnare di meno, ma “provare l'ebbrezza” di lavorare in più persone...
La tattica di Renzi pare funzionare: va a parlare direttamente, in prima persona, con i lavoratori del settore privato, delegittimando sindacati, che appaiono sempre più “distratti” (o conniventi?), e dipinge il settore del lavoro pubblico, già abbondantemente denigrato da Brunetta e dai suoi successori, come “ricco”, fingendo di dimenticare il blocco dei contratti in atto dal 2010.... E mentre la Ministra della Pubblica Amministrazione, M. Madia, annuncia un altro anno di blocco (più di quattromila euro persi in cinque anni da ogni lavoratore pubblico!...), lui promette anche a Squinzi “meno burocrazia e meno tasse” ...per le imprese, ovviamente! Per l'intera Pubblica Amministrazione (P. A.) si parla di ben 20 miliardi di tagli entro la fine dell'anno prossimo!!
Collegando singole affermazioni, il quadro risulta chiaro: più risorse per rendite e profitti (fino a 4 miliardi di “incentivi e trasferimenti” dai ministeri alle imprese!...), meno salari per i lavoratori pubblici, tagli ai servizi (la solita sanità?); da cui peggioramento per tutti i lavoratori, come utenti dei servizi stessi! Questa la sostanza delle manovre in corso, in termini di classe! La conversione in legge del DL n.90/'14 della ministra Madia, avvenuto a cavallo fra luglio ed agosto, dopo la consultazione diretta, fallita, ma tanto esaltata dai sindacati confederali, ha previsto per il settore pubblico la riduzione delle aziende municipalizzate, la conferma di un “semiblocco” del turn over nella P. A., la riduzione del 50% dei permessi sindacali, che colpisce pesantemente, più che “i sindacati”, i delegati e l'agibilità sindacale sui posti di lavoro (per ora solo quelli pubblici), ed, infine, il trasferimento obbligatorio nel raggio di 50 km.!
Quest'ultimo provvedimento significa arbitrio e ricatto in mano ai massimi dirigenti. Può portare, poi, ad una inaccettabile deprofessionalizzazione il previsto “demansionamento”: il dipendente pubblico in esubero, per evitare un licenziamento, dopo aver passato due anni in “disponibilità” inutilmente, potrà chiedere una mobilità “volontaria”, con demansionamento e riduzione del salario! Anche i lavoratori del settore pubblico sono “cucinati” bene, ancor di più se teniamo conto che vi dovrà essere anche una “seconda parte” per la “riforma” della P.A....
In questo momento della crisi, in cui anche modeste rivendicazioni sindacali divengono “pericolose tesi politiche”, mentre la CGIL della Camusso non riesce a dire altro che “i mille giorni (di Renzi – n.d.r.) sono troppi” per “aggiustare l'Italia” ed indice per il 4 (o l'11? Comunque un Sabato...) Ottobre una sorta di “marcia per il lavoro”, senza nemmeno individuare controparti, la FIOM di Landini, che si pone “dialetticamente” con Renzi, si prepara al “tavolo sulla competitività” con Federmeccanica, annunciando un'altra parata nazionale per Sabato 25 ed un pacchetto di otto ore di sciopero in altri giorni ed “in ordine sparso”...
Appare degno di nota lo sciopero indetto per Venerdì 10 Ottobre, insieme alla mobilitazione studentesca, dai Cobas della Scuola, contro il Piano Renzi, su cui è annunciata dal Governo una assurda “consultazione on line” per una “scuola dei presidi-padroni, la concorrenza tra docenti ed Ata per qualche spicciolo, la subordinazione alle aziende, la scuola-miseria e la scuola-quiz”, con ben 150mila “nuovi” posti di lavoro, ma senza prevederne, nel concreto, alcun finanziamento; questo appuntamento, suscettibile di consolidamento ed estensione ad altre categorie, ad oggi, è uno dei pochissimi ad avere le potenzialità per trasformarsi in qualcosa che si avvicini a ciò di cui ci sarebbe bisogno per iniziare a cambiare il clima “soffocante” di questi ultimi mesi...

Alternativa di Classe

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie dell'autore «Circolo Alternativa di classe (SP)»

4291